Scuola, quanto aumentano i prezzi degli acquisti per il primo giorno: libri, penne e quaderni più cari

Il primo giorno di scuola si avvicina: a seconda della Regione, mancano dalle due settimane a poco meno di un mese, e molte famiglie stanno iniziando a guardarsi attorno per fare le compere necessarie all'inizio dell'anno scolastico. Dai libri alle penne e matite, quasi tutti i prodotti per la routine scolastica sono diventati più cari, e in molti casi superando l'inflazione annua.
A fare il quadro della situazione è stata l'Unione nazionale consumatori, che si è basata su dati Istat. Un esempio: i libri scolastici in media costano il 2,8% in più dello scorso anno. Può non sembrare molto, ma è comunque parecchio più alto dell'inflazione annua dello scorso anno, pari all'1%, e anche dell'inflazione registrata finora nel 2025 (l'1,7% a luglio).
Senza contare che gli aumenti si sommano a quelli degli anni precedenti. I picchi dell'inflazione raggiunti nel 2022 e nel 2023 non sono stati recuperati dagli stipendi, ma hanno segnato eccome i prezzi. I libri costano il 6,7% in più rispetto a due anni fa, e ben l'11,9% in più del 2022. Per questo motivo, in diverse regioni è possibile approfittare di bonus libri scolastici dedicati.
Peraltro, se per le scuole elementari e in parte per le medie ce la si può ‘cavare' con i libri scolastici, spesso alle superiori non è così. Diventano necessari anche dizionari e altri libri che l'associazione definite "finti facoltativi", che fanno aumentare la spesa.
Un prodotto che sembra aver avuto un aumento ridotto sono i quadernoni e le risme di carta: solo +1,5%. Ma bisogna sottolineare che negli scorsi anni questi prodotti avevano visto il prezzo schizzare alle stelle. Così, se considerati nel loro complesso, gli aumenti sono del 20,3% rispetto al 2021.
Naturalmente per andare a scuola servono penne e matite, oltre a evidenziatori e altra cancelleria. L'aumento dei prezzi in questo caso raggiunge il 6,9% rispetto all'anno scorso, e addirittura il 24,2% rispetto al 2021. In quattro anno il prezzo è salito di quasi un quarto.
In questa situazione, l'Unione ha avanzato alcune richieste al governo Meloni. La prima è di cambiare la legge del 2011, aggiornata nel 2020, che impedisce di fare sconti sui libri di scuola oltre una certa soglia. "Le grandi catene di supermercato e le piattaforme digitali", ha sottolineato Massimiliano Dona, presidente dell'Unc, non possono "fare sconti sui libri scolastici superiori al 15% del prezzo di copertina, anche sotto forma di buoni spesa".
La legge, secondo Dona, è stata varata "per fare un favore ai librai", ma così "danneggia le famiglie", dato che fino al 2019 gli sconti "arrivavano, grazie ai buoni sconto, anche al 25%". Effettivamente anche un rapporto dell'Antitrust pubblicato a fine luglio ha detto che i costi per aiutare attività le cartolibrerie "non andrebbero addebitati ai consumatori", tanto più perché le famiglie non sono libere di comprare i libri che preferiscono, ma devono acquistare quelli scelti dal collegio docenti.
In più l'Unc ha chiesto di bloccare una pratica piuttosto diffusa tra gli editori: quella di vendere un libro in formato digitale, ma poi impedire che lo stesso codice acquistato si possa trasferire a un'altra persona. Questo, di fatto, rende quasi impossibile comprare (o rivendere) libri usati in digitale, crea una "disparità rispetto alle edizioni cartacee" e ferma anche chi vorrebbe dare i libri scolastici in comodato d'uso.