Renzi da Fedez sul caso Paragon: “Meloni racconta balle, lo Stato doveva proteggere i giornalisti spiati”

Matteo Renzi, ospite a ‘Pulp' il podcast di Fedez e Marra, attacca sul caso Paragon: "Oggi noi viviamo un tempo nel quale la presidente del Consiglio ci racconta un sacco di balle. Guardate che questa storia del telefono è enorme. Se lo Stato non ti protegge da a quello che vuole guardare il tuo telefonino, non viviamo più in democrazia, vale per tutti".
"Oggi voi sapete che nei telefonini di tutti noi non c'è soltanto il telefonino, c'è la vita, ci sono i messaggi che hai mandato, ci sono le foto dei tuoi figli, la foto di tua nonna che non c'è più, la foto delle persone che ami", ha spiegato l'ex premier. "Ci sono anche delle cose che non vuoi far vedere. Il concetto è tu sei a casa tua con i tuoi figli, con il tuo cane, stai bene un giorno, entra uno con le chiavi di casa e ti entra dentro, ti girano le palle".
Il leader di Italia Viva ha ripercorso con il rapper lo scandalo Paragon, sulla base di quanto emerso finora: "Un'azienda israeliana, che peraltro è in una fase di trattativa con un'azienda americana che la sta comprando, Paragon, ha fatto un prodotto Graphite che entra dentro il telefonino "zero click" e copia tutto", ha detto spiegando il funzionamento dello spyware. "Questa azienda vende questo prodotto solo a 35 Paesi, rigorosamente democrazie. Chi è che compra questo strumento? Meloni con il suo fido compare sottosegretario Mantovano. Cosa accade? Paragon ha 35 contratti firmati, ce n'è uno, quello con l'Italia, che non rispetta le regole", ha proseguito. "Perché nel contratto c'è scritto si possono intercettare politici, giornalisti. Solo uno non sta rispettando la regola. Sono almeno tre i giornalisti intercettati – Ciro Pellegrino, Francesco Cancellato e Roberto D'Agostino – di due testate, Fanpage e Dagospia, non amiche di questo governo. Sarà un caso. Lo Stato deve controllare", ha rimarcato.
"C'è anche la vicenda delle micro spie nella macchina di Giambruno", è intervenuto Fedez, "non sono collegate?". "No – ha risposto Renzi – ma sono sintomo dello stesso atteggiamento". Il riferimento è al giallo dei due presunti 007 visti aggirarsi attorno all'auto dell'allora compagno della premier a dicembre 2023, su cui ancora restano parecchi punti oscuri. "Se io sono lo Stato, se io sono presidente del Consiglio e ti entrano sul tuo telefonino, tu mi puoi anche stare sulle palle, ma io ho il dovere di proteggerti. Quando ero presidente del Consigli mai mi sarei permesso di intercettare uno che ce l'ha con me. Al di là di chi è stato a intercettare, io c'ho le mie idee, ma me le tengo per me, lo Stato deve controllare", ha sottolineato.
"E invece sai chi è stato che ha dato la comunicazione al giornalista? Meta ed Apple, che fanno un'azione che oggi si sarebbe chiamata in termine tecnico, controspionaggio". Sia nel caso di Ciro Pellegrino che in quello di Francesco Cancellato infatti, sono state le due big tech ad avvertire i due giornalisti che il loro dispositivo era stato hackerato. "È assurdo che Meloni metta i servizi segreti a fare ste pagliacciate che stanno facendo ora e preferisco non entrare nella questione della macchina di Gian Bruno di cui torneremo a parlare senza fretta", ha avvertito.