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Renzi: “Ci si affida ai virologi quando la politica è debole. Politici siano forti: riaprano”

Matteo Renzi torna a chiedere di riaprire dopo Pasqua. E alle autorità sanitarie che sottolineano come l’emergenza coronavirus non sia finita risponde: “Ci si affida a tecnici, economisti o virologi quando la politica è debole. Io voglio una politica forte, che ascolta i medici ma poi decide. Non una politica che scappa dalle responsabilità”.
A cura di Annalisa Girardi
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Matteo Renzi insiste: l'Italia deve ripartire. "Altrimenti la recessioni farà più danni del virus", dice il leader di Italia Viva. "Penso che col Covid-19 avremo a che fare per i prossimi due anni, o comunque finché non arriverà il vaccino. Proprio per questo non possiamo restare tutti chiusi in casa per due anni", sottolinea il senatore in un'intervista con Repubblica. Secondo Renzi tra un mese le condizioni non saranno più favorevoli di quanto non lo siano ora, e per questo non ha più senso aspettare: "L'onda di piena e passata, gli accessi ai pronto soccorso calano, le terapie intensive non scoppiano più. Se fossimo vicini al contagio zero sarei il primo a dire ‘stiamo chiusi una settimana in più', ma non è così. E anche col contagio zero basterebbe un turista, un lavoratore straniero, un asintomatico per far ripartire un focolaio. Per questo serve quella strategia di ripartenza alla quale da una settimana sto invitando la politica, non i medici", afferma.

E chiede quindi una politica che sia forte, che ascolti sì i medici, "ma poi decide". Non una politica, continua Renzi, che scappa dalle responsabilità: "Ci si affida a tecnici, economisti o virologi quando la politica è debole. In questo Paese siamo passati dalle minacce di morte ai virologi alla pretesa di delegare tutte le scelte". Renzi riprende quindi le parole di Roberto Burioni, per cui il compito degli scienziati sia quello di dire come contrastare il virus e di segnalare le condizioni con le quali sia possibile riaprire le fabbriche, ma "non decidere quando" farlo. In merito ai tanti tasselli mancanti, per cui la nostra conoscenza del virus è ancora troppo incompleta, Renzi sottolinea: "Chi fa politica deve prevedere il futuro: è questo che è mancato nell'emergenza sanitaria".

L'ex presidente del Consiglio fa quindi l'esempio delle mascherine, un punto su cui la politica sarebbe arrivata in ritardo. E chiama in causa il commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri: " Se Arcuri voleva dire che il coronavirus ci accompagnerà ancora per mesi, è vero: dovremo abituarci a una nuova normalità. Ma non si può imputare superficialità ai cittadini che ancora non hanno a disposizione le mascherine, nonostante l'allarme sia di gennaio. Arcuri è arrivato in corso d'opera, ma su questo andrà fatta chiarezza con una commissione parlamentare di inchiesta". E chiede una commissione d'inchiesta in Parlamento anche per il caso del Pio Albergo Trivulzio e delle morti sospette o nascoste delle Rsa.

Tornando in conclusione alla riapertura delle attività produttive, Renzi sottolinea che "chi tiene solo le fabbriche italiane chiuse fa perdere quote di mercato". E ancora: "Questo significa licenziamenti. Il conto lo pagano gli operai. Non possiamo vivere in un Paese che va avanti a reddito di cittadinanza, quello è il Paese di Beppe Grillo. Qui non si tratta di codici Ateco, di chi può riaprire e chi no. Abbiamo riaperto i fiorai, abbiamo tenuto aperte le edicole e abbiamo chiuso quelle farmacie dell'anima che sono le librerie. Ho quest'idea: chi è in condizioni di mettere in sicurezza lavoratori e clienti riapre. Devi avere le mascherine, i guanti, devi pagare i test sierologici ai dipendenti, ma riapri. Se non te la senti è una tua scelta". Quindi riaprire dopo Pasqua, ma essere pronti a un'eventuale richiusura: "Quel che serve ora è essere preparati a richiudere le zone in cui ripartono i focolai, senza le incertezze che hanno caratterizzato le prime settimane".

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