Sicurezza sul lavoro, Carotenuto (M5s): “Da Meloni e Calderone solo annunci, se ne fregano dei lavoratori”

L'ennesimo tragico incidente a Rione Alto, a Napoli, dove tre operai sono morti a causa del crollo del montacarichi su cui si trovavano, ha riportato al centro del dibattito politico il tema della sicurezza sul lavoro. Secondo i dati Inail nel 2025 le morti sul lavoro sono aumentate: in Italia una media di tre persone al giorno perde la vita svolgendo la propria professione nei cantieri, in fabbrica, nei magazzini, ma anche negli ospedali e in uffici. "Dietro alle fredde cifre ci sono donne e uomini in carne e ossa, famiglie spezzate che nella stragrande maggioranza dei casi non ottengono giustizia perché i processi vanno in prescrizione", dice a Fanpage.it Dario Carotenuto, deputato del Movimento 5 Stelle.
Finora gli interventi messi in campo, tra cui la famosa patente a punti su cui il governo ha puntato molto, non sembrano funzionare. "La patente a punti è fuffa, un grave fallimento. Quasi il 50% delle imprese edili non l’ha sottoscritta: di che cosa stiamo parlando?", replica il pentastellato. E anche sui fondi promessi da Meloni il 1° Maggio restano parecchie perplessità.
Il caso dei 3 operai morti a Rione Alto ci porta ancora una volta a parlare di sicurezza sul lavoro in Italia. Tra gennaio e maggio 2025 sono state più di 250 le morti sul lavoro. Come commenta?
Siamo davanti a numeri inaccettabili. Da guerra civile. Ogni giorno tre persone escono per andare al lavoro e non fanno più ritorno a casa. Dietro alle fredde cifre ci sono donne e uomini in carne e ossa, famiglie spezzate che nella stragrande maggioranza dei casi non ottengono giustizia perché i processi vanno in prescrizione. Il titolare della ditta per cui lavoravano Ciro Pierro, Luigi Romano e Vincenzo Del Grosso era stato condannato nel 2022 in primo grado a 6 mesi per l’infortunio di un suo dipendente, rimasto paralizzato dallo stomaco in giù, e poi prescritto in appello. Condivido parola per parola quanto affermato dall’avvocato dell’uomo: se l’Ispettorato avesse tenuto sotto controllo la ditta, forse quei tre morti non ci sarebbero stati.
Le sigle chiedono maggiori controlli. Perché non si riesce ad implementarli?
Manca, da sempre, una vera presa di coscienza del fenomeno. A cominciare dalle imprese. Fra il 1983 e il 2018 il lavoro, architrave della nostra Costituzione, ha ucciso quasi nove volte in più della criminalità organizzata. Ma se per combattere mafia, camorra e ‘ndrangheta negli anni è stata varata un’apposita legislazione, lo stesso non può dirsi della sicurezza sul lavoro. Faccio un esempio concreto: il Testo unico sulla sicurezza (decreto legislativo 81/2008) all’articolo 44 stabilisce che in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato il lavoratore ha diritto ad allontanarsi senza subire conseguenze. In quanti lo conoscono? Quante tragedie si sarebbero potute evitare esercitandolo? Il caso di Luana D’Orazio, morta per la manomissione di un orditoio, è emblematico.
Il 1° maggio Meloni aveva annunciato fondi fino a 1,2 miliardi per la sicurezza. Che fine hanno fatto queste risorse?
Andrebbe chiesto a lei. L’unica certezza finora è il continuo aumento delle vittime sul lavoro e delle malattie professionali, altro tema di cui si parla troppo poco. Da quando è in carica la premier ha trasformato il 1° maggio in un grande spot pro-governo, ma poi agli annunci non seguono i fatti. I tavoli aperti in pompa magna con le sigle sindacali e le imprese dopo i 4 morti alla vigilia della Festa dei lavoratori si sono arenati, la ministra Calderone venerdì ha dichiarato che nuovi interventi sulla sicurezza sul lavoro arriveranno in autunno. Ciò fa ben comprendere quanto l’esecutivo abbia davvero a cuore la salute dei lavoratori. Intervenire fra due/tre mesi significa che altre centinaia di vite saranno spezzate. Prima evidentemente devono andare in ferie…
Il governo ha poi puntato sulla patente a punti, che tuttavia non sembra star dando gli effetti sperati. Cosa ne pensa degli interventi adottati finora? Cosa si aspettava da questo esecutivo?
La patente a crediti è fuffa, un grave fallimento. Quasi il 50% delle imprese edili non l’ha sottoscritta: di che cosa stiamo parlando? Questo è il governo che, per bocca di Giorgia Meloni, ha chiesto la fiducia alle Camere affermando di non voler disturbare chi fa. Invece i controlli vanno fatti perché ciò serve a salvare vite, a punire il lavoro nero e il caporalato, a far sì che drammi come quelli di Patrizio Spasiano e di Satnam Singh non si verifichino mai più. È tempo che la responsabilità sociale torni a prevalere sul profitto. Per fare ciò, da tempo il M5S ha chiesto di varare un Piano straordinario nazionale, con investimenti mirati sulla formazione, l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro e l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Meloni e Calderone però non vogliono ascoltare: se ne assumeranno la responsabilità davanti al Paese.