Scuola, libri sempre più cari: Valditara valuta sconti fiscali, mentre l’Antitrust indaga sugli editori

Ogni settembre, con l'inizio delle lezioni, migliaia di famiglie italiane si trovano a fare i conti con un appuntamento che pesa sempre di più sul bilancio domestico: l'acquisto dei libri scolastici. Negli ultimi anni i costi sono cresciuti con costanza, ma il 2024 ha segnato un nuovo punto di svolta, con spese medie stimate intorno ai 580 euro per gli studenti delle scuole medie e che possono arrivare fino a 1.250 euro per quelli delle superiori. Un rincaro che, secondo le associazioni dei consumatori, nell’arco dell’ultimo decennio è stato del 13%, con un balzo del 18% concentrato soltanto negli ultimi dodici mesi, ben oltre i livelli di inflazione registrati nello stesso periodo.
La risposta del governo al caro libri scolastici: defiscalizzazione in arrivo
Il ministro dellìIstruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenendo nel programma televisivo Coffee Break su La7, ha dichiarato che il governo starebbe studiando una forma di defiscalizzazione da inserire nella prossima legge di Bilancio. Si tratterebbe di una misura pensata per alleggerire la pressione sulle famiglie, dopo che negli anni scorsi erano già stati stanziati fondi destinati ai nuclei più fragili. Resta però da capire in che modo questo strumento potrebbe essere reso operativo, con quali risorse verrebbe finanziato e, soprattutto, se avrebbe un impatto realmente incisivo rispetto all’andamento dei prezzi.
Un mercato dominato da pochi grandi gruppi
Al di là delle ipotesi di intervento fiscale, il nodo centrale resta la struttura stessa del mercato dell'editoria scolastica. Si tratta di un comparto fortemente concentrato, in cui quattro grandi gruppi editoriali controllano quasi l'80% del totale, per un giro d'affari che sfiora gli 800 milioni di euro annui; una condizione di oligopolio che, secondo l'Autorità Antitrust, può generare distorsioni sui prezzi, limitare la concorrenza e ridurre la possibilità di alternative, come il ricorso ai testi usati. È per questo che l'Autorità garante ha avviato un'istruttoria formale, con l'obiettivo di verificare se le dinamiche del settore siano compatibili con un corretto funzionamento del mercato o se, al contrario, stiano penalizzando milioni di consumatori.
Il paradosso delle adozioni scolastiche
Il meccanismo di adozione dei libri rappresenta poi un ulteriore punto critico: i testi, infatti, vengono scelti dai docenti, utilizzati dagli studenti e poi pagati dalle famiglie, in un processo che di fatto esclude il prezzo come fattore di valutazione. Non sorprende quindi che la percentuale di nuove adozioni resti molto elevata: circa il 35% dei volumi nelle scuole medie e il 40% nelle superiori viene sostituito a ogni ciclo scolastico, mentre il 10% delle pubblicazioni che arrivano sul mercato ogni anno sono nuove edizioni, spesso introdotte con modifiche minime che ne impediscono il riutilizzo. Basterebbe, infatti, una variazione grafica per rientrare nei criteri previsti dall'articolo 25 del codice AIE, che sulla carta imporrebbe modifiche sostanziali dei contenuti ma che nella pratica lascia ampio margine di discrezionalità agli editori.
Riforme inefficaci e controlli mancati
Nonostante gli sforzi annunciati negli ultimi anni, il libro cartaceo resta di gran lunga la scelta dominante, mentre gli ebook faticano a imporsi e le norme pensate per contenere le spese vengono facilmente aggirate. I collegi docenti continuano a muoversi con ampia discrezionalità, i tetti di spesa appaiono poco più che un'indicazione e le nuove edizioni, spesso indistinguibili dalle precedenti, finiscono per alimentare un circolo vizioso che rende impossibile il riuso.
La domanda, a questo punto, è se basteranno misure fiscali o correttivi parziali per incidere davvero, o se sarà necessario ripensare dalle fondamenta il sistema di adozione e produzione dei testi scolastici. Nel frattempo, ogni mese di settembre, le famiglie restano sole a fronteggiare un conto che cresce puntualmente e che sembra destinato a salire ancora.