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Rio 2016, scherma: Di Francisca niente bis, è solo argento

L’azzurra battuta 12-11 da Deriglazova nella finale di fioretto. Decisivo lo 0-7 nella seconda manche. E’ la medaglia numero 23 per il Club Scherma Jesi, che si conferma capitale mondiale del fioretto.
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Un bis sognato, cullato per tre minuti, poi sfumato via in una finale d'ombre e rimpianti. Per una stoccata Elisa Di Francisca non conferma l'oro di Londra. L'azzurra cede 12-11 in finale a Inna Deriglazova: dopo il 3-0 nell'illusoria prima manche, determinante lo 0-7 nella seconda. E' la 23ma medaglia olimpica di fioretto per il Club Scherma Jesi, a podio ininterrottamente da Los Angeles 1984, con il bronzo individuale di Stefano Cerioni, erede dello storico maestro Triccoli che quattro anni fa seguiva il fioretto azzurro e ora allena i russi.

La finale – La scherma elegante dell'azzurra si scontra con lo stile raccolto di Deriglazova, che ha dominato 15-3 in semifinale la connazionale Shanaeva, numero 4 del mondo, nella replica della finale dei Mondiali di Mosca dell'anno scorso. . Si conoscono benissimo, si sono affrontate 12 volte prima di questa finale (9-3 il bilancio per Elisa che ha vinto 15-14 l'ultima sfida all'europeo di Montreaux). Di Francisca è la prima a prendere l'iniziativa dopo un minuto di studio. E' concentratissima l'azzurra, che abbassa il ritmo quando serve e chiude sul 3-0 la prima manche. La russa trova il bersaglio per la prima volta dopo 40″ nella seconda. Si fa intraprendente Deriglazova, che nello spazio di un minuto cancella il vantaggio di Di Francisca e aggancia il 3-3. La seconda manche è un incubo. Deriglazova vola sul 7-3 e Trillini, che invano chiede il challenge sulla stoccata del sorpasso, prova a incitare la sua "erede", costretta a cambiare l'arma. Troppe le chiusure mancate dell'azzurra, sistematicamente più lenta nella reazione dell'avversaria, incapace di parare e rispondere. Il controparziale di Di Francisca, che si riporta a -1, viene neutralizzato dall'allungo definitivo della russa (9-6) che vola verso l'oro.

La vittoria in semifinale – In semifinale, Di Francisca supera 12-9 Boubakri, prima tunisina a vincere una medaglia mondiale che conquisterà poi il bronzo su Shanaeva, in un incontro teso. I due cartellini rossi subiti e la pausa per l'infortunio alla spalla dell'avversaria non hanno distratto l'azzurra, partita meglio prima di incassare il ritorno della tunisina che chiude in vantaggio 3-2 la prima manche. Boubakri, che ha commosso i giornalisti arrivati a seguire il suo match di quarti di finale vinto contro la canadese Eleanor Harvey fresca di successo su Arianna Errigo, allunga sul 5-2 con una rapida combinazione parata e risposta. L'azzurra accorcia fino al 4-5 ma è brava Boubakri a parare l'attacco in terza (all'altezza della spalla destra) e contrattaccare per il 6-4. Si muove bene la nordafricana, anche quando l'azzurra cerca di portarla indietro verso il fondo della pedana. Di Francisca trova comunque la stoccata del 5-6. L'azzurra firma l'aggancio a un minuto dalla fine della seconda manche, conto un'avversaria brava a non dare ritmo. L'attacco a sorpresa di Di Francisca, dritto all'altezza della spalla, dopo una breve pausa la riporta avanti sul 7-6.

Rabbia e orgoglio – Il match è teso, nervoso, l'azzurra riceve anche un cartellino giallo per aver cercato il corpo a corpo con troppa insistenza. Boubakri, prima tunisina a vincere una medaglia mondiale (bronzo a Kazan) respira scherma da sempre: sua madre ha partecipato ai Giochi di Atlanta e due anni fa ha sposato il fiorettista francese Erwann Le Péchoux, ottiene due punto "gratis" per due cartellini rossi all'azzurra (eccessivo il secondo), accusata di aver coperto il bersaglio valido (che nel fioretto comprende solo il busto e le spalle, non le braccia o le gambe) in un corpo a corpo. Interruzioni e penalità spezzano il ritmo, ma Di Francisca la sorprende ancora con l'attacco in terza e il successivo allungo (10-8). La tunisina chiede l'intervento medico per un infortunio alla schiena. Alla ripresa, bello l'attacco in due tempi dell'azzurra che vale l'11-8. L'incontro è teso, le interruzioni continue, Trillini protesta per la decisione dei giudici al tavolo che assegnano alla tunisina la stoccata dell'11-9. Ma il punto del 12-9 dà la sicurezza della finale, della medaglia, della storia.

Elisa sulle spalle dei giganti – Nella prima Olimpiade dopo vent'anni senza Valentina Vezzali in pedana, è Elisa a rappresentare il meglio del fioretto italiano. Una responsabilità che cade sulle spalle robuste di una campionessa vera che ha ballato e vinto con le stelle su Rai 1 ma non ha mai ceduto alle facili lusinghe della mondanità e della celebrità. Così, dopo un 2015 scandito dalla Coppa del Mondo e dal titolo europeo, Elisa prosegue la staffetta d'oro tutta made in Jesi che da tre generazioni è la capitale del fioretto.

Il maestro Triccoli – Al Club Scherma Jesi, fondato dal maestro Ezio Tricoli, Elisa Di Francisca ha iniziato il suo viaggio come Giovanna Trillini, alla prima Olimpiade da maestro di Elisa, e Valentina Vezzali prima di lei. Morto pochi mesi prima dei Giochi di Atlanta, è il padre putativo di tutte le generazioni successive di schermitrici e schermidori cresciute sulle colline marchigiane. La storia di Triccoli è iniziata  in Sudafrica durante la II guerra mondiale. Allora sergente maggiore, è prigioniero nel campo di concentramento di Zonderwater. Ed è proprio lì che, durante la detenzione, apprende i primi rudimenti della scherma da un sottufficiale inglese. E' amore a prima vista. Nel 1947 torna a Jesi e inizia a insegnare scherma su invito di due studenti. Non ha però il titolo professionale di maestro, che conseguirà solo nel 1962 all’Accademia di Napoli. Triccoli cambia il modo di scendere in pedana, introduce innovazioni rivoluzionarie nella posizione del polso, nelle cosiddette "abbreviature" dei movimenti classici, nei movimenti a zig-zag per la pedana. Innovazioni riprese poi da Cerioni, maestro del fioretto russo.

Jesi centro del mondo – Gli anni intanto passano. Jesi diventa sinonimo di fioretto e i suoi talenti continuano a snocciolare successi. I riflettori sulla scherma si accendono però solo ogni quattro anni per le Olimpiadi. Nel 1992 Jesi gli attribuisce la cittadinanza onoraria della città. Triccoli, ormai anziano, non perde occasione per stare accanto ai suoi atleti nella palestra di via Solazzi, che ora è centro federale del fioretto. Intorno al suo storico maestro Giulio Tomassini, però, sta montando la polemica di Arianna Errigo che l'ha accusato di non averle mai mostrato rispetto. "La Errigo cerca solo una scusa per giustificare la sconfitta. E' lei ad avermi mancato di rispetto dicendomi che io non dovevo lavorare con la Di Francisca: ma io sono un maestro di scherma, il mio mestiere è insegnare agli allievi, chiunque essi siano" ha risposto Tomassini. Poi c'è spazio solo per l'argento di Elisa di Francisca. La campionessa che viaggia sulle spalle dei giganti. Da Jesi alla conquista del mondo.

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