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Sea Watch, Olanda dà ragione a Salvini e attacca la capitana: “Non ha mai chiesto di venire da noi”

Il segretario di Stato per la migrazione olandese Ankie Broekers-Knol ha risposto alla lettera del ministro dell’Interno Matteo Salvini, e si è sfilata da qualsiasi responsabilità: il fatto che una nave batta bandiera olandese “non implica un obbligo per quello Stato di imbarcare persone soccorse”, spiega.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Olanda ha criticato la decisione della capitana Carola Rackete di dirigersi verso Lampedusa. La decisione è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato, e la nave è arrivata al porto dell'isola siciliana. Per questo la comandante è ora ai domiciliari. Il segretario di Stato per la migrazione olandese Ankie Broekers-Knol ha risposto al ministro dell'Interno Matteo Salvini, che aveva accusato di ‘menefreghismo' il governo olandese, in una lettera sul caso Sea Watch inviata ieri sera, pubblicata dal Corriere della Sera.

L'Olanda insomma nega di aver qualsiasi responsabilità per la sorte dei migranti, ed evidenzia che il fatto che una nave batta bandiera olandese "non implica un obbligo per quello Stato di imbarcare persone soccorse", che l'Olanda ha deciso "che non parteciperà più oltre agli schemi di sbarco ‘ad hoc'" e che il suo governo "ha esplicitamente dichiarato che in principio non prenderà più migranti dalle operazioni Sar in un'area ampiamente colpita dalle attività dei trafficanti di esseri umani". Spiega inoltre che l'Olanda "sottoscrive pienamente, in virtù della legge internazionale, l'obbligo di trarre in salvo tutte le persone che vengono a trovarsi in difficoltà in mare. Tuttavia, come Lei giustamente osserva, gli interventi della Sea-Watch 3 non dovrebbero affiancare e facilitare le operazioni criminali degli scafisti". Come Salvini non condivide le scelte della capitana, che avrebbe potuto far rotta sulla Tunisia, e precisa che "non ha mai chiesto di sbarcare in Olanda". "Vorrei anche aggiungere – scrive la segretaria di Stato a Matteo Salvini – che nel caso di quei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale, il ricollocamento è uno spreco di sforzi e risorse finanziarie dei contribuenti, che dovrebbe essere evitato".

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