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Uggetti a Fanpage.it: “Cinque anni di gogna da innocente, ora hanno tutti paura a fare il sindaco”

Parla l’ex sindaco di Lodi, arrestato nel 2016 per un’inchiesta sul bando di una piscina scoperta e assolto in appello “perché il fatto non sussiste” dopo cinque anni: “L’onta del carcere ti rimane dentro. Le scuse di Di Maio? Lo ringrazio. Salvini che è contento per me? Venne a Lodi a mimare le manette”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo cinque anni Simone Uggetti è stato assolto perché il fatto non sussiste. L’ex sindaco di Lodi era stato arrestato e portato in carcere. Ora, però, la corte d’appello ha sancito che non ci fu alcun reato da parte dell’ex primo cittadino. E in questi giorni è arrivata anche la solidarietà del mondo politico, a partire da Luigi Di Maio, che si è scusato per il trattamento che aveva riservato all’ex sindaco all’epoca dei fatti. Oggi Uggetti risponde alle scuse del ministro degli Esteri in un’intervista a Fanpage.it: “Il segnale che ha mandato con le scuse è un segnale importante e lo ringrazio. Spero sia in atto un processo di maturazione, ma spero ci sia una maturazione dell’insieme”, non solo delle norme, ma anche della “cultura del tempo”.

L’arresto di Uggetti e il carcere

L’ex sindaco di Lodi racconta cosa avvenne cinque anni fa, quando fu arrestato: “Ricordo di un nero assoluto quando ho sentito ‘ordinanza di custodia cautelare’, una cosa che mai avrei immaginato in vita mia. Ricordo le facce sconvolte di mia moglie e del mio avvocato, ricordo che fui portato al commissariato per la foto segnaletica e l’impronta digitale, ricordo un’incredulità assoluta e di aver sempre agito nell’interesse della città”.

La vicenda acquisì rilievo nazionale: “Era un meccanismo micidiale, sotto questo scalone ci fu la manifestazione della Lega e il giorno prima quella del M5s, che non andò molto bene perché in città si capì subito che c’era qualcosa di storto, in tanti capirono che non ero una persona da mandare in carcere, al di là delle simpatie o dell’essere o meno un cattivo amministratore. Ci fu, di fatto, un’alterazione democratica perché si interruppe il mandato di un sindaco democraticamente eletto, e ci fu un cambio politico”.

Poi l’esperienza del carcere, seppur durata pochi giorni, a San Vittore: “Quell’esperienza mi ha fatto vedere un mondo che non conoscevo, ma ho anche pensato che ci sono – come in tutti i luoghi – persone che si comportavano correttamente. San Vittore è soprattutto il dopo, l’onta che ti porti successivamente, per me sono stati molti pesanti anche i 25 giorni di domiciliari. Io dissi ai miei avvocati che mi volevo dimettere da uomo libero e non in una situazione di totale o parziale privazione della libertà”.

La vita dopo l’arresto e la politica

Dopo l’arresto “è successo di tutto nella mia vita – racconta Uggetti – molte persone mi sono state vicine, la maggior parte. E mi sono sempre sentito accolto e parte della comunità della mia città. Sono successe tante cose belle, come la nascita di mio figlio, Jacopo, il 2 giugno. Mi sono laureato, sono stato assunto e poi ho costituito una società. Mi sono tolto anche delle belle soddisfazioni, ma ci sono stati dei momenti molto, molto bui”. E la carriera politica? “Un amico dice che chi ha fatto politica fin da piccolo ha un cromosoma in più e anche io me la sento nel sangue. Ma non necessariamente deve essere la propria professione, sicuramente sono molto felice di essermi riconquistato la libertà se e come impegnarmi in una dimensione pubblica, è un sollievo”.

Uggetti e le parole di Salvini e Di Maio

Ora Matteo Salvini e Luigi Di Maio esprimono solidarietà all’ex sindaco di Lodi: “Salvini adesso fa il bello, poi i suoi erano con le manette in stazione, lui a Lodi mimò il gesto delle manette e per me fu umiliante. Adesso dice che bisogna tutelare di più i sindaci, bene: ha cambiato idea su tutto. Di Maio e i 5 Stelle costruirono una carriera politica collettiva sui temi del vaffa che poi furono l’agitare quel tentennare di manette per acquisire consenso. Il segnale che ha mandato con le scuse è un segnale importante e lo ringrazio. Spero sia in atto un processo di maturazione”. Eppure c’è ancora chi esprime dubbi, chi parla di assoluzione a sua insaputa: “Proprio no, ma ci sono degli irriducibili. Mi spiace per loro perché vivono con un animo per cui godono e trovano forza nella sventura degli altri”.

L’ex sindaco di Lodi si sofferma su una parte del procedimento nei suoi confronti: “La cosiddetta prova regina, la testimonianza registrata dalla funzionaria, io e i miei avvocati abbiamo chiesto che venisse ascoltata in aula. La pubblica accusa per due volte si oppose, il giudice alla terza accettò e io in corte d’appello chiesi di ascoltare quella registrazione, perché già dall’inizio c’erano tutti gli elementi per giudicare assurda questa vicenda”.

La riforma della giustizia e la tutela dei sindaci

In vista di una riforma della giustizia, che sembra ormai prossima in Italia, Uggetti sottolinea un concetto: “Il garantismo non deve essere l’alter ego dell’impunità, vuol dire la possibilità che ci siano – con delle indagini – la tutela delle persone, mezzi appropriati, tempi ragionevoli, un’efficenza dell’apparato”. Ultima questione, i rischi di fare il sindaco: “Mi piacerebbe che non ci fosse il terrore per ogni candidato, perché non c’è capoluogo dove il sindaco non abbia avuto uno o più avvisi di garanzia. È normale che se fai il sindaco ti devi mettere nell’ottica di avere degli avvocati per difendere l’interesse pubblico? Rischi che invece di selezionare i migliori, selezioni i peggiori o quelli che sono più spregiudicati di altri. I sindaci hanno più limiti di tutti. Il sistema va rovesciato e ci vuole un po’ di coraggio da parte di tutti e di sguardo nel futuro”.

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