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Potenza, via libera al congedo mestruale: due giorni di assenza giustificata per le studentesse

A Potenza due scuole superiori rompono un tabù e introducono il congedo didattico mestruale, permettendo alle studentesse di assentarsi fino a due giorni al mese senza conseguenze sulla validità dell’anno. Una misura che riconosce il ciclo come dimensione fisiologica e riafferma finalmente il diritto alla salute all’interno della scuola pubblica.
A cura di Francesca Moriero
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A Potenza il ciclo mestruale smette di essere un argomento relegato al silenzio, all'imbarazzo o alla sfera esclusivamente privata, e entra finalmente nello spazio pubblico della scuola come questione riconosciuta, regolata e tutelata. Il liceo classico Quinto Orazio Flacco e l'istituto Da Vinci–Nitti hanno infatti approvato un provvedimento che consente alle studentesse di assentarsi fino a due giorni al mese in presenza di disturbi o dolori legati al ciclo mestruale, senza che queste assenze compromettano la validità dell'anno scolastico.

La decisione segna un cambio di prospettiva nel modo in cui il sistema educativo guarda al rapporto tra corpo, salute e diritto allo studio. Per troppo tempo, infatti, il disagio fisico legato alle mestruazioni è rimasto invisibile, spesso minimizzato o affrontato individualmente, lasciando le ragazze sole di fronte a una scelta forzata: frequentare comunque le lezioni, anche in condizioni di dolore e malessere, oppure assentarsi accumulando ore che rischiano di tradursi in penalizzazioni formali. Il risultato è stato, non di rado, un impatto negativo sul rendimento, sulla concentrazione e sul benessere complessivo.

Il cosiddetto congedo didattico mestruale nasce proprio per colmare questo vuoto, riconoscendo il ciclo come una dimensione fisiologica che, in alcuni casi, può incidere in modo significativo sulla quotidianità scolastica. Non si tratta di un privilegio né di una scorciatoia, ma di uno strumento di tutela pensato per rispondere a esigenze reali e documentate.

Come funziona il congedo

Il provvedimento prevede che le studentesse possano richiedere un'assenza giustificata fino a un massimo di due giorni al mese. Per accedere alla misura è necessaria una certificazione medica, da presentare entro il 30 settembre di ogni anno scolastico, così da consentire alle scuole un'applicazione chiara, uniforme e trasparente della norma. Le assenze verranno regolarmente registrate, ma non concorreranno al computo complessivo delle ore che determina la validità dell’anno scolastico, evitando così qualsiasi conseguenza formale sul percorso di studi.

L'obiettivo dichiarato non è certo quello di incentivare l'assenza, ma di offrire una risposta concreta nei casi di necessità. È cioè una scelta che si inserisce in una visione più ampia di scuola come ambiente, finalmente, attento alla persona nella sua interezza, capace di conciliare il rigore dell'offerta formativa con il rispetto dei bisogni di salute dei propri studenti e studentesse.

Dalla proposta alla delibera

Alla base dell'introduzione del congedo didattico mestruale c'è un percorso che nasce dal basso, dalla partecipazione e dall'impegno diretto degli studenti e delle studentesse. L'iniziativa prende forma infatti a partire da una proposta avanzata dalla Consulta provinciale degli studenti e dalle studentesse di Potenza, presentata lo scorso febbraio e sviluppata attraverso mesi di confronto all'interno degli organi collegiali. Fondamentale è stato anche l'accordo operativo con i comitati studenteschi delle scuole superiori del capoluogo, che ha permesso di trasformare un'istanza culturale in un atto amministrativo concreto.

Già nei mesi precedenti, il liceo musicale Walter Gropius aveva sperimentato autonomamente una misura analoga, aprendo la strada a una riflessione più ampia sul legame tra salute e diritto allo studio. L'approvazione ufficiale da parte di due istituti rappresenta ora un passaggio decisivo: non solo rafforza quell'esperienza pionieristica, ma la legittima all'interno di un quadro formale condiviso. "È una misura di civiltà", ha commentato il presidente della Consulta, Italo Marsico, ricordando come il tema del congedo mestruale sia da tempo oggetto di dibattito anche nel mondo del lavoro. In Basilicata, intanto, sono le scuole a farsi apripista, sempre grazie alla spinta della rappresentanza studentesca.

Un modello che guarda oltre Potenza

L'auspicio dei promotori è che il congedo didattico mestruale possa essere esteso anche agli altri istituti della provincia, diventando un modello replicabile. La scelta compiuta a Potenza parla infatti di una comunità scolastica capace di interrogarsi criticamente sui propri assetti organizzativi e di riconoscere il benessere come parte integrante del processo educativo.

Non è insomma una decisione che riguarda solo le studentesse, ma il modo stesso in cui la scuola interpreta il proprio ruolo nella società: non solo come luogo di trasmissione del sapere, ma anche e soprattutto come spazio in cui diritti, rispetto e salute assumono una forma concreta nella vita quotidiana. Una misura che, partendo dalle aule, apre una discussione destinata ad andare ben oltre i confini della città, interrogando l'intero sistema educativo su cosa significhi davvero prendersi cura delle persone che lo abitano.

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