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Elezioni Regionali 2025

Perché ora Meloni vuole cambiare legge elettorale dopo le elezioni regionali e come potrebbe modificarla

Dopo le Regionali si è riaperta la discussione sulla legge elettorale, che Giorgia Meloni vorrebbe cambiare. Da FdI si giustificano con l’esigenza di maggiore stabilità, mentre secondo le opposizioni “il governo ha paura di perdere” contro il centrosinistra unito. Ma come funziona oggi la legge elettorale e quali parti verrebbero modificate?
A cura di Giulia Casula
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Ora che le Regionali 2025 si sono chiuse, gli occhi sono tutti puntati alle prossime politiche e nella maggioranza si è riaperta la discussione sulla legge elettorale, che Giorgia Meloni vorrebbe cambiare. Il responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, la giustifica con l'esigenza di stabilità, mentre la segretaria del Pd, Elly Schlein, legge nei suoi rivali la "paura di perdere" contro il campo largo, che in Veneto, Puglia e Campania si è presentato unito, raccogliendo risultati considerevoli. Ma tra i partiti, sia dentro la maggioranza che nell'opposizione, le opinioni sono diverse.

"Con questa legge il rischio che nessuno abbia la maggioranza alle prossime elezioni esiste eccome: loro ne sarebbero felici, perché sarebbero prontissimi a fare un governo con tutti dentro, noi no", ha spiegato ieri Donzelli  a urne appena chiuse. "Noi vogliamo che chiunque vinca possa governare per 5 anni", ha aggiunto. Come? "In questo contesto una legge sul modello Regionali mi sembra decisamente la migliore".

Come funziona oggi la legge elettorale e come il governo vorrebbe cambiarla

Oggi, a grandi linee, la legge elettorale – nota come Rosatellum dal suo relatore Ettore Rosato – prevede che il 37% dei seggi in Parlamento siano assegnati con sistema maggioritario, mentre il restante 61% con il proporzionale. La soglia di sbarramento per essere eletti è fissata al 3% per le singole liste, ma sale al 10% per le coalizioni. L'idea su cui si sta confrontando il centrodestra è di eliminare i collegi uninominali eletti con il maggioritario e mantenere un proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione vincente che supera una certa soglia. Un altro tema in discussione inoltre, è l'indicazione del nome del candidato premier nella scheda, in una sorta di "anticipo" del premierato, la riforma fortemente voluta da Fratelli d'Italia e ancora in cantiere.

Cosa ne pensano i leader di maggioranza e opposizione

Sul punto Matteo Salvini si mostra cauto: "Ora testa alla legge di Bilancio e alla sicurezza, poi dei modelli organizzativi dei pariti avremo modo di discutere". Mentre Antonio Tajani dice chiaramente di esser "sempre stato favorevole al proporzionale, anche perché sono sempre stato eletto al Parlamento europeo con il proporzionale, un proporzionale con regole simili a quelle delle elezioni del sindaco o del presidente della Regione. Per dare anche più rappresentatività ai territori, perché oggi con i collegi i territori hanno meno rappresentatività".

Anche nel centrosinistra emergono divisioni. "Come M5S siamo sempre stati contrari a questa legge elettorale. Quando uno ha consenso emerge, a prescindere dalla legge elettorale. Ma noi siamo per cambiarla, siamo per il proporzionale", spiega il capogruppo del M5S alla Camera Riccardo Ricciardi.

Elly Schlein è disposta a ragionarci, consapevole che grazie al "lavoro testardamente unitario" con questa legge elettorale il Meloni e i suoi perderebbero. Tagliare gli uninominali complicherebbe la partita per il campo largo. Nel 2022 infatti, il centrosinistra ha perso anche negli uninominali perché correva diviso ma unito oggi, in quegli stessi collegi, potrebbe superare il centrodestra. "Da domattina Giorgia Meloni proverà a cambiare la legge elettorale. Perché con questa legge lei a Palazzo Chigi non ci rimette più piede", è il commento di Matteo Renzi.

"È incredibile che il primo partito di maggioranza reagisca a una sconfitta elettorale alle regionali annunciando la necessità di cambiare la legge elettorale", si accoda Riccardo Magi, di +Europa. "Una legge elettorale per fare cosa o meglio per chi? È chiaro che l'esigenza inconfessabile è quella di scongiurare la possibile sconfitta del centrodestra mascherata con la necessità di dare stabilità al Paese proprio mentre Meloni rivendica di essere alla guida di uno dei più longevi governo della storia della Repubblica". Insomma, la discussione è aperta: il cammino verso il 2027 è appena cominciato.

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