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Speciale referendum giustizia 12 giugno 2022

Referendum, Magi: “Con eutanasia e cannabis quorum sicuro. Ha pesato crollo popolarità di Salvini”

Riccardo Magi, parlamentare di +Europa, ha spiegato a Fanpage.it perché sono falliti i cinque referendum sulla Giustizia: “Probabilmente sull’esito dei referendum ha pesato anche la personalizzazione avvenuta con Salvini, e il suo crollo di popolarità e credibilità delle ultime settimane”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Riccardo Magi, parlamentare di +Europa, commenta a Fanpage.it i risultati dei referendum sulla Giustizia, per il quale non è stato raggiunto il quorum necessario del 50% più uno. Secondo Magi se nessuno dei quesiti è stato ritenuto valido le cause vanno individuate anche nella partiticizzazione esasperata, nell'ingombrante presenza della Lega, che non avrebbe permesso ai cittadini di separare il contenuto dei referendum dall'immagine di Salvini. Ma soprattutto, dice Magi, se in quest'importante appuntamento elettorale fosse stato permesso ai cittadini di esprimersi anche su temi che hanno una ricaduta diretta sulla loro vita, cioè eutanasia e cannabis, il quorum sarebbe stato raggiunto facilmente.

"Questa è una delle poche cose sicure, perché sarebbe stata tutt'altra partita, con un coinvolgimento popolare molto più sentito e diversi cittadini interessati. Del resto per quei due referendum, bocciati dalla Corte Costituzionale, erano state raccolte quasi due milioni di firme. Ci sarebbe stato un dibattito ampio, che avrebbe spersonalizzato il referendum. Probabilmente sull'esito finale ha pesato anche la personalizzazione avvenuta con Salvini, e il suo crollo di popolarità e credibilità delle ultime settimane", dice Magi a Fanpage.it.

Secondo il parlamentare di +Europa il problema non è identificabile esclusivamente con Salvini – che nelle ultime settimane è stato accusato al contrario di non aver partecipato attivamente alla campagna referendaria, e di essersi nascosto dietro il vice presidente del Senato Calderoli alla chiusura delle urne – ma sarebbe stata comunque la Lega, che aveva proposto i referendum insieme ai Radicali, a catalizzare la maggior parte dell'attenzione nella percezione degli elettori.

Magi è convinto che se ci fosse stata "una campagna referendaria ampia su tanti quesiti, come cannabis, eutanasia e Giustizia, avremmo raggiunto diversi bacini elettorali. Alla fine uno o due referendum sulla Giustizia sarebbero passati di sicuro, perché ci sarebbe stato più un dibattito sul merito delle questioni e meno sullo schieramento politico".

Per Magi si trattava di quesiti molto tecnici: "Alcuni quesiti erano su aspetti procedurali, la presentazione delle candidature al Csm, la composizione dei consigli giudiziari, non erano questioni semplici da spiegare. Però c'è anche un problema legato allo strumento referendario", che per il deputato di +Europa andrebbe riformato. Come?

Come Magi vuole cambiare l'istituto del referendum

"Praticamente dal 1995 non si raggiunge il quorum nei referendum abrogativi, a eccezione di quello sul nucleare e sull'acqua. In quel caso però c'era anche stato il disastro di Fukushima poche settimane prima, un fatto di cronaca che aveva impressionato tantissimo l'opinione pubblica. Significa che negli ultimi 25 anni non è stato mai raggiunto il quorum, e questo è un problema per la democrazia, al di là del tifo che si fa – spiega – Il punto è che il partito del No è favorito perché si trasforma nel partito del non voto, e quindi ha un'arma in più nello scoraggiare i cittadini, convincendoli a non andare alle urne. A questo si aggiunge la mancanza di informazione, in particolare del servizio pubblico, che è un dato costante degli appuntamenti referendari. Il bavaglio non se l'è inventato Calderoli, se lo sono inventati Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia ed Emma Bonino all'inizio degli anni Settanta. Questo perché la classe dirigente italiana vede con fastidio il referendum, che va silenziato il più possibile".

Magi dà ragione a Calderoli, che con la sua iniziativa di protesta ha denunciato il boicottaggio del referendum sulla Giustizia da parte dei media: "Sono un suo avversario strenuo, ma non ho problemi a dire che aveva ragione. Lo ha detto anche l'AgCom, che ha rivolto alla Rai l'invito a fare un'informazione che non stava facendo. È vero che gli appuntamenti di approfondimento sono stati collocati in fasce orarie improponibili. Se anche la totalità degli spettatori di quel momento si fosse convinta a votare Sì non si sarebbe raggiunto il quorum".

"Se il referendum non funziona è un problema per la democrazia rappresentativa, non è uno strumento che va visto in contrasto con il parlamento. È pensato dalla Costituzione per avere un rapporto virtuoso con il parlamento, e per correggere quello che fa male o non fa, in base a quello che pensano i cittadini. Intanto va modificato il quorum, non può essere lasciato in mano al partito del No". Magi propone di fissare un ‘quorum dei positivi': perché abbia validità la consultazione i Sì devono superare il 25% degli aventi diritto. In questo modo chi è per il No sarebbe spinto ad andare comunque a votare.

L'altra questione cruciale secondo Magi è il giudizio della Corte Costituzionale "che ha impedito ai cittadini di andare a votare sui due referendum su eutanasia e cannabis. Si deve riportare il giudizio di ammissibilità della Corte nell'alveo della Costituzione. Bisogna chiarire non ci sono altre ragioni di inammissibilità dei referendum che non siano quelle esplicitamente riportate nell'articolo 75. Oppure bisogna dare alla Corte un ruolo proattivo, cioè il compito di assicurare che il referendum si tenga. Se il quesito va modificato per ovviare a problemi tecnici o di scrittura la Corte deve fare in modo che il referendum venga salvato, per non disperdere le 500mila firme che sono state raccolte".

Magi: "Campo largo Pd-M5s non è così convincente"

Magi è soddisfatto anche del risultato delle amministrative, per le quali sta andando avanti il conteggio delle schede in queste ore: "Noi come federazione +Europa/Azione abbiamo segnato un risultato molto positivo. A Palermo il nostro candidato Fabrizio Ferrandelli è circa al 15%, a L'Aquila potremmo arrivare al ballottaggio con Di Benedetto, dato al 24,7%; a Verona siamo nella coalizione a sostegno di Tommasi, che se la vedrà al secondo turno; anche a Parma siamo a sostegno di Guerra, al 45%. A Verona e a Parma siamo nelle coalizioni perché non c'era il M5s. Questo dimostra che il campo largo, per dirla con un'espressione cara al Pd-5Stelle, così largo non è, e nemmeno così convincente in molte realtà. Anche alle amministrative, dove non c'è un voto d'opinione ed è molto forte l'argomento del voto utile. Eppure dove ci sono dei candidati validi e dove i cittadini hanno voglia di dare un segnale di discontinuità siamo riusciti a fare una bella prova".

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