461 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Verbali desecretati Cts, fare tamponi a tutti prima del ritorno in azienda: raccomandazione ignorata

Dai verbali del Comitato tecnico scientifico, in particolare da quello relativo alla riunione del 9 aprile, emerge come gli esperti abbiano consigliato, per le aree più colpite dal Covid, di effettuare tamponi per tutti prima del ritorno dei lavoratori in azienda. Ma la raccomandazione non è stata recepita. E i focolai scoppiati nel settore della logistica dimostrano che non è stata una scelta lungimirante.
A cura di Annalisa Cangemi
461 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Dai verbali desecretati di cinque riunioni del Comitato tecnico scientifico, che si sono svolte durante la fase del lockdown in Italia, emergono alcune indicazioni che gli esperti avevano dato per gestire la fase acuta dell'emergenza, indicazioni che poi sono state disattese dal governo.

I documenti sono stati pubblicati sul sito della Fondazione Luigi Einaudi, dopo che da giorni le opposizioni, e anche il Copasir, chiedevano venissero resi pubblici. "Il dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio ha già provveduto a consegnare i verbali" del Comitato tecnico-scientifico "a chi ne ha fatto richiesta e continueremo su questa linea: la trasparenza è stata sin dall'inizio una regola fondamentale e la continueremo considerare un valore a cui non intendiamo assolutamente rinunciare", ha detto il ministro della Salute Speranza. In particolare sono stati pubblicati i verbali della riunione del 28 febbraio, dell'1 e del 7 marzo, del 30 marzo e del 9 aprile. In tutto, si tratta di circa 200 pagine.

Vengono riportati gli appunti e i suggerimenti del Cts sul "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro", sottoscritto il 14 marzo 2020, (che verrà poi aggiornato con un nuovo documento venerdì 24 aprile 2020).

Si tratta di indicazioni, inserite in rosso nel testo del documento, per l'aggiornamento delle misure sulla ripresa delle attività lavorative, sia per quelle che non si sono mai fermate, sia per quelle che sarebbero state riattivate a breve. Alcune attività produttive e commerciali, come previsto dal Dpcm del 10 aprile 2020 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale poi l’11 aprile) verranno riaperte già martedì 14 aprile. Tutte le altre riapriranno poi in modo scaglionato, secondo un calendario suddiviso in 4 lunedì: il 27 aprile le fabbriche di macchine agricole; il 4 maggio cantieri, manifatturiero e lotto. L'11 maggio toccherà ai negozi di abbigliamento e calzature e infine, il 18 maggio, a bar e ristoranti. Anche se ci saranno alcune differenze tra Regione e Regione, questo è lo schema che verrà adottato.

Dalla lettura dei verbali emerge come il Comitato tecnico scientifico suggerisca alle imprese una misura precauzionale per gli ambienti di lavoro che non troverà riscontro nelle misure che verranno poi adottate. Tra le ‘modalità d'ingresso in azienda' si legge, in rosso: "Per prevenire l’attivazione di focolai epidemici, nelle aree maggiormente colpite potranno essere considerate, alla ripresa, misure aggiuntive specifiche come l’esecuzione del tampone per tutti i lavoratori, soprattutto per quei cicli produttivi dove il distanziamento fra i lavoratori sia più complesso". Come sappiamo la raccomandazione, sicuramente di difficile attuazione visti i tempi stretti e l'urgenza di tante aziende di riaprire dopo il lungo stop del lockdown, non è stata poi recepita.

Nel protocollo anti Covid per la sicurezza dei luoghi di lavoro, che è stato poi aggiornato con nuove misure il 24 aprile, viene aggiunta solo questa generica precisazione: "Qualora, per prevenire l'attivazione di focolai epidemici, nelle aree maggiormente colpite dal virus, l'autorità sanitaria competente disponga misure aggiuntive specifiche, come ad esempio, l'esecuzione del tampone per i lavoratori, il datore di lavoro fornirà la massima collaborazione". Una certificazione medica, per accertare l'"avvenuta negativizzazione" del tampone, per il rientro in azienda, è stata richiesta solo ai lavoratori già risultati positivi all'infezione da Covid-19.

Il rischio per i lavoratori della logistica è stato sottovalutato

La questione dei lavoratori della logistica poi merita riflessione a parte. Sempre secondo il verbale del 9 aprile, in una tabella che illustrava le classi di rischio per alcuni dei principali settori lavorativi, con il relativo numero degli occupati, viene indicato come ‘basso' il rischio per il lavoratori del trasporto magazzinaggio, ‘medio-alto' per i corrieri. Effettuare tamponi su tutti i lavoratori, prima del ritorno in azienda, avrebbe avuto sicuramente costi molto alti, ma avrebbe forse evitato la nascita di diversi focolai, soprattutto nel settore della logistica, dove sono impiegate persone che hanno condizioni di vita di grande fragilità (spesso si tratta di migranti).

Ricordiamo a questo proposito i focolai della ex Bartolini, oggi Brt, o quello dell’azienda di logistica TNT Express. Solo quando si sono moltiplicati i contagi si è deciso di intervenire con ordinanze ad hoc, come quella della Regione Emilia-Romagna, che lo scorso 13 luglio ha disposto controlli a tappeto nelle realtà "in cui si sono verificate le situazioni di maggiore diffusività del virus": la logistica appunto e la lavorazione delle carni. Sono più di 70mila i lavoratori stimati in Emilia-Romagna in questi settori, e tutti i tamponi naso-faringei – che secondo le previsioni della Regione dovrebbero essere completati entro domani 7 agosto – sono a carico del servizio sanitario.

461 CONDIVISIONI
32804 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views