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Jobs Act

Riforma del lavoro, sfiorata la rottura sugli ammortizzatori sociali

Il nuovo sistema proposto dal governo prevede che tra 5 anni i sussidi di disoccupazione vengano estesi a tutti ma che a pagarli siano solamente lavoratori e imprese. Le parti sociali insorgono. Del tema se ne riparlerà giovedì.
A cura di Alfonso Biondi
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Elsa Fornero e Corrado Passera
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L'intesa sulla riforma del lavoro è ancora lontana da venire e non è detto che verrà. La distanza che separa il Ministro Fornero dai sindacati continua a crescere man mano che la trattativa entra nel vivo. E anche con i rappresentanti delle imprese i rapporti sembrano poco idilliaci. Ieri, in particolare, si è rischiata la rottura sul capitolo degli ammortizzatori sociali. Il mancato accordo sul tema farà sì che di ammortizzatori se ne riparli il prossimo giovedì, rimandando, di fatto, la discussione sull'articolo 18: uno slittamento sicuramente positivo, dato che eventuali prese di posizioni del governo sul "totem" potrebbero accendere gli animi di chi, il 9 marzo, parteciperà allo sciopero generale e alla manifestazione nazionale della Fiom a Roma.

Nuovi ammortizzatori a partire dal 2017- La Fornero ha aperto l'incontro di ieri assicurando la volontà dell'esecutivo di giungere ad un accordo condiviso. L'aria è diventata subito pesante quando il Ministro ha spiegato cosa ha in mente il governo sugli ammortizzatori, seppur a partire dal 2017: estendere a tutti i lavoratori del settore privato i sussidi di disoccupazione, che, però, saranno finanziati interamente dai contributi sociali a carico di imprese e lavoratori senza che lo Stato metta mano al portafogli. Ovviamente imprese e sindacati non ci stanno e sostengono che si tratti di una richiesta insostenibile. Basti pensare che negli ultimi 4 anni- tra cassa integrazione, indennità di mobilità e disoccupazione, e ammortizzatori in deroga- lo Stato  ha sborsato 30 miliardi di euro per gli ammortizzatori. Con la riforma Fornero, invece, i quattrini dovrebbero tirarli fuori imprese e lavoratori.

Il no di sindacati e imprese- "Ministro, già ha fatto una riforma che manda i lavoratori in pensione 6-7 anni più tardi, adesso gli riduciamo anche i contributi e quindi la pensione?"- ha chiesto il leader della Cgil Susanna Camusso alla Fornero. E quest'ultima, un po' infastidita, ha spiegato che ormai sulle pensioni non si può più tornare. Anche Angeletti non ha risparmiato critiche: "Ma se lei ci sta proponendo un modello dove facciamo tutto da soli, che ci ha chiamato a fare? Se dobbiamo pagare tutto noi, perché paghiamo le tasse? In nessun Paese del mondo lo Stato non concorre all'indennità di disoccupazione". Bonanni s'è poi lamentato dello stallo in cui versa la trattativa e ha esortato il Ministro a fare davvero qualcosa per i giovani: "Se davvero vuole fare l'interesse dei giovani allora li liberi da tutte queste forme di lavoro che vengono utilizzate per non fare i contratti di lavoro dipendente. Tolga di mezzo queste cose e allora avrà dimostrato che ci tiene ai giovani e affronteremo anche la questione degli ammortizzatori universali". Confindustria e Rete Imprese Italia hanno poi sottolineato che non sono immaginabili ulteriori aggravi contributivi per le imprese.

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