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Palermo, arrestato l’ex consigliere di FdI Mimmo Russo per voto di scambio politico mafioso

Mimmo Russo, storico esponente di Fratelli d’Italia e consigliere comunale a Palermo fino al 2022, è stato arrestato questa notte insieme ad altre due persone. Le accuse sono a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, corruzione, traffico di influenze illecite.
A cura di Luca Pons
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Mimmo Russo, ex consigliere comunale di Palermo, davanti a uno striscione. Dalla pagina Facebook Mimmo Russo
Mimmo Russo, ex consigliere comunale di Palermo, davanti a uno striscione. Dalla pagina Facebook Mimmo Russo

È stato arrestato dai carabinieri questa notte il sindacalista ed ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d'Italia Mimmo Russo. Le accuse sarebbe di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. L'inchiesta è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sotto la guida del procuratore Maurizio de Lucia. Nella sua carriera politica, iniziata con il Movimento sociale italiano, Russo è stato prima consigliere di circoscrizione e poi consigliere comunale dal 2001. Ora si trova in carcere in via cautelare.

L'indagine ha portato a un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari anche per altre due persone: una è Gregorio Marchese, indagato per estorsione aggravata, definito dal gip la "costola" di Russo, e figlio di Filippo Marchese, figura di rilievo della mafia siciliana; l'altra è Achille Andò, consulente d'azienda indagato per corruzione. In particolare, Russo avrebbe avuto da Andò la garanzia di un pacchetto di voti, con la mediazione di Marchese, e in cambio avrebbe promesso che dopo l'elezione avrebbe favorito due aziende per cui Andò lavorava nella costruzione di un centro commerciale.

Da questo intreccio sarebbero nate le prime intercettazioni: il piano di Russo sarebbe stato quello di prendersi il merito della costruzione con gli imprenditori, e poterlo usare per promettere assunzioni in quello stesso centro commerciale in cambio di voti alle elezioni comunali del 2022. Russo avrebbe promesso agevolazioni negli uffici comunali di governo in cambio di una serie di assunzioni per esponenti mafiosi. La società che gestiva la costruzione avrebbe poi dovuto ottenere, per un suo rappresentante, un ruolo di sottogoverno nell'amministrazione comunale.

Gli inquirenti avrebbero ricostruito anche le ingerenze esercitate da Russo verso la società che gestisce l'ippodromo di Palermo: l'avrebbe sottoposta agli interessi dei suoi referenti nel mondo della criminalità organizzata, concorrendo in estorsioni ai danni di almeno un professionista che aveva ricevuto incarichi in quella società e che a seguito delle minacce ha dovuto rinunciare ai pagamenti, ritirando le fatture. Ancora, dal 2002 in poi Russo avrebbe compensato diversi componenti di cosa nostra anche con buoni benzina o soldi, che sarebbero poi stati distribuiti in cambio di voti. I carabinieri di Palermo hanno parlato di un "grave quadro indiziario" che mostrerebbe il "rapporto di reciproca convenienza esistente tra l'amministratore locale del comune metropolitano, in carica sino al giugno del 2022, ed esponenti di ‘cosa nostra' palermitana".

Nelle intercettazioni Gregorio Marchese, ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa di corso dei Mille, avrebbe vantato la propria discendenza. Il 13 novembre 2021 avrebbe detto di aver avuto un incontro la sera prima con due deputati, una nazionale e uno europeo, per stilare una liste delle candidature del loro partito alle elezioni comunali. Lo stesso Mimmo Russo era stato inserito in ottava posizione, e questo aveva scatenato l'ira di Marchese, ha fatto sapere la Procura di Palermo.

La reazione della politica, Pd: "Si attivi la commissione Antimafia"

Il caso ha attirato l'attenzione della politica nazionale. Dolores Bevilacqua, senatrice palermitana del Movimento 5 stelle, ha commentato:  "Emerge l'esistenza di un autentico comitato d'affari formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi, con al vertice lo stesso Russo. Le accuse sono gravissime e veramente impressionanti. Russo in passato avrebbe fatto quattro mandati elettorali godendo sempre dell'appoggio dei mafiosi. Non è la prima volta che accade ad esponenti del partito della presidente Meloni e nemmeno la seconda, la loro retorica si sgretola di fronte ad una realtà tragica".

Dal Pd, Giuseppe Provenzano ha chiesto che la commissione Antimafia (di cui fa parte) si occupi della vicenda: "‘Essere stato costantemente a disposizione di Cosa nostra'. Questa accusa disvela qualcosa di profondo e che alcuni di noi hanno denunciato da tempo: l'intreccio sempre più stretto tra mafia, massoneria e politica, la ‘domanda di mafia' che torna in un pezzo della politica e della società. Questa vicenda dovrebbe rappresentare l'occasione per rilanciare, non sterili polemiche e strumentalizzazioni, ma il lavoro della commissione Antimafia sull'urgenza del presente"-

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