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Truffe reddito di cittadinanza, la proposta per correggere gli errori del governo Meloni

Il deputato di Azione, Enrico Costa, ha presentato un emendamento per correggere il colpo di spugna del governo Meloni sui truffatori del reddito di cittadinanza.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I truffatori del reddito di cittadinanza potrebbero tornare a essere punibili per legge. Nei giorni scorsi è scoppiato il caso, partito da un'interpellanza del Partito Democratico diretta al ministro Nordio, sulle modifiche fatte dal governo Meloni alla norma che disciplina la misura di sostegno alle fasce più povere. Insomma, con la legge di Bilancio il governo ha disboscato il decreto del 2019 che aveva introdotto il reddito di cittadinanza, tagliando anche l'articolo che prevedeva che i truffatori fossero puniti severamente. Quelli che per anni sono stati chiamati "furbetti" – che si sono appropriati indebitamente dell'aiuto – erano punibili con condanne da due a sei anni.

L'abrogazione dell'articolo in questione arriverà dal primo gennaio 2024, ma di fatto è già legge. Il governo Meloni non ha commentato, facendo filtrare un messaggio netto: si interverrà, non c'è pericolo che chi ha truffato lo Stato resti impunito. Si è parlato di un decreto legge, da produrre in collaborazione tra ministero del Lavoro e Tesoro. Ma c'è un assist dell'opposizione, che il governo potrebbe cogliere per risolvere la questione immediatamente: il responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa, ha presentato un emendamento ad hoc al disegno di legge sulla procedibilità d'ufficio.

L'emendamento presentato da deputato – che si trova all'opposizione, nel gruppo di Azione e Italia Viva – eviterebbe il colpo di spugna sulle violazioni del reddito di cittadinanza. Ma bisognerà capire se il governo sceglierà di accettare l'assist e appoggiare la modifica, o se preferirà correggere la norma con una iniziativa propria. Anche perché è praticamente impossibile che la legge venga lasciata così com'è. La proposta di modifica firmata da Costa è stata depositata al provvedimento sulla procedibilità d'ufficio e l'arresto in flagranza, che rivede di fatto la riforma Cartabia, e che è ora all'esame della commissione Giustizia della Camera.

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