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Perché il primo scontro diplomatico del G7 italiano in Puglia è stato sul diritto all’aborto

Oggi, 13 giugno, inizia il vertice del G7 italiano in Puglia, a Borgo Egnazia. Già nella serata di ieri, però, è nata la prima polemica prima ancora che il summit avesse il via. Fonti Ue hanno riportato che l’Italia si fosse opposta a inserire l’importanza di garantire un “accesso effettivo e sicuro all’aborto” nel documento finale. Ma Palazzo Chigi ha smentito.
A cura di Luca Pons
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Ha avuto il via il G7 italiano: nei prossimi tre giorni, dal 13 al 15 giugno, i capi di Stato o di governo di sette tra i Paesi tra i più potenti al mondo saranno riuniti a Borgo Egnazia, in Puglia, e si confronteranno su vari temi proposti dall'agenda italiana. Poche ore prima che il summit avesse il via, però, è partita la prima vera polemica diplomatica che riguarda la presidenza dell'Italia. Finora, l'unico caso che aveva attirato l'attenzione era la nave in pessime condizioni che aveva ospitato gli agenti impegnati nella sicurezza. Ma qui si parla invece di un tema ben più delicato: l'accesso all'aborto.

Come è partita la polemica

Nella serata di ieri, infatti, fonti europee avevano riportato che nella dichiarazione finale dell'incontro fosse sparito un punto dedicato in modo esplicito all'interruzione volontaria di gravidanza, con cui le sette potenze mondiali volevano ribadire l'importanza di garantire un "accesso effettivo e sicuro all'aborto". Le stesse fonti Ue sottolineavano che il punto fosse stato voluto soprattutto da Francia e Canada, anche per fare un passo avanti rispetto al documento del G7 dello scorso anno, in cui si era parlato di "accesso legale e sicuro".

Proprio in occasione dell'ultimo G7, il presidente canadese Trudeau aveva apertamente criticato la posizione di Giorgia Meloni sui diritti civili. Nelle scorse settimane, in Italia l'argomento è tornato al centro del dibattito quando il governo ha permesso l'ingresso delle associazioni pro vita nei consultori. Non a caso, l'ipotesi circolata ieri era che fosse stata proprio la rappresentanza italiana a mettersi di traverso e a chiedere che il punto sull'aborto fosse rimosso. Non era chiaro se fosse una scelta legata anche alla presenza del Papa al G7 di quest'anno.

Si tratta di un aspetto delicato non solo perché il tema è sempre molto dibattuto, ma anche perché almeno due dei presidenti che saranno presenti al G7 sono attualmente nel mezzo di una campagna elettorale: Emmanuel Macron in Francia, dove l'aborto è stato inserito nella Costituzione pochi mesi fa, e Joe Biden negli Stati Uniti, dove negli ultimi anni la Corte suprema (nominata in buona parte da Donald Trump quando era in carica) ha indebolito il diritto legale all'interruzione di gravidanza.

La risposta della presidenza italiana

Anche per questo, quindi, le tensioni diplomatiche si sono subito alzate quando è sembrato che l'Italia volesse fare un passo indietro. Nella serata di ieri, fonti di Palazzo Chigi sono intervenute per stemperare le tensioni, ma non hanno chiuso la questione: "Nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all'aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7″, hanno specificato.

Tuttavia, "le dinamiche negoziali sono ancora in corso". D'altra parte gli sherpa che gestiscono concretamente le trattative sono in Puglia già da lunedì, e il loro lavoro continuerà senza interruzioni fino alle ultime ore di venerdì: il documento sarà presentato sabato mattina in conferenza stampa da Giorgia Meloni. "Tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7″, ha specificato ancora Palazzo Chigi. Insomma, nessun veto, ma neanche una rassicurazione sul tema dell'aborto.

Schlein: "Vergogna nazionale"

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo a una domanda sul tema, si è limitato a commentare che "stanno discutendo le diverse delegazioni, è prematuro fare analisi e inutile fare previsioni ora. Si vedrà alla fine quale sarà l'accordo". Il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, interpellato a sua volta dai cronisti ha sottolineato che Joe Biden "parla sempre di diritti umani in tutte le sue interazioni, sia con gli amici sia con gli avversari, e nei prossimi due giorni non ci saranno cambiamenti. Il suo messaggio non cambia in funzione dell'interlocutore. E oggi non cambierà nulla al riguardo". Critica la segretaria del Pd Elly Schlein: "Il governo Meloni si presenta davanti agli altri capi di Stato e di governo mettendo in discussione un diritto fondamentale delle donne come quello di scegliere sul proprio corpo. Non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese. Una vergogna nazionale, chiedano scusa al Paese".

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