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Quarantʼanni fa gli riattaccò la mano. Ex falegname apre clinica e assume medico che lo salvò

Emanuele Balbo era un’apprendista falegname quando nel marzo del 1978 subì quel gravissimo incidente. Ora è imprenditore nel settore della sanità. A guidare la sua clinica sarà il professor Landino Cugola, pioniere della chirurgia agli arti, ora è in pensione.
A cura di Biagio Chiariello
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Emanuele Balbo (sinistra) e Landino Cugola
Emanuele Balbo (sinistra) e Landino Cugola

2 marzo 1978. Quel giorno Emanuele Balbo non se lo dimenticherà mai. Stava lavorando nella sua falegnameria quando la sega circolare gli tagliò la mano sinistra di netto. Lui però non si scompone: “Non mi faceva male — ricorda al Corriere della Sera —. Cercai subito qualcosa per coprire il moncherino, anche perché i miei colleghi non potevano aiutarmi. Erano svenuti”. Viene subito trasportato all’ospedale di Verona dove, dopo quattordici ore di sala operatoria, il trentasettenne professor Landino Cugola, pioniere della chirurgia della mano in Italia, gli riattacca la mano. Ed ora, a distanza di quasi 40 anni, quel professore è diventato il direttore sanitario della clinica che Balbo ha aperto: un poliambulatorio medico e di fisioterapia dove lavorano 13 medici, 4 fisioterapisti e 3 amministrativi.

"Ho accettato perché è un caro amico", ha raccontato Cugola al Corsera. Lo stesso medico quel trapianto di mano non se l’è mai dimenticato: “Fu il primo in Italia che abbia avuto successo, una grande emozione", continua il prof, allora 37enne. All’epoca non esistevano strumenti di precisione e bisogna affidarsi anche al caso. Eppur Balbo grazie a quell'intervento ha lavorato 40 anni. “I primi venti giorni furono durissimi, anche perché non riuscivo a dormire all’idea di una nuova amputazione. Fino ad allora questo era stato infatti il destino di tutti. Sapevo del rischio infezione e sapevo dell’ultimo paziente, un ragazzo che come me aveva perso la mano e l’operazione non era riuscita. Pensi che per tranquillizzarmi il professore dormiva accanto a me” ricorda Balbo.

Grazie al medico, Balbo ha scritto migliaia di didascalie per il Museo Nazionale Atestino, dove è stato a lungo dipendente. “In falegnameria non sono più tornato”, ammette. Poi nel 2010 ha chiamato il professor Cugola per chiedergli se voleva essere il direttore della clinica che stava per aprire. E afferma: “Con Emanuele si sta bene – racconta il medico – è espansivo, generoso, sempre molto ottimista. Anche su quel letto d'ospedale era più fiducioso di me. Mentre io temevo sempre complicanze, visti i precedenti, guardava avanti. Quando i ricoveri sono finiti non ci siamo più persi di vista”.

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