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Guerra in Ucraina

Quanti soldi avranno famiglie e associazioni per l’accoglienza dei profughi ucraini

La prossima settimana sarà pubblicato l’avviso per il Terzo settore per l’accoglienza di 15mila profughi ucraini: ecco quali sono i fondi a disposizione per ogni rifugiato e come saranno impiegati.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'ordinanza della Protezione civile pubblicata il 29 marzo chiarisce come verranno gestite le risorse per l'accoglienza dei profughi che scappano dall'Ucraina. Per ogni profugo che arriva nel nostro Paese, che abbia diritto alla protezione temporanea e che abbia trovato autonoma sistemazione, anche presso parenti o amici, è previsto un contributo mensile, pro capite, di 300 euro, che verranno erogati a partire dall'ingresso in Italia. La somma è assicurata per un periodo di tre mesi a 60mila persone.

Nel testo del provvedimento, firmato dal capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, è specificato che nel caso i profughi siano minori "in favore dell'adulto titolare della tutela legale o affidatario, è riconosciuto un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio di età inferiore ai 18 anni". Questi aiuti non sono comunque distribuiti alle famiglie che hanno offerto ospitalità, ma si tratta di soldi che verranno dati direttamente a chi arriva nel nostro Paese, da adesso fino alla fine dello stato d'emergenza per la crisi ucraina, ovvero il prossimo 31 dicembre 2022.

"Sarebbe stato anche complicato dare i soldi alle famiglie, perché si potrebbero anche inserire dei circuiti non sanissimi", ha spiegato ieri Curcio. La persona che ha diritto al contributo dovrà andare a richiederlo, e verranno fatte tutte le verifiche, per accertare che non riceva altre forme di assistenza.

Come funziona l'accoglienza gestita dal Terzo Settore

Per i profughi accolti nel sistema pubblico sono previsti dei posti all'interno della rete dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nelle strutture del Sistema di accoglienza integrata (Sai), rispettivamente di 5mila e 3mila posti. Per chi è accolto nei Sai è prevista una quota di 33 euro di rimborso giornaliero, dei quali poco più di 2 euro vanno direttamente alla persona ospitata, e poco più di 30 euro sono impiegati per i servizi.

Oltre a questi sono stati attivati altri 15mila posti per l'accoglienza diffusa, che saranno gestiti direttamente da Comuni, enti del Terzo settore, centri di servizio per il volontariato, associazioni ed enti religiosi civilmente riconosciuti e famiglie, che si appoggiano appunto a questa rete per ospitare i rifugiati. A breve, probabilmente martedì, sarà pubblicata una manifestazione di interesse rivolta appunto alle associazioni del Terzo Settore, affinché queste comunichino la loro disponibilità ad accogliere i profughi, fino alla quota massima indicata. Da quando verrà pubblicato l'avviso le associazioni avranno 10 giorni di tempo per presentare le proposte, e quelle che verranno accolte dovranno essere poi pubblicate entro 10 giorni: da quel momento dovrebbero essere operative.

Dovrebbero essere stanziati anche in questo caso 33 euro al giorno, pro capite, come rimborso spese. Secondo quanto si apprende dovrebbe essere una quota massima, riconosciuta in base a quanto viene rendicontato. Ma la cifra non è ancora definitiva, e potrebbe essere lievemente più alta: sono soldi che non andranno direttamente in mano ai profughi – a eccezione un ‘pocket money' di 2,50 euro per le eventuali piccole spese giornaliere – ma serviranno appunto alle associazioni per pagare gli stipendi del personale, per le spese amministrative e naturalmente per organizzare i servizi, come corsi di lingua italiana, orientamento al lavoro, inserimento scolastico, trasporti, affitti, acquisto di generi alimentari.

Ci sarà anche un contributo per le famiglie che ospiteranno profughi tramite il circuito del Terzo Settore, per pagare le bollette e per l'acquisto di ciò che serve, una somma che verrà gestita e calcolata dalle associazioni, che la detrarranno dai 33 euro a profugo (poco più di 30 euro effettivi, se consideriamo il pocket money).

In questo momento in Italia, secondo il Viminale, sono arrivate in tutto 79.047 persone in fuga dal conflitto in Ucraina, e la maggior parte sta utilizzando canali di accoglienza privati. Non è ancora chiaro se queste persone avranno la possibilità, qualora lo desiderino, di transitare all'interno del sistema pubblico di accoglienza. C'è il rischio insomma che si predispongano servizi di cui nessuno poi usufruirà, perché molti rifugiati magari continueranno ad alloggiare presso amici o parenti, senza essere presi in carico dal pubblico. Anche perché per il momento molte famiglie pensano e sperano di poter rientrare al più presto in Ucraina.

Arci: "Serve una programmazione almeno fino al 31 dicembre"

"L'ordinanza della Protezione civile ci sembra adeguata all'emergenza che abbiamo di fronte. Ci sembra abbiano tenuto conto delle nostre osservazioni e dell'esperienza sul campo acquisita dalle associazioni. Non abbiamo però superato la confusione che c'è sul territorio, sui ruoli e sul piano del coordinamento, e soprattutto sulla programmazione – ha detto a Fanpage.it Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci – Il governo non sembra essere intenzionato a far sapere qual è la quota di cui possiamo farci carico e quindi a programmare di conseguenza l'eventuale accoglienza per quella quota, ma sembra piuttosto intenzionato a lasciare le cose come stanno, confidando magari sul fatto che molte famiglie vorranno tornare nel loro Paese".

"Da qui allo fino dello stato d'emergenza, il 31 dicembre, ci sono 9 mesi. I 300 euro al giorno per i profughi con protezione temporanea, che abbiano trovano autonoma sistemazione, sono per tre mesi, scaduti i quali non sappiamo ancora se le persone potranno passare nel sistema pubblico d'accoglienza, oppure se sarà rinnovato il contributo. La somma stanziata comunque ci sembra adeguata".

"Come Arci siamo soddisfatti perché ci sono delle novità in quest'ordinanza, delle attenzioni che in passato non ci sono mai state. Per esempio il fatto che venga rispettata la volontà delle persone, che sono lasciate libere di scegliere la destinazione che preferiscono", ha aggiunto Miraglia.

C'è però una criticità in questo piano per l'accoglienza: manca ancora una regia regionale. Molte Regioni infatti non hanno ancora attivato i Tavoli di coordinamento regionale. "I presidenti delle Regioni sono i commissari delegati per l'emergenza ucraina, e avrebbero dovuto già convocare i tavoli con Comuni, prefetture e enti del Terzo settore. Così non è stato, per esempio non è stato ancora fatto in Liguria e in Toscana. Questo è un problema, perché la programmazione va fatta in maniera unitaria, in modo da stabilire le priorità, per poter fare una distribuzione territoriale in modo adeguato".

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