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Manovra 2025

Paglia: “Da Giorgetti solo fantasie. In Italia la povertà aumenta e questa manovra non risolverà le cose”

“In Italia c’è un’emergenza salariale e questa manovra non fa assolutamente nulla”, così il responsabile economia SI, Giovanni Paglia, commenta a Fanpage.it le misure inserite nella prossima legge di bilancio. “Giorgetti ha detto cose fantasiose. Intanto la povertà aumenta”, avverte.
A cura di Giulia Casula
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La legge di Bilancio si prepara ad approdare in Parlamento. Al momento non c'è ancora un testo su cui poter ragionare, ma dal governo sono arrivati, in forma di elenco, i primi annunci sul contenuto della manovra.

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti ha specificato che non ci saranno nuove tasse, mentre Meloni si è detta soddisfatta di una legge che destinerà risorse a lavoro e famiglie. Intanto però, il Paese deve fare i conti con i quasi 6 milioni di persone in povertà assoluta, fotografate dall'ultimo rapporto Istat. Cosa intende fare il governo per risolvere il problema? "Poco o nulla", dice a Fanpage.it il responsabile economia di Sinistra Italiana Giovanni Paglia.

"Credo che in Italia ci sia un'emergenza salariale per la quale questa manovra non fa assolutamente nulla. Per stare sul settore privato sono usciti ieri i dati Istat aggiornati e il 16,5% delle famiglie operaie è in condizioni di povertà assoluta in Italia, con una crescita del 14% nell'anno 2023. Questo significa che nel settore privato c'è un tema di salari bassi, ma anche in quello pubblico, dove non vengono assolutamente stanziate sufficienti risorse per i rinnovi contrattuali nel settore pubblico. In Italia, inoltre, c'è un grande tema casa che questa legge di bilancio ignora completamente".

A cosa si riferisce?

"Mi riferisco al fondo per l'affitto che dopo esser stato cancellato agli albori del governo Meloni non è mai più stato ripristinato quantomeno rifinanziato".

Eppure Giorgetti ha detto che con questa manovra gli operai e i pescatori saranno saranno contenti…

"Giorgetti ha detto tante cose e tutte molto fantasiose. Il dato di fatto è che c'è un aumento della povertà di chi lavora in Italia e non si affronta con questa legge di bilancio in nessun modo il tema salariale. Si continua a fare finta che questo Paese non abbia incrementato esponenzialmente le sue disuguaglianze negli ultimi anni e ci si rifiuta per l'ennesima volta di andare a prendere risposte sulla fascia molto ricca della popolazione, così come su quella parte del sistema imprenditoriale – pensiamo a banche, assicurazioni, energia, farmaceutica e difesa che negli ultimi anni hanno ottenuto profitti giganteschi".

Sul tema della natalità il governo ha preferito, ancora una volta, puntare su bonus. Come valuta questo approccio?

"Sì, bonus al posto di riforme strutturali. Inoltre, i bonus  – compresi quelli fiscali – sono stati utilizzati apertamente non come sistema per alzare il reddito e il potere d'acquisto delle famiglie, ma per indebolire la possibilità che questo venisse fatto attraverso la contrattazione collettiva. È stato un alibi: si è dato 100 per evitare che si chiedesse 200. Questo ormai è assolutamente chiaro, tant'è che non è servito minimamente a recuperare l'inflazione. Quello che andava fatto invece, era incentivare la contrattazione in modo che si recuperasse fino in fondo l'inflazione. I dati li abbiamo: hanno fatto i bonus ed è aumentata la povertà lavorativa di conseguenza vuol dire che qualcosa non ha funzionato come doveva".

Pensa che si tratti di briciole? 

"Certo. Noi abbiamo avuto una perdita di potere d'acquisto quasi del 17% per i lavoratori e le lavoratrici in tre anni e anche gli ultimi cicli di rinnovo contrattuale le hanno recuperate solo parzialmente, quindi vuol dire che c'è stato un impoverimento, ma soprattutto c'è un tema drammatico in questo momento anche di lavoro pubblico. Perché tutto quello che stiamo si vede sui rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione sono ben sotto quello che si recupera nel privato e quindi significa fondamentalmente che si ta riducendo in povertà, chi lavora come insegnante, chi lavora come poliziotto, chi lavora come infermiere… E se ne vedono poi i risultati perché c'è una fuga da alcune professioni fondamentali come quelle sanitarie".

A proposito di sanità: Meloni ha detto di aver stanziato una "cifra record" per il settore ma poi, Documento programmatico di bilancio alla mano, le cose sembrano stare diversamente.

"Questo gioco dello stanziare grandi risorse nel complesso del triennio e poi casualmente diciamo l'anno ricco è sempre il terzo, ma intanto nel primo c'è molto poco è un giochino contabile abbastanza scontato che non meriterebbe neanche di essere commentato. Rimane il fatto che soprattutto in periodo di inflazione crescente come quelli che abbiamo alle spalle, tutti i dati vanno valutati in rapporto al PIL, non in termini assoluti. Non serve a niente dire io ho messo un miliardo perché può essere benissimo che quel miliardo che sia molto meno di quello che è stato l'aumento inflativo. Occorro chiedersi: come siamo messi rispetto al PIL? Ecco rispetto al PIL siamo al minimo e prevediamo di essere al minimo. Quindi significa che la spesa sanitaria è calata e non è negabile. Chi lo nega sta prendendo in giro gli italiani e italiane".

Sul lato delle pensioni, invece, per il momento si è assistito a una sostanziale riconferma delle misure dello scorso anno, mentre le riforme annunciate due anni fa in campagna elettorale – penso a Quota 41 in primis – sono rimaste sulla carta. 

"Gli annunci elettorali si sono tradotti in un nulla con promesse e premesse di peggioramento perché per il momento tutto quello che si sta facendo è semplicemente spingere, per ora in modo volontario, per rimanere al lavoro molto più a lungo. Quando un governo comincia con il volontario, poi arrivare all'allungamento coattivo è un attimo. Se il tema che il governo pone è che bisogna rimanere al lavoro più a lungo per andare in pensione dopo, se l'approccio è quello, adesso magari lo prevedi con l'incentivo ma poi minacci di arrivarci con altri strumenti".

È vero però che con il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento delle aliquote Irpef, entrambi divenuti strutturali, le promesse sono state mantenute…

"Il problema della fiscalità italiana non è passare da 4 a 3 aliquote. Sarebbe passare da 3 a 10 aliquote, ma soprattutto passare ad un sistema equilibrato in cui ai redditi molto alti si va a chiedere di più in termini progressivi, come dice la Costituzione. Il governo continua on la filosofia in qualche modo della flat tax, anche se non ci arrivano, che è il contrario dell'equità e della Giustizia sociale, soprattutto  in un Paese come l'Italia che ha visto le disuguaglianze aumentare esponenzialmente negli ultimi 20 anni. Quando le disuguaglianze aumentano esponenzialmente se tu anziché diciamo mitigare per via fiscale, di fatto le incentivi stai facendo l'operazione sbagliata. Le ricadute su chi lavora se parliamo dei redditi medio.bassi sono infinitesimali. Penso che i lavoratori non se ne siano praticamente accorti. È stata un'operazione di marketing politico dal mio punto di vista".

Come commenta invece, l'intervento su banche e assicurazioni? Alla fine non ci sarà nessuna tassa sugli extraprofitti, ma una sorta di prestito che passerà attraverso la sospensione delle deduzioni sulle imposte differite attive.

"È un prestito che lo Stato si fa fare dalle banche a tasse più o meno zero. La logica è: quest'anno mi paghi più tasse ma quelle tasse in più che mi stai pagando te le restituirò fra due anni. Anche qui casualmente si comincerà a restituire dopo le prossime elezioni politiche. Quando la vita di questo governo sarà finita, il governo che verrà dovrà anche impegnarsi a restituire alle banche i tre miliardi che sono stati prestati. Anche questa è una mossa esclusivamente populista perché si fa credere di essere andati a prendere i soldi dalle banche e non dai pescatori. Ma in realtà è una mossa anche un po' furbesca, perché alla fine non si va a prendere quei soldi neppure dalle banche".

In effetti, le banche non sono parse particolarmente preoccupate dalla misura.

"No infatti, il paragone va fatto con la Spagna, che l'anno scorso ha fatto un prelievo reale di tipo fiscale sulle banche. Ha incassato circa tre miliardi e gli istituti spagnole si sono sono rivoltate e poi si sono adeguate perché ovviamente quando hai decine di miliardi di profitti in più, anche se ne paghi tre diciamo che il tuo bilancio non è salta per aria. In Italia, invece di fare questa scelta che appunto è stata fatta in altri paesi europei si è scelto di fare un'operazione che è un gioco delle tre carte. Siamo a livello del magheggio: prendo tre miliardi, ti firmo una cambiale, te li restituirò tra due anni e intanto li uso per tappare mezzo buco di bilancio. Il lavoro delle banche d'altronde è prestare soldi, se devono prestare 3 miliardi allo Stato italiano non succede nulla".

Ora la manovra passerà alle Camere dove inizierà il consueto balletto tra maggioranza e opposizione, in cui si apriranno gli spazi per eventuali modifiche ed emendamenti. Cosa dobbiamo aspettarci?

"L'esperienza ci dice che i governi fanno le conferenze stampa senza le carte in mano, mettendo in evidenza quelli che ritengono essere gli aspetti migliori della legge di bilancio, poi nella scrittura di solito emergono anche gli aspetti peggiori. In questo caso, visto le premesse, se le cose migliori sono quelle che ci hanno indicato fino adesso, aspettiamo di vedere le peggiori. Che ci saranno, questo è fuori discussione. Anche perché l'approccio di questo governo è completamente sbagliato. Questo è un governo che al di là della propaganda ha dimostrato in tutti questi mesi di essere totalmente al servizio dei poteri forti, in particolare modo di quelli stranieri, e di non avere invece minimamente alcuna considerazione per le fasce più deboli della popolazione italiana".

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