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Il governo Meloni ha cancellato le sanzioni per i truffatori del reddito di cittadinanza

Cancellando il reddito di cittadinanza, il governo Meloni ha eliminato anche l’articolo che prevedeva le sanzioni per chi truffa lo Stato per ottenere l’aiuto.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Addio "furbetti" del reddito di cittadinanza. Addio non perché il governo Meloni ha deciso di abolire l'aiuto che ha tutelato milioni di famiglie negli ultimi anni, ma perché nel farlo – con un colpo di spugna – ha cancellato anche l'articolo della legge che prevedeva sanzioni severe per i truffatori dello Stato. Quante volte il centrodestra – con Giorgia Meloni e Matteo Salvini in primis – si è scagliato contro la misura, mettendo in risalto il fatto che abbia "favorito" tutta una serie di soggetti. "Mafiosi e truffatori", ma anche "furbetti" e "criminali". Il governo Meloni, dopo averne dette di tutti i colori associando il reddito di cittadinanza a un certo tipo di comportamenti, ha – di fatto – condonato i reati collegati alle truffe.

La notizia è stata segnalata dal Partito Democratico, che ha depositato un'interpellanza urgente diretta al ministro Nordio e rilanciata da Repubblica. "Nella furia di colpire i poveri, hanno finito per premiare i truffatori – attacca la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani, intervistata dal quotidiano – Il governo ha fatto il condono che, fra i tanti varati in manovra, forse era l'unico al quale non pensava. Pasticcio, certo, ma di una notevole gravità". Poi la dem spiega: "Eliminando l'intera disciplina, e dunque anche le norme incriminatrici, si è ottenuto un risultato assurdo. Fatti salvi i reati più gravi come l'associazione a delinquere, vengono abolite le pene per tutti coloro che, per ottenere il reddito di cittadinanza, hanno fatto dichiarazioni mendaci, hanno utilizzato documenti falsi o hanno omesso informazioni dovute. E vengono meno anche le sanzioni per chi omette di comunicare le variazioni di reddito e di patrimonio".

Per capire cosa succederà ora bisogna aspettare la risposta del ministro Nordio e l'eventuale decisione del governo di intervenire ancora sulla misura. Effettivamente, al comma 318 articolo 1 della legge di Bilancio si legge:

318. A decorrere dal 1° gennaio 2024 gli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sono abrogati.

Nello specifico si fa riferimento al decreto legge con cui il governo gialloverde – il Conte uno – introdusse la misura, cancellando gli articoli dall'uno al tredici. Compreso l'articolo 7, che prevede tutta una serie di sanzioni e – ai commi uno e due – recita:

1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all'articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni.

2. L'omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di cui all'articolo 3, commi 8, ultimo periodo, 9 e 11, è punita con la reclusione da uno a tre anni.

Queste e altre regole inerenti alle sanzioni saranno così cancellate dal governo Meloni, avendo anche un effetto retroattivo secondo i dem. Utilizziamo il plurale perché, di fatto, la regola entrerà in vigore nel 2024. Insomma, l'esecutivo ha tutto il tempo di correggerla. Se ne ha intenzione.

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