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Detenuto massacrato a Rebibbia, ridotto in fin di vita con lesioni cerebrali gravi. La famiglia: “Vogliamo i responsabili”

Un uomo di 45 anni è finito in coma dopo il pestaggio in carcere. Continuano le indagini per cercare di risalire ai responsabili: da chiarire anche se siano stati aiutati. Le parole dell’avvocato che assiste la famiglia, Antony Lavigna, a Fanpage.it.
A cura di Beatrice Tominic
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Francesco Valeriano si trovava in carcere lo scorso giugno quando è stato massacrato di botte e ridotto in fin di vita. Stava scontando una pena di due anni e mezzo. Era arrivato nel carcere di Rebibbia da un mese e mezzo circa, dopo un primo periodo detentivo nel penitenziario di Cassino. In quella terribile giornata di fine giugno è stato trovato agonizzante in cella. L'allarme è scattato immediatamente. È stato trasferito subito al policlinico Umberto I, in coma, con lesioni cerebrali gravi ed è stato sottoposto a una tracheotomia.

L'uomo, quarantacinquenne originario di Fondi, è stato aggredito, massacrato di botte e ridotto in fin di vita. Sono passati poco meno di tre mesi dal pestaggio e le indagini sono ancora in corso. Si trova ancora all'ospedale Umberto I, dove è stato trasportato con l'ambulanza subito dopo il pestaggio. È rimasto in coma per un periodo, nel frattempo le sue condizioni sono migliorate.

"Francesco è ancora ricoverato, ma ora stiamo cercando altre strutture per trasferirlo dove possa svolgere la riabilitazione di cui ha bisogno – spiega l'avvocato Antony Lavigna, che assiste la famiglia del detenuto aggredito, a Fanpage.it – Le indagini sono ancora in corso, per il momento resta il massimo riserbo da parte degli inquirenti. Ma siamo fiduciosi: i fatti si sono verificati in carcere, in una struttura chiusa. Non dovrebbe essere troppo complicato risalire ai soggetti coinvolti". L'auspicio è che siano presto accertate tutte le responsabilità sia degli autori del pestaggio che di chiunque possa aver concorso ai fatti, che facciano parte delle istituzioni o meno.

Come sta oggi Francesco Valeriano, massacrato di botte in carcere a Rebibbia

Oggi il quarantacinquenne sta meglio. "Ha ripreso conoscenza e sta lavorando sulla mobilità. Ma a questo punto non può più restare all'Umberto I, dove si trova adesso: servono strutture specializzate – ha spiegato ancora l'avvocato – Le stiamo cercando nel Lazio. Devono essere compatibili alla sua riabilitazione, deve ancora riprendersi dai danni subiti".

L'ipotesi di tornare nella struttura carceraria è da escludere: "Francesco ricorda a tratti dell'accaduto, ha dei flashback vaghi, alterna momenti di lucidità a confusione. Ma sicuramente rientrare nella struttura in cui è accaduto l'episodio violento rischia di creare un trauma, potrebbe avere percussioni psicologiche preoccupanti".

Massacrato di botte a Rebibbia: le indagini in corso

Dal terribile ritrovamento di Francesco Valeriano in gravi condizioni, sono scattate immediatamente le indagini. Da chiarire, oltre a chi possa aver materialmente aggredito il quarantacinquenne, anche se ci siano state eventuali sviste o omissioni, dei soggetti terzi che possano aver concorso all'evento.

"L'obiettivo è che sia fatti valere i diritti dei cittadini, degli assistiti, dei detenuti e comunque agire sempre per la ricerca della verità e per evitare che questi episodi si possano ripetere", ha poi concluso l'avvocato.

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