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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza anche a stagionali che accettano un lavoro: la proposta di Garavaglia

Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia propone di lasciare parte del Reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una parte della maggioranza continua a puntare il dito contro il Reddito di cittadinanza, considerato la principale causa della mancanza di lavoratori in alcuni settori, soprattutto nel turismo. Non si trovano in sostanza gli stagionali che dovrebbero essere impiegati in alberghi e ristoranti nei mesi estivi. Secondo i calcoli mancherebbero all'appello 300mila lavoratori. Così il ministro leghista Massimo Garavaglia pensa a contromisure.

La sua soluzione al problema è lasciare parte del Reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale. La proposta sarebbe già allo studio dei ministeri del Turismo, del Lavoro e dell'Economia, per contrastare appunto la carenza di manodopera nel settore dell'accoglienza. "Quando piove apro l'ombrello. La carenza di manodopera stagionale è talmente accentuata che, pur di averla, sono pronto a valutare ogni ipotesi", ha detto in una intervista al "Messaggero".

Non è la prima volta che il ministro della Lega se la prende con il sussidio. Lo aveva già fatto nei mesi scorsi, dicendo che sulla penuria di lavoratori stagionali pesa "il reddito di cittadinanza, soprattutto nei casi di rapporto di lavoro temporaneo stagionale in cui l'ammontare dei redditi e l'instabilità del rapporto di lavoro non risultano sempre allettanti di fronte al reddito di cittadinanza percepito", perché "C'è chi preferisce fare i tre giorni a chiamata e non andare oltre proprio per non perdere il reddito di cittadinanza".

La proposta di Garavaglia sembra andare comunque in parziale controtendenza rispetto a quella avanzata da Forza Italia, che per bocca della senatrice Licia Ronzulli, chiede invece di sospendere del tutto il Reddito di cittadinanza per la stagione estiva.

Anche l'applicazione della direttiva Bolkestein, che ha trovato ampio spazio nell'ultimo provvedimento sulla concorrenza, preoccupa per la rigidità che ha prevalso nel testo finale. Per favorire la concorrenza e far contenta l'Europa si rischierebbe di mettere in ginocchio un settore importante come quello dei balneari: "Questo è un luogo comune. Non ce lo chiede l'Europa, ce lo chiede il Consiglio di Stato. Se non fossimo intervenuti con l'emendamento condiviso con il Parlamento, ci saremmo trovati questa estate in una situazione in cui qualche giudice poteva pignorare o sequestrare questo o quello stabilimento. La sentenza del Consiglio di Stato impone l'evidenza pubblica per le concessioni balneari a partire dal 31 dicembre 2023".

"Ora – ha aggiunto il ministro – con l'emendamento al ddl Concorrenza, definiamo una serie di paletti e regole in un settore che, confessiamolo, vive da troppi anni con l'atteggiamento di rinviare il problema pur di non affrontarlo. La tecnica del calcio alla lattina non vale più". 

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