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Sulle carte d’identità dei minori potrebbe tornare la dicitura “genitori” al posto di madre e padre

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, fa sapere che sono in corso degli approfondimenti al Viminale sulla possibilità che venga ripristinata la dicitura “genitore” al posto di “madre” e “padre” sulla carta d’identità dei minori. Il cambio era stato voluto dall’allora ministro Salvini, ma il Garante dei dati personali ha comunicato di aver ricevuto segnalazioni di criticità per l’applicazione del decreto ministeriale del 2019.
A cura di Stefano Rizzuti
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Aveva fatto molto discutere, più di un anno fa, la decisione dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di ripristinare la dicitura “padre” e “madre” sulle carte d’identità dei minori. Con il decreto ministeriale era stata abolita la dicitura “genitore, modificando il precedente provvedimento del 2015. La nuova dicitura, che è poi la vecchia, valeva per le carte d’identità elettroniche valide per l’espatrio. Inoltre il decreto del 2019 prevede che “la richiesta di Cie valida per l’espatrio per il minore è presentata dal padre e dalla madre congiuntamente”. Erano quindi stati adeguati la modulistica e il sistema elettronico per la ricezione delle domande e l’emissione dei dati: oggi, quindi, il sistema supporta solo l’indicazione di due genitori di sesso diverso. Sul tema, però, potrebbe esserci un nuovo intervento, come annunciato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il question time al Senato.

L’interrogazione di Cirinnà sulle carte d’identità dei minori

La questione viene posta dalla senatrice del Pd, Monica Cirinnà, che sottolinea come il tema sia diventato un problema per i bambini delle cosiddette coppie arcobaleno. La conseguenza di quel decreto è che “solo le domande con due genitori di sesso diverse venivano e vengono accolte. Ma è noto a tutti che due genitori di sesso diverso non esistono nella vita di tutti i minori e penso anche ai minori orfani”, oltre che ai bambini con genitori dello stesso sesso.

Lamorgese: in corso approfondimento

Lamorgese riepiloga la vicenda, replicando all’interrogazione, e ricorda che il Tar del Lazio a gennaio ha annullato per difetto di giurisdizione i ricorsi per l’annullamento del decreto. Allo stesso tempo, però, il ministro dell’Interno sottolinea come il Garante dei dati personali abbia ricevuto segnalazioni sulle criticità dell’applicazione del decreto voluto da Salvini, predecessore di Lamorgese al Viminale. Da qui il ministero ha accolto la disponibilità degli uffici del Garante per un approfondimento: già nei prossimi giorni “verrà avviato un confronto sul tema”. Solo “all’esito dell’interlocuzione saranno definiti gli ambiti di intervento”, specifica ancora Lamorgese. E solo successivamente si passerebbe all’eventuale e “conseguente aggiornamento del software”, che arriverebbe dopo una modifica regolamentare.

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