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Patto di stabilità, Fazzolari: “No a regole che non possiamo rispettare, ma speriamo in una soluzione”

Il braccio destro di Giorgia Meloni Giovanbattista Fazzolari spiega la posizione e la strategia italiana, nella trattativa sul nuovo patto di stabilità europeo. Le posizioni tra gli Stati dell’Unione sono ancora distanti, tra i Paesi più intransigenti, con capofila la Germania e quelli che chiedono regole di bilancio più morbide, in primis Italia e Francia.
A cura di Marco Billeci
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La trattativa sulle nuove regole europee di bilancio è entrata nella sua fase cruciale. Sembra ormai improbabile raggiungere un accordo tra i Paesi Ue, prima del 31 dicembre, data in cui terminerà la sospensione del vecchio patto di stabilità, decisa durante la pandemia. Da un lato ci sono gli Stati cosiddetti frugrali, con a capofila la Germania. Dall'altro, quelli che chiedono parametri più soft, almeno in una prima fase, Italia e Francia in testa. Nell'ultimo incontro tra i ministri dell'Economia del Continente, sembrava essere arrivati a un avvicinamento tra le diverse posizioni. Ma venerdì 15 dicembre, parlando a margine del Consiglio europeo, la premier Giorgia Meloni ha detto che le posizioni sul tema sono ancora distanti. E lo stesso giorno, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha definito "improbabile", l'ipotesi di giungere a un accordo la prossima settimana, quando tornerà a riunirsi, in videoconferenza, con i suoi omologhi continentali.

A spiegare nel dettaglio la posizione del nostro Paese nel negoziato,  ci pensa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, l'uomo più vicino a Meloni, dentro palazzo Chigi. Intervistato a margine di Atreju, la festa di Fratelli d'Italia a Roma, Fazzolari spiega quali sono i paletti irrinunciabili per il governo. Con una premessa, "L'Italia è un Paese virtuoso e con i conti in ordine. Quindi noi non abbiamo grandi problemi a rispettare dei parametri che prevedono giustamente di ridurre l'enorme debito pubblico che abbiamo e di conseguenza, anno per anno, dedicare attenzione al deficit".

Detto questo, il sottosegretario elenca tre punti, che spingono l'esecutivo italiano a chiedere una transizione morbida fra il vecchio e il nuovo patto di stabilità: il costo del Superbonus, i tassi d'interesse sul debito pubblico e il peso sui conti dei soldi presi a prestito per il Pnrr. "A noi serve semplicemente gestire questi tre fattori che sono semplicemente momentanei – dice Fazzolari -. La trattativa è tutta qua. Trovare il buon senso in modo che possiamo, dal 2027 avere le carte in regola per rispettare i nuovi parametri".

L'ipotesi del veto sul nuovo patto

Va detto che nelle ultime ipotesi d'intesa circolate nei palazzi europei, ci sono alcune clausole che mitigano le regole su deficit e debito, nei primi anni di vigenza del possibile nuovo patto. Il braccio destro di Meloni però allarga lo sguardo: "Con un po di cinismo potremmo essere meno rigidi – spiega Fazzolari -, perché con ogni probabilità nei primi anni i parametri saranno meno duri e quindi potremmo pure accettarli e dire chi verrà dopo di noi si beccherà questo problema. Ma vogliamo fare invece qualcosa che funziona anche nel lungo periodo".

Fin dove è pronta a spingersi l'Italia? Se dovesse essere proposta una soluzione non considerata soddisfacente, siamo pronti anche a mettere il veto, bloccando la riforma? Fazzolari non risponde direttamente, ma non chiude all'ipotesi:  "Non possiamo accettare dei parametri che non siamo in grado di rispettare. Siamo persone serie e quindi se i parametri che vengono chiesti sono non sono alla portata dell'Italia, non li possiamo avvallare".

Secondo alcuni retroscena, l'obiettivo di Meloni sarebbe arrivare a un prolungamento della sospensione del vecchio patto, per altri sei mesi. A giugno, poi, le elezioni europee potrebbero cambiare gli equilibri, in seno alle istituzioni Ue. Su questa prospettiva, tuttavia, il sottosegretario si dimostra cauto: "Una nuova Commissione potrebbe su molti aspetti avere una visione diversa. Però in realtà il patto di stabilità il dibattito è tra Stati membri e su quello anche dopo le elezioni europee non cambierà molto lo scenario".

Intanto, la trattativa sul patto di stabilità ha messo in luce un asse italo-francese tra Meloni e Macron. Una situazione poco pronosticabile, nei primi mesi di governo, quando proprio Fazzolari era in prima fila a battagliare contro il presidente francese, sul tema dei migranti. "Ma in Europa funziona sempre così, dossier per dossier – ribatte il sottosegretario -. Uno fa alleanza con il Paese che ha la tua stessa posizione su quella determinata materia. Quindi perché no? Italia, Francia su molti dossier hanno posizioni simili. Non è un'anomalia, anzi".

Fazzolari si ritaglia un inedito (per lui) ruolo di pompiere, anche rispetto al maggior ‘avversario' dell'Italia in questa partita, ovvero la Germania. "Scholz ha delle proprie esigenze  – argomenta -che derivano soprattutto da dinamiche interne. La Corte costituzionale tedesca ha fatto delle osservazioni sul bilancio tedesco e quindi si è un po irrigidita la situazione anche in Europa, però, la trattativa sta continuando in modo franco e si spera di arrivare a una soluzione".

E a proposito di intransigenza, l'ultima battuta è sul ruolo della Lega, che nelle ultime settimane si è assestata su posizioni molto dure nei confronti dell'Unione europea e delle sue istituzioni. L'estremismo del partito di Matteo Salvini – dal Mes in giù – sta  complicando le partite che deve giocare Meloni in Europa? "No assolutamente – risponde Fazzolari – C'è grande coesione nel centrodestra su questi temi".

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