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Rai, la riforma targata M5S: “Fuori i partiti dalla tv pubblica”

Il Movimento 5 Stelle presenta il suo programma di riforma della Rai, a cominciare dai meccanismi di nomina del consiglio di ammnistrazione.
A cura di Redazione
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È stato presentato oggi, nel corso di una conferenza stampa, il piano di riforma della Rai del Movimento 5 Stelle. A raccontare ai giornalisti il lavoro degli ultimi mesi il Presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico ed i capigruppo di Camera e Senato, Fabiana Dadone ed Andrea Cioffi. “Il MoVimento 5 Stelle vuole liberare la Rai dai partiti, non a parole ma coi fatti”, ha spiegato Roberto Fico con un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, descrivendo la proposta di legge depositata in Parlamento.

Il primo punto qualificante della riforma sarò il cambiamento dei meccanismi di nomina del consiglio di amministrazione, che passerà da 9 a 5 membri, scelti con una procedura pubblica:

L’Agcom predisporrà un avviso pubblico per sollecitare l’invio dei curriculum dei candidati alla carica di consigliere Rai. Costoro dovranno presentare anche un elaborato sulla propria visione strategica del servizio pubblico radiotelevisivo. L’Autorità pubblicherà sul proprio sito internet i nomi dei soggetti in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge. Fra questi ne sorteggerà 5. Queste persone dovranno discutere il proprio progetto in un’audizione pubblica dinanzi alle commissioni parlamentari competenti che potranno eventualmente esprimere, con una maggioranza qualificata dei 2/3, un parere sfavorevole sui soggetti auditi se non ritenuti all'altezza. In tal caso l’Agcom dovrà fare un altro sorteggio. La fase di audizioni ed eventuali pareri non potrà comunque protrarsi per oltre 30 giorni. Così si sottrae il cda, un organismo che deve essere strategico e indipendente, al giogo dei partiti: devi essere competente per il tuo lavoro ma non devi essere indicato dalla politica […] I membri saranno così suddivisi: due provenienti dai settori dell’audiovisivo e delle reti di comunicazione elettronica con competenze giuridico-economiche; un componente, proveniente dai medesimi settori, con competenze tecnico-scientifiche; due componenti provenienti dal mondo degli autori, dei capi-progetto e degli ideatori di programmi radiotelevisivi

La nomina sarà interdetta per chi negli ultimi 7 anni abbia ricoperto cariche di governo o ruoli nei partiti, ma anche per tutti gli interdetti dai pubblici uffici, condannati per delitti societari, contro la Pubblica amministrazione, il patrimonio, in materia tributaria o per qualsiasi altro delitto non colposo per un tempo superiore a due anni. Previsto anche un meccanismo di controllo per i conflitti di interesse, che parte dalla impossibilità di cumulare cariche o avere interessi personali in imprese operanti nei settori della comunicazione, dell’audiovisivo, della pubblicità. A cascata dovrà seguire la nomina dei dirigenti, che se “esterni” decadranno assieme al consiglio di amministrazione. Non da ultimo, scomparirà la Commissione di Vigilanza, come conseguenza della “scomparsa” dei partiti dalla Rai. Del resto, lo stesso Roberto Fico ci aveva anticipato questi ultimi aspetti nel corso di una intervista proprio nella sede della Vigilanza:

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