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Pd, Zingaretti formalizza le dimissioni: cosa succederà in assemblea e tutti gli scenari possibili

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha formalizzato le sue dimissioni: “Nessun ripensamento”, assicura. Se così fosse, l’assemblea dem del 13 e 14 marzo potrà seguire solamente due strade: convocare il Congresso o eleggere un nuovo segretario, che sia ‘a tempo’ o con un mandato più lungo. Vediamo quali sono tutti gli scenari possibili.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha formalizzato le sue dimissioni. A confermarlo è la presidente dell’assemblea nazionale del Pd, Valentina Cuppi: “Ho ricevuto da pochi minuti la lettera di dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Questa è stata una decisione assolutamente sofferta ma di grande generosità e responsabilità verso il Paese perché Nicola, ancora una volta, ha scelto di lavorare per la propria comunità e fare un gesto che richiamasse alla responsabilità tutto il Pd, responsabilità nei confronti di tutte le persone che stanno affrontando la pandemia”, aveva fatto sapere nel pomeriggio.

Cuppi fa sapere anche che per gestire nel miglior modo la preparazione dell’assemblea nazionale, convocata per il 13 e il 14 marzo, ha chiesto “la disponibilità di Chiara Braga, Marco Furfaro, Nicola Oddati, Luigi Telesca, Stefano Vaccari, a collaborare per gestire il lavoro che svolgerò insieme alle due vicepresidenti, Anna Ascani e Debora Serracchiani, al tesoriere Verini e alla coordinatrice delle donne democratiche D'Elia. Questo esecutivo mi coadiuverà in tutte le attività preparatorie e di svolgimento dell'assemblea”. L’augurio di Cuppi è che si apra “una discussione franca, con la volontà di ricostruire, di affrontare i problemi del Paese e mi auguro che lo si fa tutte e tutti con grande senso di responsabilità”.

Cosa può decidere l'assemblea: Congresso o elezione segretario

Le opzioni, al momento, sembrano essere due: o Congresso o l’elezione del segretario in assemblea. Secondo fonti parlamentari dem non esisterebbero, al momento, altre ipotesi in campo. Lo statuto del Pd prevede che in caso di cessazione della carica del segretario prima del termine del mandato, l’assemblea possa eleggere un nuovo segretario oppure optare per lo scioglimento dell’assemblea stessa. Difficile al momento pensare, però, a un Congresso nell’immediato con tanto di primarie, dopo che si è deciso per decreto di rinviare tutte le elezioni italiane all’autunno. Inoltre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha detto chiaramente che andare al voto in questo periodo è da evitare a tutti i costi, prima di dare il via libera al governo Draghi. Quindi anche l’ipotesi di un congresso potrebbe essere presa in considerazione solo in tempi non rapidissimi.

Pd, Zingaretti assicura: nessun ripensamento

Nel caso in cui si decida di convocare il Congresso bisognerà anche nominare la Commissione nazionale per il Congresso stesso, cioè l’organo di garanzia che gestisce le fasi successive. Nel frattempo arrivano sempre più richieste a Zingaretti di ripensarci, di tornare sui suoi passi. Ma lui glissa: “Non ci saranno ripensamenti”, assicura. E se così fossi si aprirebbe la partita sulla sua successione, con un nome che – per una reggenza o per una candidatura alle eventuali primarie – spicca su tutti: quello del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

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