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Perché il Movimento 5 Stelle è a un passo dal provocare la crisi di governo

Le armi, il termovalorizzatore a Roma, il Superbonus. Il Movimento 5 Stelle è sempre più irritato con Draghi e riflette sulla sua permanenza nel governo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Movimento 5 Stelle non ci sta e alza la voce. Il rapporto tra il partito di maggioranza relativa in Parlamento e il capo del governo che sostiene, Mario Draghi, sembra davvero arrivato ai minimi termini. L'astensione da parte dei ministri pentastellati al decreto Aiuti, che tra le altre cose autorizza il sindaco di Roma Gualtieri a costruire un termovalorizzatore, è solo l'ultima goccia. A Giuseppe Conte e alla leadership grillina non sono affatto piaciute le uscite di Draghi sul Superbonus – ritenuta una misura bandiera – e la decisione di continuare a inviare armi in Ucraina. A meno di un anno dal voto, e con un peso specifico nei sondaggi decisamente ridimensionato, il Movimento potrebbe dare uno scossone ben più forte dell'astensione in Consiglio dei ministri.

La questione del termovalorizzatore è centrale per il partito grillino, soprattutto per via dell'attenzione posta sull'ambiente e sulla transizione ecologica. Si tratta di un tema da sempre caro ai 5 Stelle, ma nell'ultimo periodo è diventato un vero e proprio tratto distintivo che potrebbe essere cavalcato in vista della corsa elettorale che – come dicevamo – è sostanzialmente già cominciata. Tra l'altro nella capitale gli alleati del Pd – se veramente di alleati stiamo parlando – hanno corso contro Virginia Raggi, con Roberto Gualtieri che ora grazie ai poteri speciali per il Giubileo è pronto a risolvere il problema rifiuti a Roma. Ma la soluzione non è compatibile con gli obiettivi ambientali, dicono i 5 Stelle.

Anche la replica di Draghi al Parlamento europeo sul Superbonus non è andata affatto giù a Conte e i suoi, che hanno fatto della misura la vera bandiera dell'ultimo anno. Un po' quello che in passato è stato il reddito di cittadinanza, o il decreto Dignità. "Non siamo d'accordo sulla validità di questo provvedimento – ha chiosato Draghi a Strasburgo – Il costo di efficientamento è più che triplicato, i prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati".

Alla fine della scorsa settimana Conte è arrivato a dirlo chiaramente: "La posizione di Draghi ci ha sorpreso molto, deprezzare una misura che ci ha fatto ricevere il plauso della presidente Von der Leyen – ha attaccato il leader del Movimento – Noi non possiamo venir meno ai nostri valori, sosteniamo lealmente governo ma non siamo al governo per ambizioni personali". E ha lanciato l'ultimatum: "Noi saremo a governo solo a queste condizioni". Insomma, il Superbonus deve restare. Quanto al termovalorizzatore la pace è rimandata, soprattutto con gli amici dem.

Sullo sfondo, intanto, c'è anche tutta la questione delle armi, difficile da digerire per il Movimento fin dall'inizio. Durante la scorsa settimana Conte ha chiesto ripetutamente che Draghi andasse in Parlamento a riferire prima del suo viaggio negli Stati Uniti. Niente da fare. Il presidente del Consiglio è volato oggi negli Usa e domani incontrerà Biden. Conte e il Movimento 5 Stelle, nel frattempo, riflettono sul loro futuro nel governo.

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