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Perché si sta parlando di nuovo di Eurobond, cosa sono e a cosa servirebbero

Per finanziare la difesa comune europea, in queste settimane alcuni leader europei – soprattutto in Francia e Italia – hanno rilanciato la possibilità di creare degli Eurobond, titoli che creerebbero un ‘debito comune’ dell’Ue. Non è la prima volta che si propone uno strumento simile, ma non è mai stato attuato.
A cura di Luca Pons
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L'Unione europea in futuro potrebbe anche usare gli Eurobond per finanziare le sue spese militari, anche in vista di una Difesa comune. Il piano è stato lanciato nelle scorse settimane da Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia, ed è ritornato sul tavolo delle trattative anche al Consiglio europeo avviato ieri. Sarebbero favorevoli alla proposta Paesi come Italia (il ministro degli Esteri Tajani si è espresso più volte, mentre la presidente Meloni ha fatto riferimento a "soluzioni innovative" per trovare finanziamenti), Francia (il presidente Macron ne ha parlato nelle ultime settimane), Grecia e Spagna, e un'apertura è arrivata anche dal premier svedese Kristersson. Al contrario, l'opposizione arriverebbe soprattutto da Stati più fiscalmente conservatori, come Germania e Paesi Bassi. Per ora comunque non c'è un testo ufficiale con dei dettagli già stabiliti, ma solo un'ipotesi che è stata rilanciata da alcuni leader europei.

Cosa sono gli Eurobond e come funzionano

Gli Eurobond sarebbero obbligazioni emesse dai Paesi dell'Unione europea. Sostanzialmente, funzionerebbero in modo simile ai titoli di Stato nazionali – come i Btp italiani, ad esempio – con gli investitori che possono comprare un titolo, sostanzialmente facendo un ‘prestito' al Paese che lo emette, e in cambio ricevono degli interessi per un certo periodo di tempo. La differenza è che a ricevere il prestito (e quindi a usare i soldi, ma anche a restituirli) non sarebbe un singolo Stato, ma tutti i Paesi dell'Unione europea, collettivamente.

La possibilità di lanciarli in passato è stata discussa in diverse occasioni, ma non è mai stata messa in pratica. In particolare, se ne parlò per i Paesi dell'Eurozona durante la crisi del 2009 – l'iniziativa fu poi abbandonata quando la Banca centrale europea di Mario Draghi scelse una strategia diversa – e anche all'inizio della pandemia da Covid-19, quando divenne chiaro che l'impatto economico sull'Unione europea sarebbe stato fortissimo.

Quando si è parlato di Eurobond in passato

Nel 2011, nel mezzo della crisi finanziaria dell'Ue, questa possibilità fu valutata perché avrebbe permesso anche ai Paesi più indebitati, come Grecia e Italia, di ricevere dei soldi senza dover pagare tassi di interesse altissimi agli investitori, visto che sarebbero stati coinvolti anche Paesi più stabili come la Germania.

All'inizio della pandemia, vista la situazione difficile, nove Paesi (Italia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Belgio, Grecia, Portogallo, Irlanda e Slovenia) avevano lanciato la proposta dei Coronabond, che sarebbero stati sostanzialmente la stessa cosa. I proponenti li avevano definiti "uno strumento di debito comune emesso da un’istituzione europea per raccogliere fondi sul mercato", che andasse "a beneficio di tutti gli Stati Membri, assicurando così un finanziamento stabile e di lungo temine per le politiche richieste per il contrasto dei danni causati da questa pandemia". La cosa avrebbe svantaggiato i Paesi con i conti più in ordine, e anche in quel caso alla fine si scelse un'altra strada, quella del piano Next Generation Eu, che in Italia si attua tramite il Pnrr.

A cosa servirebbero oggi

Al Consiglio europeo di questi giorni, è stata rilanciata l'ipotesi di usare gli eurobond per finanziare gli aiuti militari all'Ucraina, mentre nelle scorse settimane se ne era parlato come fonte di soldi per istituire una Difesa comune europea. Trattandosi di uno strumento mai testato è difficile che avrà il via a breve. La soluzione più probabile sembra quella di aspettare le elezioni europee, che saranno tra poco più di due mesi, e solo dopo – con un nuovo Parlamento e una nuova Commissione europea – insistere sulla proposta.

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