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Per il caso del “chiodo” che bloccò i treni di mezza Italia ora Ferrovie rischia una multa da due milioni

Il problema che portò al blocco quasi 1.200 treni, il 2 ottobre 2024, non fu solo un chiodo inserito in una centralina, come aveva detto il ministro Salvini: ci furono “molteplici carenze” della Rete ferroviaria italiana. Lo ha stabilito l’Autorità dei trasporti, che ha aperto un procedimento nei confronti di Ferrovie. Le sanzioni possono andare fino a due milioni di euro.
A cura di Luca Pons
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Il 2 ottobre 2024 è stato uno dei giorni peggiori nella storia recente del traffico ferroviario italiano: quella mattina per diverse ore si bloccò la stazione di Termini a Roma, uno degli snodi centrali del Paese. Furono coinvolti 1.165 treni, di cui oltre la metà soppressi. Nelle ore successive la politica chiese spiegazioni al ministro dei Trasporti Salvini, ma lui si riparò dietro la colpa di un operaio: un chiodo piantato male, che avrebbe fatto saltare l'alimentazione elettrica. Nelle settimane successive, il ministro avrebbe montato una vera e propria teoria del complotto sui guasti ai treni, con tanto di esposto alla procura da parte di Ferrovie dello Stato in cui si ipotizzava un sabotaggio organizzato.

Tuttavia l'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) ha indagato negli ultimi mesi, e ha fatto chiarezza sulle "carenze" che quel giorno peggiorarono la situazione. Così, ha avviato una procedura di sanzione nei confronti di Rfi che potrebbe portare a una multa da due milioni di euro.

L'accusa dell'Autorità a Rfi: "Molteplici carenze"

Al centro della delibera c'è l'operato di Rete ferroviaria italiana (Rfi), la società pubblica che si occupa della rete all'interno di Ferrovie dello Stato. L'Autorità dei Trasporti è un organismo indipendente, con sede a Torino, i cui vertici nominati dal ministero dei Trasporti ogni sette anni (l'attuale presidente è in carica dal 2020). Da ottobre dello scorso anno, l'Autorità ha svolto delle indagini e ha chiesto più volte chiarimenti a Rfi, che ha detto di aver "dimostrato l'attivazione immediata di tutte le misure necessarie per la ripresa della circolazione".

La valutazione finita nella delibera – una quindicina di pagine disponibili online – è diversa, però. L'Art parla di "molteplici carenze nella gestione della vicenda", e sottolinea la "inadeguatezza delle misure adottate da Rfi per la prevenzione e gestione di una siffatta emergenza". Infatti, oltre alla "mancanza di allarmi idonei" non vennero effettuate le "idonee verifiche della corretta funzionalità degli impianti". Insomma, la società "non ha adottato misure idonee a garantire l’esercizio e la manutenzione dell’infrastruttura". Altro che chiodo, su cui il ministero dei Traporti aveva scaricato tutta la responsabilità.

Cosa è successo il 2 ottobre 2024, le cause del caos dei treni

Dal dialogo tra Autorità e Rfi è emersa una ricostruzione di cosa è successo la notte tra l'1 e il 2 ottobre 2024. Il primo guasto a un cavo elettrico in una centralina vicino a Termini sarebbe avvenuto all'1.30, poi i tecnici contattati all'1.45 e arrivati sul posto alle 2.20. Qui c'è stato il principale problema: quella centralina è rimasta di fatto priva di alimentazione, senza che nessuno se ne accorgesse, perché l'allarme che avrebbe dovuto scattare non l'ha fatto. Per qualche ora, a mettere una ‘pezza' sono state le batterie presenti all'interno, che però poco dopo si sono esaurite.

Così alle 6.20 di mattina, proprio mentre il traffico ferroviario iniziava ad aumentare, di colpo quello che doveva essere un guasto elettrico piuttosto semplice da gestire ha portato a togliere corrente agli impianti di Roma Termini che servono per gestire la circolazione dei treni. Alle ore 6.30 Rfi ha dato formalmente il via all'emergenza, ma ci sono volute quasi tre ore, fino alle 9.15, per risolvere il problema.

Nel frattempo centinaia di treni erano stati cancellati o ritardati, e gli effetti si sono fatti sentire fino alla fine della giornata. Non solo a Roma, naturalmente, ma in buona parte del Paese. Senza contare che, dalle 6.20 fino alle 8 di mattina, a Termini non c'erano nemmeno informazioni per i passeggeri: sia i monitor che gli annunci audio non funzionavano. Da allora, Rfi ha detto di aver potenziato il sistema di allarme. L'Autorità ha anche quantificato gli effetti del caos del 2 ottobre: 1.165 treni coinvolti, di cui 680 soppressi. Un totale di 69.267 minuti di ritardo, con una media di 59 minuti a treno.

Cosa succede adesso

Avendo stabilito che ci sono state delle carenze (che vanno ben al di là del singolo operaio che ha piantato un chiodo nel punto sbagliato), l'Art ha aperto una procedura di sanzione. La multa a Rfi potrebbe andare "fino ad un massimo del 2% del fatturato", e comunque non oltre i due milioni di euro.

Ora bisogna aspettare i passaggi successivi. Rfi avrà trenta giorni di tempo per inviare delle memorie difensive o dei documenti, o anche chiedere di essere ascoltata in audizione. Entro sessanta giorni, invece, potrà proporre di prendere delle iniziative che rimuovano tutte le contestazioni fatte dall'Art, che a quel punto potrebbe decidere di rinunciare alla sanzione. In ogni caso, servirà del tempo: l'Autorità ha fissato il termine massimo per chiudere il procedimento a centottanta giorni. Quindi la cosa potrebbe andare avanti fino all'inizio del 2026.

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