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Salvini spinge sul nucleare: “La prima centrale la vorrei a Milano, interruttore acceso nel 2032”

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha detto che nel 2032 si potrebbe iniziare a produrre energia nucleare: per il leader della Lega il primo reattore si dovrebbe fare a Milano.
A cura di Andrea Miniutti
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“Poca ideologia, tanta razionalità, tanta informazione e tanta divulgazione scientifica”: secondo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, questa è la via da seguire riportare il nucleare in Italia. Da qualche anno è una delle battaglie principali del suo partito ed è diventata anche uno degli obiettivi di legislatura del governo. Durante il convegno "Nucleare, si può fare?", organizzato da Vento & Associati e Dune nell'ambito dell'iWeek, il leader della Lega ha detto che per aprire una centrale "ci vogliono 7-8 anni" e che, quindi, presto potremmo produrre energia tramite la fusione.

Dopo aver annunciato di voler proporre un referendum sul tema, Salvini ha segnato una data sul calendario: "Il 2032 può essere l’anno in cui si accende il primo interruttore” . Per il ministro non si tratta di un anno a caso:

Nel 2032 il primo treno merci unirà Torino e Lione e il primo treno in 25 minuti unirà Fortezza e Innsbruck percorrendo il tunnel più lungo in costruzione al mondo la prima auto e il primo treno attraverseranno il ponte sullo Stretto. Nel 2032 il primo treno di una linea metropolitana passerà sotto i Fori Imperiali per arrivare allo stadio, alla Farnesina e a Roma Nord.

Secondo il vicepremier la parte più difficile di questo progetto è "passare dalle parole alla pratica" perché "bisogna coinvolgere almeno quattro ministeri: imprese, ambiente, infrastrutture e Mef, magari coinvolgendo anche il Comitato tecnico per il coordinamento economico. Bisogna coordinarsi, e a livello europeo non bisogna ragionare ideologicamente". Ha evidenziato come sia necessario superare il "dibattito ideologico" sul trilemma relativo alle fonti energetiche, cioè quello che riguarda il cambiamento climatico, l'indipendenza geopolitica e i costi della materia prima.

Su questo punto Salvini si è soffermato molto: "L'ideologia l'anno scorso ci ha portato a un aumento dell'8% di consumo del carbone. Tutti con la Tesla e i monopattini, se non sei elettrico sei out. E questo ci ha portato ad aumentare i consumi di carbone", per poi aggiungere che "mentre eravamo qui a pensare a come ricaricare l'auto elettrica, gli amici tedeschi chiudevano le centrali nucleari e aprivano quelle a carbone. Qualcuno più a est fa centrali a carbone per darci l'auto elettrica". E ancora: "Le immagini da Israele sono barbaramente attuali e ci impongono di riflettere senza ideologia" sulle questioni energetiche.

Il leader del Carroccio ha precisato che l'energia nucleare unisce l'esecutivo, che il progetto ha il "sostegno non solo della mia forza politica, ma del governo intero", ed è anche il motivo per il quale "a questo convegno partecipano tre ministri: io della Lega, Pichetto di Forza Italia e Urso di Fratelli d'Italia. C'è un'idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare". Il ministro ha anche proposto la città da dove far partire i lavori: "Da milanese la prima centrale nucleare la vorrei a Milano: poi decideranno i tecnici, ma lancio un segnale politico".

Attualmente, il progetto è al vaglio dei lavori della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, un tavolo di lavoro che ha anche il compito di valutare la conformità della fusione con il Piano Energia e Clima. Infatti, come spiegato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, l'Italia ha una serie di obiettivi da realizzare entro il 2030 "sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile".

Con i referendum del 1987 in seguito alla tragedia di Černobyl', il programma nucleare del nostro Paese era stato di fatto fermato, portando le quattro centrali italiane – Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Sessa Aurunca (Caserta) e Latina – a entrare nella fase di dismissione ("decommissioning"). Tra queste la più grande è quella di Caorso, un reattore di seconda generazione di tipo BWR (Boiling Water Reactor) che aveva la capacità produttiva di 860 MW.

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