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Avvocata passa documenti segreti al clan: Camilla Marianera e il compagno sono in carcere

Il Tribunale del Riesame dovrà esprimersi sulla richiesta dell’avvocato di Camilla Marianera per i domiciliari. Con il fidanzato è accusata di corruzione in atti giudiziari.
A cura di Alessia Rabbai
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Camilla Marianera, l'avvocata indagata per corruzione, con l'accusa di aver passato documenti segreti al clan Casamonica è in carcere. Insieme a lei c'è il suo compagno Jacopo De Vivo. L'accusa è di corruzione in atti giudiziari. Ora spetta al giudice del Tribunale del Riesame pronunciarsi rispetto alla richesta avanzata dall'avvocato della difesa Marco Marronaro sui domiciliari. Sulla vicenda che ruota intorno all'avvocata ventisettenne con un contratto di 48mila euro l'anno al Campidoglio sono in corso le indagini della Procura della Repubblica di Roma, con i pubblici ministeri Giulia Guccione e Francesco Cascini.

Ad essere indagati sono cinque funzionari delle cancellerie della Sorveglianza e della Corte d'Assise d'Appello, che le avrebbero passato di nascosto le informazioni coperte da segreto in cambio di denaro. Due di loro in via precauzionale sono stati trasferiti in altri uffici oppure gli sono stati affidati incarichi meno delicati.

Documenti coperti da segreto in cambio di soldi

I fatti che vedono Marianera indagata riguardano un presunto giro di corruzione in cui lei avrebbe svolto il ruolo della protagonista. Movimenti che sarebbero iniziati nel 2021 e andati avanti fino al dicembre scorso. Secondo quanto emerso finora in sede d'indagine infatti pare che chiedesse documenti segreti in cambio di soldi. Informazioni che, tramite il compagno legato agli ultrà di estrema destra e ai Casamonica e li metteva a disposizione del clan.

I funzionari recuperavano i documenti e glieli facevano avere, in cambio lei li ricompensava di volta in volta con cifre che si aggiravano tra i 300 euro e i 700 euro a richiesta. Le richieste che la coppia faceva riguardavano nella maggior parte dei casi l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e atti. Marianera era delegata dell'assessora alle Pari Opportunità del Comune di Roma Monica Lucarelli (non indagata ed estranea alla vicenda) e andava ai vertici sulla Sicurezza.

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