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PDL Campania: la valanga di tessere, le inchieste e i soliti noti al comando [REPORTAGE]

Solo il 60% dei tesserati vota per eleggere i coordinatori provinciali e di Napoli, mentre tra le liste sbucano i nomi di pregiudicati e familiari di collaboratori di giustizia. Ma soprattutto l’altro 40% delle tessere dov’è?
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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I conti non tornano tra le cifre del tesseramento del Pdl in Campania. All'indomani dei congressi provinciali e del primo congresso della città di Napoli, il numero di tesserati che hanno espresso la propria preferenza nell'elezione dei coordinatori è stato al di sotto delle aspettative. Nonostante i quadri del partito guidato da Angelino Alfano si dicano soddisfatti dell'affluenza, le cifre raccontano tutt'altro. Per esempio nelle tre tornate elettorali manca in media il 40% degli iscritti al partito. E' il caso di Napoli dove, nonostante fosse il primo congresso cittadino, sono andati a votare dodicimila iscritti sulle ventimila tessere nominali.

Nitto Palma

Una percentuale di votanti del 60% che dà credito alle denunce sporte da alcuni appartenenti al partito, su tutti l'onorevole Marcello Taglialatela, secondo cui il tesseramento è stato decisamente gonfiato, dando vita a cifre che «non sono altro che una prova muscolare». Per questo motivo lo stesso Taglialatela si è anche ritirato dalla competizione per il ruolo di coordinatore cittadino assegnato ad Amedeo Laboccetta. Stessa affluenza è stata registrata in provincia di Napoli dove è stato riconfermato come coordinatore Luigi Cesaro con 6.743 preferenze su 10.529 aventi diritto. Anche in questo caso alle urne non si è presentato il 36% dei tesserati dimostrando una scarsa partecipazione alla vita del partito.

Proprio in provincia di Napoli erano stati avanzati dubbi sull'attendibilità delle cifre del tesseramento prendendo ad esempio due casi. Quello di Castellammare di Stabia, dove erano state depositate oltre 3200 tessere e quello di Gragnano dove le tessere erano 1.200. Cifre record in entrambi i casi a cui si aggiungevano altri sospetti anche sulla qualità dei tesserati. Tra i pidiellini stabiesi risultava la moglie del collaboratore di giustizia Salvatore Belviso, Filomena Fontana, mentre diversi iscritti nelle liste del partito  gragnanese “vantavano” precedenti penali tanto da rientrare nella relazione presentata dalla commissione d'accesso inviata dalla prefettura.

Stessi dubbi sono stati avanzati dai magistrati della Dda di Napoli che hanno ottenuto il sequestro delle 25 mila tessere della provincia di Salerno nel corso dell'indagine sull'ex sindaco di Pagani, Alberigo Gambino, arrestato per camorra. Durante le investigazioni i magistrati antimafia hanno scoperto che molti degli iscritti al Pdl, nell'area di influenza politica di Gambino, non erano nemmeno a conoscenza di aver aderito al modulo di adesione. A questo va aggiunto il risultato elettorale che ha visto meno del 50% dei tesserati recarsi alle urne per le consultazioni provinciali.

Dopo i congressi il Ministero dell'Interno ha sciolto per infiltrazioni camorristiche le amministrazioni comunali di centrodestra di Pagani e Gragnano, creando ulteriori disagi al partito. La linea dello stesso non è stata nemmeno compatta a riguardo con divisioni tra il coordinatore regionale Nitto Palma e il governatore della Regione Campania, Caldoro, che hanno creato fratture all'interno della maggioranza in regione. Agli atti restano le cifre dei congressi dove sono andati a votare poco più di trentuno mila iscritti a fronte dei 50 mila tesserati promessi solo dalla provincia di Salerno e dalle città di Napoli, Castellammare e Gragnano. La differenza è costituita da tessere che ci sono ma non si vedono.

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