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Da Rugantino a Meo Patacca, le maschere più famose del Carnevale a Roma

La capitale ha un legame particolare con il Carnevale: oltre alle origine religiose, la festa deriva anche dai Saturnali celebrati nell’antica Roma. Inoltre, anche nella Commedia dell’Arte sono presenti maschere romane: fra queste le più famose sono qualla di Rugantino, Meo Patacca, Mannaggia La Rocca e Cassandrino.
A cura di Beatrice Tominic
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La città di Roma ha un legame speciale con il Carnevale. Oltre al significato religioso, infatti, la tradizione carnevalesca romana deriva dalla cultura pagana dei Saturnali, le feste in onore del dio Saturno per celebrare il quale gli antichi trascorrevano le loro giornate mangiando e divertendosi.

La capitale, inoltre, è ricca ancora oggi di maschere carnevalesche che descrivono personaggi caratteristici: oltre a quelle che derivano dalle numerose commedie latine, come quelle di Plauto o alle figure più generiche delle zingaresche e dei pulcinelli romani, alcune delle maschere del Carnevale romano nascono con la Commedia dell'Arte, come quelle di Rugantino, Meo Patacca, Mannaggia La Rocca, il nobile credulone Cassandrino. Vediamo insieme in cosa si differenziano e quale aspetto delle persone vogliono sottolineare proprio alcuni fra questi personaggi del Carnevale romano.

Rugantino: il protagonista del carnevale romano

Quella di Rugantino è probabilmente la maschera più conosciuta del Carnevale romano. Originario dello storico quartiere di Testaccio, interpreta il tipico bullo de Trastevere, svelto co' le parole e cor cortello. Il suo nome, invece, deriva da "ruganza", cioè l'arroganza, che è proprio la caratteristica principale di Rugantino: nonostante il carattere, però, fondamentalmente è un uomo buono che sa farsi volere bene.

Oltre al film che vede nei panni di Rugantino Adriano Celentano nel 1973, il personaggio è stato interpretato molte volte da altri famosi attori romani: Nino Manfredi, Enrico Brignano, Enrico Montesano, Valerio Mastandrea e Michele La Ginestra. Dalla tragedia amorosa che lo vede protagonista, infine, è stata creata una delle canzoni più romantiche della scena popolare romana: "Roma nun fa la stupida stasera", infatti, è stata composta nel 1962 per lo spettacolo teatrale al Teatro Sistina, interpretata da Nino Manfredi e Lea Massari.

In origine Rugantino era la caricatura dei gendarmi, anche se tendenzialmente appare vestito sempre con due diversi e ben specifici outfit. Il primo è da sgherro, cioè come lo scagnozzo di una persona potente, tutto di rosso e con il cappello a due punte, il secondo è da povero popolano con calzoncini logori, casacca, calzoncini logori, fascia intorno alla vita e fazzoletto al collo.

Il primo a proporre questo personaggio al pubblico, probabilmente già a fine Settecento, è stato il più famoso burattinaio romano, Ghenetaccio, a sua volta diventato una maschera tipica della Commedia dell'Arte.

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Meo Patacca: l'attaccabrighe trasteverino

Insieme a Rugantino, quella di Meo Patacca è la maschera più famosa della Commedia dell'Arte romana. Il quartiere di origine, però, stavolta, è quello di Trastevere. Meo Patacca, il cui nome deriva dal modo in cui si indicava la paga dei soldati (chiamata, appunto patacca) è un attaccabrighe sempre pronto a provocare la rissa, soprattutto con il suo acerrimo nemico Marco Pepe, e desideroso di avere ragione, ma anche lui, in fondo, è una persona simpatica e tenera. Meo Patacca, inoltre, nel corso delle sue vicende, decide di organizzare una spedizione a Vienna, che nel frattempo è stata presa d'assalto dall'impero Ottomano (fatto storico, realmente accaduto), ma poco prima di partire arriva la notizia della liberazione della città e il denaro raccolto viene utilizzato per festeggiare.

Al posto della cintura, ha i fianchi avvolti in una sciarpa in cui custodisce un pugnale, regalatogli dall'amata Nina, anche lei trasteverina e fumantina, porta un fazzoletto al collo e un berretto, pantaloni stretti al ginocchio, le scarpe con le fibbie d'acciaio e, la maggior parte delle volte, è raffigurato mentre beve da un fiasco di vino.

Nato nel Settecento, acquista una nuova popolarità nel secolo successivo, quando viene interpretato da attori come Annibale Sansoni e Filippo Tacconi, detto "il Gobbo".

Il generale Mannaggia La Rocca e il suo esercito di straccioni

Simile al Miles Gloriosus dell'omonima commedia di Plauto, il generale Mannaggia La Rocca si riferisce alla maschera milanese del capitano. Questo personaggio è stato creato dallo stracciarolo romano Luigi Guidi, che aveva il suo banco di articoli usati a Campo de' Fiori, per prendere in giro i militari plurimedagliati che si vantano delle loro imprese: quelle che racconta Mannaggia La Rocca, però, non sono mai state compiute.

A bordo del suo asinello (o cavallo molto vecchio), il Generale cammina fra le offese e i lanci degli ortaggi e le acclamazioni del suo personale esercito di straccioni: per circa vent'anni è stato lo stesso Luigi Guidi a interpretare il ruolo del generale nelle mascherate di Carnevale.

Maschere di Carnevale (Getty).

Il nobile credulone Cassandrino

Cassandrino, a differenza delle maschere presentate fino ad ora, nasce a Siena probabilmente intorno alla fine del Cinquecento, ma raggiunge la fama a Roma, nell'Ottocento, circa tre secoli più tardi, quando viene più comunemente conosciuto come Cassandrino. Parla con la voce nasale, indossa sempre un copricapo tricorno con parrucca incipriata, un'ampia giacca a coda di rondine, i pantaloni di un colore più chiaro e le scarpe con la fibbia. Portavoce delle lamentele del popolo, soprattutto di quelle rivolte verso il Papa, Cassandrino è un nobile padre di famiglia che ben presto inizia a farsi raggirare sia dalle figlie che da ogni altra donna.

Ghenetaccio: il burattinaio della Commedia dell'Arte romana

Ghetanaccio, anche conosciuto come Gaetanaccio, come abbiamo visto trattando la maschera di Rugantino, in realtà è un personaggio esistito veramente: il suo vero nome era Gaetano Santangelo ed è stato un burattinaio italiano vissuto fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Nato nei pressi del rione Borgo, vicino San Pietro, che per sbarcare il lunario ha deciso di diventare un burattinaio fino a che, per volere del Papa, sono stati proibiti tutti gli spettacoli e Ghetanaccio si è ridotto all'elemosina: oggi a lui è stato dedicato un parco poco distante dal mercato di Porta Portese.

Proprio per la sua dedizione al lavoro di cantastorie, il personaggio di Ghetanaccio, oggi, è infatti sempre raffigurato mentre trasporta sulle spalle il suo castello, cioè la scenografia delle opere che realizza con i suoi burattini.

Carnevale al Castello di Santa Severa
Carnevale al Castello di Santa Severa

Don Pasquale de' Bisognosi: un nobile all'antica mentre i tempi cambiano

A simboleggiare la ricchezza e la stupidità, invece, compare Don Pasquale che, a dispetto del nome, non è un sacerdote, ma soltanto un signore molto ricco il cui unico obiettivo, nella vita, è quello di riposare. Molto ricco e molto sciocco, don Pasquale de' Bisognosi simboleggia il nobile all'antica: ricco, pigro, sciocco e lamentoso. Proprio per questo insieme di caratteristiche, ma anche per la sua ricerca sempre vana di una moglie, è spesso vittima degli scherzi da parte dei servi e dei popolani

Dottor Gambalunga

Il dottor Gambalunga è il ciarlatano per eccellenza: come tutti i suoi simili, agisce nelle vie e nelle piazze pubbliche, dove tenta di vendere l'elisir ai più ingenui o ai coloni appena arrivati in città, qualsiasi pozione o elisir che prometta l'eterna giovinezza, capelli più lunghi o che curi i denti.

Vestito sempre di nero, è raffigurato sempre con una grande parrucca, grandi occhiali e un libro in mano: il dottor Gambalunga, finto uomo erudito, nelle scene con le persone che raggira parla sempre un latino maccheronico, che rende il suo personaggio ancora più divertente.

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