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Perché la Costituzione è antifascista e cosa dicono le altre leggi italiane sul fascismo

Le ultime dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa su Costituzione e antifascismo hanno innescato (di nuovo) le polemiche. Ma cosa dicono di preciso gli articoli della nostra Carta Costituzionale in materia? E quali altri leggi parlano del fascismo?
A cura di Annalisa Girardi
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Le dichiarazioni di Ignazio La Russa sull'antifascismo e sul 25 aprile hanno scatenato un mare di polemiche, di nuovo. Il presidente del Senato ancora una volta è finito al centro della bufera mediatica per aver detto, pochi giorni prima dell'Anniversario della Liberazione, che nella Costituzione italiana non c'è alcun riferimento all'antifascismo. "L'antifascismo è la nostra Costituzione", si è limitata a commentare la leader di opposizione, Elly Schlein. Il messaggio sottinteso è che la Costituzione italiana non ha bisogno di citare l'antifascismo in quanto ne è lei stessa espressione diretta, nata alla fine della guerra, dopo vent'anni di dittatura fascista e prima espressione del nuovo Stato democratico. Anche se negli articoli della Costituzione non si parla mai espressamente di antifascismo, nel testo della Carta Costituzionale è invece messo nero su bianco il riferimento al fascismo. Vediamo quindi cosa dice la Carta costituzionale e quali altre leggi sono state emanate in seguito sempre riguardo al fascismo.

In quali articoli della Costituzione italiana si parla di fascismo

Sulla pagina del Senato, l'istituzione che La Russa presiede, è riportato integralmente il testo della Costituzione. Per trovare il riferimento al fascismo bisogna andare all'ultima parte della Carta, cioè alle Disposizioni transitorie e finali. La dodicesima recita:

È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.

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L'obiettivo dei membri dell'Assemblea Costituente era quello di evitare che, dopo la caduta della dittatura, si potesse comunque reinstaurare in qualche modo il partito fascista. Ragion per cui volle inserire nella Costituzione un divieto esplicito, limitando inoltre il diritto di voto e l'eleggibilità dei membri del regime che era appena capitolato.

Perché la Costituzione è antifascista

Il testo della Costituzione, del resto, è espressione in ogni suo articolo dell'antifascismo. Lo è quando elenca i principi fondamentali, definendo la natura democratica della Repubblica e i diritti inviolabili dei cittadini: all'articolo 1, ad esempio, quando afferma che la sovranità appartiene a un popolo e non al dittatore, o all'articolo 3 quando dice che tutti hanno pari dignità. Anche la prima parte, quando vengono elencate le libertà degli individui, i diritti sociali e civili, è espressione dell'antifascismo: all'articolo 21, che difende la libertà di espressione, all'articolo 40, sulla libertà di sciopero, o all'articolo 49, sul pluralismo politico.

Chiaramente la Costituzione è antifascista anche nella Seconda parte, quando architetta e bilancia i poteri dello Stato: qualcosa di completamente sconosciuto in una dittatura. E infine, lo abbiamo appena visto, la Carta è antifascista nelle Disposizioni finali, quando mette fuori legge il partito fascista.

Le leggi sulla riorganizzazione del partito e sull'apologia del fascismo

Insomma, gli articoli della Costituzione, pur non parlando espressamente di antifascismo, sono espressione di una cultura democratica antifascista. Ad ogni modo, oltre al testo della Carta, ci sono in particolare altre due leggi che parlano del fascismo: la legge Scelba e la legge Mancino.

La legge Scelba

La legge Scelba, del 1952, attua il contenuto della dodicesima Disposizione e introduce il reato di apologia del fascismo. Questa definisce cosa si intenda per ricostituzione del partito fascista e quali sono le pene previste.

Art. 1
Riorganizzazione del disciolto partito fascista

Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.

Il quarto articolo, invece, è quello riguardante il reato di apologia del fascismo. Si introduce quindi una nuova fattispecie di reato per punire chi esalta esponenti o metodi legati al fascismo.

Art. 4.
Apologia del fascismo

Chiunque, fuori del caso preveduto dall'art. 1, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena è aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. La condanna importa la privazione dei diritti indicati nell'art. 28, comma secondo, n. 1, del Codice penale per un periodo di cinque anni.

La legge Mancino

La legge Mancino invece, del 1993, è quella che reprime i crimini di odio, cioè azioni e frasi che incitano alla discriminazione e alla violenza. Si inserisce nel quadro di norme che condannano il fascismo, in quanto all'articolo quattro, punisce chi esalta pubblicamente esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

Le reazioni alle frasi di La Russa

In queste ore si stanno rincorrendo anche diverse citazioni di uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, che nel suo discorso ai giovani tenuto alla Società umanitaria nel 1955 diceva loro che per "andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione" si sarebbero dovuti recare "nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati".

Dopo le parole di La Russa, non sono tardate ad arrivare le reazioni. "Il presidente del Senato, con un ardimentoso sprezzo del ridicolo, fa a pezzi la credibilità delle nostre istituzioni, e dimostra ancora una volta la sua ignoranza storica", ha commentato il leader di AVS, Nicola Fratoianni. "La Costituzione è antifascista non tanto e non solo per la XII Disposizione transitoria e finale, quanto perché ogni singolo articolo della Costituzione, soprattutto nella parte in cui si dichiarano i principi fondamentali sui quali si regge la Repubblica, è scritto in modo chiaro in antitesi con le teorie e la prassi del fascismo", ha aggiunto il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia.

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