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Renzi: “Draghi è più bravo di me a fare il presidente del Consiglio, Conte no”

Il senatore fiorentino chiude la scuola di politica di Italia Viva con un intervento in cui attacca praticamente tutti gli avversari politici dal Pd a Fratelli d’Italia. Le parole più dure, però, le riserva al Movimento 5 Stelle e al suo leader Giuseppe Conte: “Oggi a Palazzo Chigi c’è uno più bravo di me, l’ anno scorso non potevo dire altrettanto – attacca Renzi – Conte ha chiesto un confronto con il ministro Cingolani, bene, almeno impara qualcosa”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Matteo Renzi chiude la tre giorni di scuola di politica di Italia Viva organizzata a Ponte di Legno. Tra attacchi agli altri partiti e i loro leader e massime sulla politica, il senatore fiorentino lancia messaggi contro tutto e tutti, a cominciare dal suo (ultimo) avversario giurato: Giuseppe Conte. "Oggi a Palazzo Chigi c'è uno più bravo di me, l' anno scorso non potevo dire altrettanto – attacca Renzi – Noi siamo quelli che hanno avuto il coraggio di andare controcorrente, tutti ci dicevano che non si aprono le crisi in pandemia ma io non dico di andare sempre controcorrente". Ma "se ne vale pena, allora va fatto". E sulla polemica con il ministro Cingolani, nata proprio da un intervento durante l'evento di Italia Viva, insiste: "I Cinquestelle hanno messo una bandierina su Cingolani, poi hanno scoperto che dice cose serie e quindi hanno detto ‘non è uno dei nostri' – spiega Renzi – Conte ha chiesto un confronto con il ministro e noi diciamo ‘bene', almeno impara qualcosa".

Il leader di Italia Viva continua il suo discorso parlando della sua visione politica: "Quando ho detto che puntavo a prendere i voti della destra ho subito processo mediatico – ricorda – A chi mi guardava male dicevo che la destra le ultime elezioni le ha vinte e che quindi se non lo facciamo perdiamo". E ancora: "Prendere i voti degli altri non significa snaturare se stessi ma scommettere sulla capacità di essere credibili non solo tra i propri elettori". Anche perché "I sondaggi passano, le idee restano" e bisogna "inseguire le idee, non i like". Poi si rivolge alla platea: "Se volete fare politica, ragazzi, sappiate usare i social ma siate solidi, fate zoom, non clic".

Renzi continua il suo attacco politico a tutto tondo ripartendo da Fratelli d'Italia: "C'è un partito che in tutte le scelte che si fanno si schiera sempre contro l'interesse nazionale, come su Dublino o sul Pnrr, ma rivendica per sé l'idea di essere l' unico partito patriota italiano. Noi invece siamo orgogliosamente patrioti d' Europa". Poi passa alla Lega: "Il clima no vax di questi giorni nasce da anni in cui la politica ha ceduto ai movimenti no vax, non farò il nome di un presidente di Regione che si scagliò contro l'obbligo vaccinale voluto dal ministro Lorenzin – Luca Zaia, governatore del Veneto ndr – Non parlerò delle idee della vice presidente del Senato grillina – Paola Taverna, ndr – o dei politici che minacciavano Burioni". E chiosa: "Dire leviamo i brevetti ai vaccini è un'idea populista, la ricerca serve ai vaccini, le aziende private devono poter investire in ricerca".

Il senatore fiorentino si scaglia anche contro gli ex amici del Partito Democratico: "Anche se non esisteva Italia Viva, c'era il coraggio e nel 2018 abbiamo impedito che Di Maio diventasse presidente del Consiglio – racconta – Maurizio Martina, all'epoca segretario del Pd, e il gruppo dirigente erano pronti a dargli i voti per fare il premier, con Martina stesso vice premier e con Salvini spedito a capo delle opposizioni, a urlare nelle piazze contro il gioco di potere". Secondo Renzi "sarebbe stato un suicidio non assistito". Stesso discorso per quanto riguarda il tema migranti: "La sfida dell'immigrazione va affrontata non con il buonismo di chi fa la morale e i party con le tartine al salmone, ma si fa dicendo che si è sempre dalla parte della legalità indipendentemente dal passaporto che si ha in tasca".

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