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Speciale referendum giustizia 12 giugno 2022

Referendum 12 giugno 2022, il quesito numero 5 sul Csm: la spiegazione del testo

La spiegazione semplice del quesito n.5 al Referendum abrogativo sulla giustizia di oggi, domenica 12 giugno 2022: l’ultimo quesito referendario riguarda il meccanismo di elezione dei membri del Csm.
A cura di Giacomo Andreoli
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Al voto oggi 12 giugno per le elezioni comunali e il referendum sulla giustizia: i dati della giornata di voto in diretta, seggi aperti dalle 7:00 alle 23:00. Il referendum abrogativo sulla giustizia sarà valido solo qualora si raggiunga il quorum del 50%+1 degli elettori: 5 i quesiti referendari per i quali rispondere Sì, se si intende abrogare la norma, e No in caso contrario.

Tra i quesiti, l'ultimo quesito (scheda verde) riguarda le regole per candidarsi al Csm, l'organo di autogoverno della magistratura italiana, che riguarda la cosiddetta "componente togata" (cioè i 16 magistrati eletti dai membri della categoria tra di loro). Agli elettori si chiede se eliminare o meno l'attuale regola, valida per i magistrati, che prevede di raccogliere da 25 a 50 firme tra i colleghi per candidarsi a membro del Csm.

Il testo e la spiegazione del quinto quesito referendario

Questo il testo che sarà presente sulla scheda:

Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’art. 23, né possono candidarsi a loro volta”?

Il Csm ha diversi compiti. Tra questi ci sono la gestione dei concorsi, i vari avanzamenti di carriera, gli spostamenti dei magistrati e le sanzioni disciplinari. L'organo è composto da 27 persone. Tra queste 3 sono in carica sempre e sono: il presidente della Repubblica, il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione. Poi ci sono 8 membri eletti dal Parlamento (sono professori universitari in materie giuridiche e avvocati che lavorano da almeno 15 anni) e altri 16 eletti dai magistrati tra di loro.

Nel quinto quesito del referendum sulla giustizia si chiede se eliminare o meno la regola secondo cui i magistrati devono raccogliere da 25 a 50 firme tra i colleghi per candidarsi a membri del Csm. In questo modo il candidato o la candidata potrebbero proporsi liberamente, senza bisogno di alcun appoggio.

Il fac simile della scheda elettorale per il quinto quesito al referendum 2022
Il fac simile della scheda elettorale per il quinto quesito al referendum 2022

I pro e i contro del Sì e del No

Secondo i promotori del referendum, abrogando la regola si indeboliscono le correnti interne della magistratura, dando a giudici e pm più libertà di candidarsi. Chi spinge per il Sì è infatti convinto che il sistema delle firme renda i candidati dipendenti dalle fazioni presenti tra i magistrati. Quelle che tanto hanno fatto discutere nel cosiddetto "scandalo Palamara". Quindi sarebbe un cambiamento che porterebbe a politicizzare meno il Csm.

Secondo i sostenitori del "No", invece, il quesito è totalmente inutile visto che la riforma del Csm firmata dalla ministra della Giustizia Cartabia rivede completamente il meccanismo di elezione dei membri togati dell'organo (che passerebbero da 16 a 20). La riforma è stata già approvata alla Camera e arriverà al Senato il 14 giugno, due giorni dopo il referendum, con un accordo già trovato tra i partiti di maggioranza. In particolare l'art. 33 della proposta, qualora diventasse legge, supererebbe il referendum. Questo significa che anche se si raggiungesse il quorum e vincesse il Sì a questo quinto quesito, con l'abolizione della regola delle firme, la nuova legge rivedrebbe comunque l'intero sistema. Da qui la convinzione dei sostenitori del No che il quinto quesito di fatto "non ha senso".

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