Ranucci spiega la storia dello spionaggio ai suoi danni: “Volevano sapere le mie fonti sul padre di Meloni, Mantovano non c’entra”

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report colpito da un attentato poche settimane fa, è stato ascoltato ieri dalla commissione Antimafia in Parlamento. Dopo una domanda del senatore del Movimento 5 stelle Roberto Scarpinato (ex magistrato), però, il giornalista ha chiesto di "andare in segreta": oscurare le telecamere per poter parlare liberamente di una questione particolarmente delicata. Fonti informate sui fatti hanno riportato a Fanpage.it cosa ha detto, a microfoni spenti, sul sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e i servizi segreti.
La richiesta di secretare quel passaggio dell'audizione, come detto, è arrivata dopo la prima domanda fatta da Scarpinato. L'ex pm ha detto: "Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, se non ricordo male. Ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere una connessione con quello che le è accaduto?".
Ranucci, una volta secretata l'audizione, avrebbe confermato in parte queste parole. Innanzitutto, dopo una puntata di Report sul padre di Giorgia Meloni trasmessa nel 2024, il sottosegretario di Stato Fazzolari (notoriamente molto vicino alla presidente del Consiglio) avrebbe fatto effettuare degli approfondimenti per cercare di trovare le fonti del programma di Rai 3.
L'inchiesta in questione riguardava Francesco Meloni, padre della premier, e i suoi rapporti con il clan Senese nello spaccio di droga (in anni in cui aveva già lasciato da tempo la compagna, madre di Giorgia e Arianna Meloni). Dopo la messa in onda, in ambienti governativi sarebbe partita una vera e propria indagine interna per capire da chi fossero arrivate le informazioni riportate nel servizio.
Il governo avrebbe sospettato che la fonte di Report si trovasse all'interno dei servizi segreti. Cosa che poi, però, sarebbe stata smentita dalle stesse indagini fatte svolgere da Fazzolari.
Il secondo punto è il pedinamento. Ranucci avrebbe confermato che a maggio di quest'anno, quando si trovava a Palermo per la presentazione di un libro, avrebbe notato di essere seguito. E avrebbe scoperto che l'uomo che lo pedinava – che si trovava con lui a Palermo, Bagheria e anche sul volo di ritorno – apparteneva all'Aisi, ovvero ai servizi segreti interni. Il giornalista non avrebbe fatto nessun riferimento, però, all'ipotesi che ci fosse il sottosegretario Fazzolari dietro questo presunto pedinamento, come invece detto da Scarpinato nella domanda.
Anche se non ci sono conferme, la possibilità che un agente abbia pedinato un giornalista ha spinto la commissione Antimafia a chiedere l'intervento del Copasir. Si tratta del comitato parlamentare che si occupa di tenere i rapporti con i servizi segreti.
La commissione avrebbe potuto decidere di ascoltare direttamente il sottosegretario Alfredo Mantovano, che è delegato ai servizi, come aveva fatto con Ranucci. Ma le stesse fonti informate hanno fatto sapere a Fanpage.it che sarebbe arrivata un'indicazione specifica: l'eventuale pedinamento del giornalista non fu un'iniziativa del sottosegretario. L'ordine di spiare Ranucci sarebbe partito da altre figure, insomma.