video suggerito
video suggerito

Perché il governo Meloni ha l’obbligo di proteggere gli italiani a bordo della Flotilla dagli attacchi

L’attacco alla nave Alma, parte della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza, avvenuto nelle acque territoriali tunisine, rappresenta una violazione del diritto internazionale e solleva interrogativi precisi sulla responsabilità degli Stati coinvolti. Tra questi, anche l’Italia, che ha l’obbligo giuridico, non solo politico, di garantire la protezione dei propri cittadini all’estero. Fanpage ne ha parlato con il giurista Mariniello: “L’Italia ha l’obbligo di fare pressioni su Israele per fermare eventuali violazioni”.
Intervista a Prof. Triestino Mariniello
Docente di diritto penale internazionale alla John Moores University (Liverpool)
A cura di Francesca Moriero
434 CONDIVISIONI
Credit: AP Photo/Emilio Morenatti
Credit: AP Photo/Emilio Morenatti

Mentre il genocidio a Gaza continua senza tregua, con l'esercito israeliano che intensifica le operazioni di terra anche nel cuore della Striscia, costringendo ancora una volta un'intera popolazione martoriata a spostarsi a Sud, un nuovo attacco ha colpito la Global Sumud Flotilla, la missione civile diretta a Gaza per rompere simbolicamente l'assedio. Nella notte di ieri, l'imbarcazione Alma, battente bandiera britannica, è stata infatti presa di mira mentre si trovava nelle acque territoriali tunisine, al largo di Sidi Bou Said, nella zona nord di Tunisi. Secondo le prime ricostruzioni, confermate anche da Francesca Albanese, relatrice speciale dell'ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, un drone privo di luci di segnalazione ha sganciato un ordigno incendiario contro la nave; l'esplosione ha innescato un incendio sul ponte superiore, poi rapidamente domato. Fortunatamente non si registrano feriti tra i passeggeri né tra i membri dell'equipaggio.

Fanpage.it ne ha parlato con il professor Triestino Mariniello, docente di diritto penale internazionale alla John Moores University (Liverpool) , per analizzare le implicazioni giuridiche dell'attacco e chiarire quali siano gli obblighi degli Stati coinvolti, compresa l'Italia, nella tutela delle proprie navi civili e dei cittadini a bordo in acque internazionali o territoriali di altri Paesi.

Professore, dal punto di vista del diritto internazionale, attacchi come quelli avvenuti in Tunisia alle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono legittimi?

Gli attacchi sono da considerarsi veri e propri atti ostili nei confronti del Paese nelle cui acque territoriali avvengono. Nel caso specifico della Tunisia, parliamo di un atto di aggressione contro la sua sovranità. Colpendo imbarcazioni che battono bandiera straniera – come la Family Boat con bandiera portoghese e l'Alma con bandiera britannica – Israele ha compiuto poi atti ostili anche verso gli Stati cui appartengono quelle navi. Non esiste, insomma, alcuna base legale che possa giustificare tali azioni.

In quali circostanze il diritto internazionale consente di fermare o attaccare una nave straniera?

Solo in casi molto limitati: ad esempio se l'imbarcazione rappresenta una minaccia concreta per la sicurezza di uno Stato. Ma qui parliamo di barche umanitarie, ferme in porto o in navigazione, che non costituiscono alcun pericolo. Anche nel caso in cui fossero intercettate in acque internazionali, l'attacco sarebbe comunque illegittimo, perché la flottiglia non rappresenta alcuna minaccia per Israele.

Salvini continua a presentare la flottiglia come diretta a Israele: come si concilia questa affermazione con il fatto che la destinazione dichiarata sia Gaza, territorio palestinese?

L'obiettivo dichiarato e assolutamente documentato è raggiungere Gaza, territorio palestinese, non Israele. Questo è un punto fondamentale: perché solo la Palestina avrebbe giurisdizione nel decidere se consentire o meno l'ingresso di queste imbarcazioni nelle proprie acque territoriali. Israele non ha alcun titolo legale per impedirne l'accesso.

Se questi attacchi dovessero continuare, gli Stati hanno l'obbligo di proteggere le proprie imbarcazioni?

Assolutamente sì. Le imbarcazioni sono tutelate ai sensi del diritto internazionale. La giurisdizione segue la bandiera dell'imbarcazione: ciò significa che, in questo caso Portogallo e Regno Unito, hanno obblighi precisi di tutela nei confronti di chi si trova a bordo. Entrambi, essendo membri della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, hanno cioè l'obbligo di garantire la sicurezza del personale umanitario e dei passeggeri a bordo, e di intervenire in caso di violazioni.

Questo quindi vale anche per i cittadini italiani presenti a bordo?

Si. I cittadini italiani hanno diritto alla protezione consolare e diplomatica del loro Stato. Il governo italiano deve cioè attivarsi, nel più breve tempo possibile e con tutte le misure possibili, per garantire la loro sicurezza, soprattutto di fronte a un rischio concreto di violazione dei diritti umani, come quello già verificato in passato, in altri episodi: attacchi, arresti arbitrari, trasferimenti forzati e maltrattamenti subiti dagli operatori umanitari fermati da Israele.

Dunque, se l'Italia non intervenisse, verrebbe meno a un obbligo giuridico.

Esattamente. Non si tratta di una scelta politica discrezionale, ma di un obbligo giuridico internazionale. Le parole del ministro Tajani, secondo cui ‘hanno scelto loro di partire' spostano la questione sul piano politico, ma il governo non ha nessuna discrezionalità politica. La responsabilità dello Stato è molto chiara: proteggere i propri cittadini e fare pressioni su Israele per fermare eventuali violazioni.

Cosa succede però se il governo Meloni decidesse comunque di non farlo? Quali conseguenze legali potrebbe affrontare?

Nei confronti dell’Italia non esiste un meccanismo di ricorso internazionale efficace per sanzionare direttamente eventuali violazioni legate alla mancata azione del governo. Questo riflette una criticità generale del diritto internazionale, che soffre della mancanza di un vero e proprio sistema di enforcement. Diverso è il caso dei paesi che hanno dato la bandiera alle imbarcazioni: se dovessero esserci violazioni dei diritti umani a bordo, potrebbe essere possibile presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, basandosi, come dicevamo, sulla giurisdizione di quei paesi sulle imbarcazioni battenti la loro bandiera.

434 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti a Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy