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4 giugno 1944, Liberazione di Roma: la Capitale libera dall’occupazione nazifascista

Il 4 giugno 1944 le truppe americane entrano a Roma senza combattere: è il giorno in cui la Capitale fu liberata dall’occupazione nazifascista che durava dall’armistizio del settembre 1943, dopo il quale il Re Vittorio Emanuele era scappato a Brindisi, lasciando i romani in balia dei soldati sotto il comando del feldmaresciallo Albert Kesselring.
A cura di Redazione Cultura
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Il 4 giugno 1944, la Capitale d'Italia diventava una città libera: è la Liberazione di Roma, data storica in cui gli Alleati entravano a Roma e la liberavano dall’occupazione nazifascista. Fu uno degli episodi fondamentali della Campagna d'Italia promossa dalle truppe alleate che sancì un punto di svolta nella Seconda guerra mondiale contro l'esercito tedesco guidato da Adolf Hitler. Per diverse ragioni. La prima: Roma è la Capitale, fino a quel momento Roma è Benito Mussolini e il simbolo del suo potere, della sua dittatura.

Così il 4 giugno 1944, le truppe americane al seguito del generale Mark Wayne Clark oltrepassarono le linee dell'esercito tedesco ed entrarono nella capitale senza incontrare alcuna forma di opposizione, accolti da liberatori quali erano dai romani. La Wehrmacht batteva in ritirata. Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante dell'esercito nazista nel nostro Paese, deviò verso il Settentrione con le sue truppe. Di quell'evento oggi si conoscono quasi tutti i dettagli. Come quello emerso, tra le pagine di storia, che riguarda alcuni agenti dei servizi segreti americani, come Peter Tompkinse il britannico Harry Shindler.

Il primo, nascosto nella città occupata, organizzò l’attività di intelligence per gli eserciti alleati, mentre il secondo – un veterano dell’esercito inglese – partecipò allo sbarco di Anzio e alla liberazione di Roma. L'occupazione della capitale era stata successiva all'armistizio dell'8 settembre 1943, subito dopo la Wehrmacht aveva occupato gran parte del Paese e disarmato buona parte dell'esercito italiano. Roma fu lasciata al suo destino dal Re Vittorio Emanuele III e dal nuovo capo del governo italiano, Pietro Badoglio, fu così che Kesselring dopo essere stato cacciato con le sue truppe da Napoli si ritirò verso il Nord e qui, sin dall'11 settembre 1943 vi si impiantò per un'occupazione che durò nove mesi, compiendo rastrellamenti e orribili punizioni, fino  quel 4 giugno dell'anno successivo.

Quando la città fu liberata, in quel fatidico giorno dalle truppe dell'Armata statunitense, costringendo i nazisti al ritiro sulla linea gotica. Da lì in poi le conseguenza furono catastrofiche per i tedeschi e la Liberazione di Roma fu, in un certo senso, il via per la liberazione di tutta Italia, che sarebbe culminata il 25 aprile del 1945.

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