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Bimbo disabile insultato da 20enne a Parco Fao: “Handicappato vai a casa, devo allenarmi”

“Mio figlio vittima di odio e malvagità” sono le parole della mamma di un bambino disabile di nove anni, insultato e cacciato via da un ventenne mentre giocava a Parco Fao a Roma. Il ragazzo voleva allenarsi nell’area giochi per bambini e lo ha preso di mira per la sua disabilità davanti ai genitori.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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"Devo allenarmi, tu sei un handicappato, vai a casa". Sono le parole che un ragazzo di vent'anni avrebbe rivolto ad un bambino di nove anni con disabilità motoria nei giardini Giancarlo Sbragia, anche noti come Parco Fao, in zona San Paolo a Roma. A riportare la vicenda discriminatoria avvenuta nel pomeriggio dello scorso sabato La Repubblica. A denunciare l'accaduto la mamma del piccolo che, mentre era impegnato a giocare insieme ai suoi compagni all'aria aperta, è stato insultato e cacciato via per la sua disabilità dal ragazzo che voleva utilizzare l'area giochi per allenarsi con un gruppo di coetanei. Momenti di allegria e spensieratezza per il bambino, finalmente all'aria aperta dopo mesi di chiusure per l'emergenza sanitaria e con i suoi amichetti, che per i genitori si è trasformato in un episodio molto doloroso. Udite le parole rivolte a loro figlio dal ventenne, i genitori sono intervenuti in sua difesa per capire il motivo per il quale il giovane si fosse espresso in quel modo, ma il piccolo, offeso si è allontanato dai suoi compagni e ha smesso di giocare.

"Mio figlio vittima di odio e malvagità"

"Mio figlio non aveva fatto nulla di sconveniente, stava semplicemente giocando e non era minimamente interessato a lui – ha detto la mamma del bimbo disabile a La Repubblica, raccontando quanto accaduto al parco – Davanti a tante parole di odio e malvagità ha abbassato lo sguardo, e poi si è allontanato per le offese subite. Quel giovane è rimasto lì, con la sua musica a palla, la sua arroganza e la sua maleducazione: non sa e non è nemmeno minimamente in grado di immaginare quale ferita possa aver inflitto a mio figlio, reo soltanto di aver avuto in dono dalla vita la disabilità, cosa che né lui né noi abbiamo scelto". E ha aggiunto: "A quel giovane vorrei dire solo una cosa, cosciente del fatto che non saprebbe comprenderla: ‘L'handicappato', come lo ha chiamato lui, ha capito perfettamente quanta cattiveria può nascondersi in un essere umano. Lui, povero, non potrebbe mai capire quale dolore ha arrecato a quel bambino ed alla sua famiglia".

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