Cinque anni senza Gimmy Pozzi, morto a Ponza nel 2020. Il papà: “Per me non è passato neanche un giorno”

"A me non sembra passato tutto questo tempo. Per me è successo ieri". Queste le parole di Paolo Pozzi, il papà di Gianmarco, detto Gimmy, trovato morto in circostanze misteriose a Ponza il 9 agosto del 2020. "Ho ancora nell'orecchio quella maledetta telefonata – aggiunge – Mi manca in ogni cosa. Pure litigare con lui mi manca".
Esattamente cinque anni fa, nella mattina del 9 agosto, il corpo di Gianmarco Pozzi è stato trovato senza vita in un'intercapedine fra una collina e un'abitazione, sull'isola di Ponza. Conosciuto da tutti come Gimmy e campione di kickboxing, era andato sull'isola pontina per lavorare come buttafuori di un locale nell'estate dei suoi 28 anni. Ed è lì che ha trovato la morte. A cinque anni dai fatti, non è ancora stato individuato alcun responsabile. L'accaduto, fino a oggi, è rimasto avvolto da un velo di omertà e silenzio, ma forse qualcosa sembra stia per cambiare.
Come ha fatto sapere a Fanpage.it la settimana scorsa il papà di Gianmarco, ci sarebbe un supertestimone pronto a raccontare tutto. "Fino ad ora non aveva detto niente perché è stato minacciato da due figure istituzionali – ha spiegato anche l'avvocato Fabrizio Gallo che difende la famiglia Pozzi a Fanpage.it – Se quanto racconta viene accertato, possiamo dire di aver risolto il caso".
Ma il papà di Gianmarco, dopo cinque anni, non si fa abbagliare. "Io non mi faccio più illusioni. Aspetto – dice – Parecchie volte pensavo di avvicinarci alla soluzione, invece ci siamo allontanati. Ci siamo rivolti alla Procura, ci faranno sapere fra almeno sei mesi. Ho già aspettato tanto, cosa cambia? Continuerò ad aspettare".

Il mistero avvolge la morte del ventottenne fin dal ritrovamento del corpo. Inizialmente non vengono disposti esami autoptici perché, spiegano i periti, non sono stati trovati segni di violenza. All'inizio si parla di un incidente, avvenuto probabilmente mentre il ventottenne era in preda alla droga. Ma lui è uno sportivo. E dalla famiglia vengono sollevati i primi dubbi. Allora l'ipotesi diventa una possibile fuga di Gianmarco, senza precisare da chi scappasse. Al cambio delle nomine, però, viene aperta un'inchiesta per omicidio: la sua è stata una morte violenta: ora dagli esami medico legali emerge che è stato picchiato e soffocato contro un muretto.
Poi arriva la testimonianza di una fantomatica signora. "Dice che ha visto due persone portare Gianmarco, il suo corpo, su una carriola e poi lasciarlo cadere giù dove è stato ritrovato", racconta qualcuno. Poco dopo si scopre che la signora in questione non esiste. Si inizia a dire che erano soltanto chiacchiere di paese. Eppure la carriola c'è e viene ritrovata proprio dal papà di Gimmy.

"In questi cinque anni ho continuato ad andare a Ponza. Un po' per cercare la verità e un po' per dedicare una preghiera a mio figlio – continua Pozzi – Oggi dovremmo stare a parlare di altro, non di come è morto o di chi ha ucciso Gimmy. Sono amareggiato: sono passati cinque anni e per tutto questo tempo, per colpa di qualcuno, di cui forse oggi conosciamo anche i nomi, non ci sono ancora risposte. Sarebbe bastata qualche accortezza in più: bastava un'autopsia al momento giusto, i controlli sulle celle telefoniche. Ma non è stato fatto. E laddove si è fatto qualcosa, è stato con ritardo". Nessuno riporterà indietro Gianmarco, ma la sua famiglia chiede verità.
"Qualche giorno fa siamo andati a mangiare una pizza con tutti i suoi amici, stasera ci riuniamo tutti insieme per ricordarlo – aggiunge Pozzi – Ci manca profondamente. Mi manca il fatto che litigavamo spesso, il suo disordine. Mi manca, mi manca in tutto e per tutto. Per me non è passato neanche un giorno".