Ora il governo Meloni accelera per la legge sul fine vita, quando arriva e cosa prevede

Il 17 maggio Daniele Pieroni, scrittore di 64 anni, è stata la prima persona che ha potuto usare la legge toscana sul fine vita: ha scelto di morire in casa sua dopo anni di malattia di Parkinson. La notizia è stata diffusa solo ieri, e ha subito riaperto il dibattito politico sul tema. La legge regionale della Toscana che ha permesso il suicidio assistito di Pieroni è già stata impugnata dal governo Meloni, e nei prossimi mesi la Corte costituzionale si esprimerà.
Il centrodestra ha deciso di accelerare sulla sua proposta di legge nazionale, in cantiere da tempo ma rimasta ferma: l'obiettivo è di portarla in Aula Senato entro il 17 luglio. Tuttavia, tra i tre partiti che appoggiano il governo ci sono posizioni ancora molto distanti su diversi punti, e l'opposizione ha già sottolineato gli aspetti più problematici delle proposte che sono circolate.
Il caso Toscana e il ricorso alla Corte costituzionale
La legge della Toscana si basa interamente sulle sentenze della Corte costituzionale, che finora ha di fatto dovuto mettere dei paletti per regolare il fine vita, dato che né il Parlamento né i vari governi sono mai intervenuti. In particolare, si fa riferimento a una sentenza del 2019 che ha stabilito i requisiti per aiutare al suicidio senza che questo sia punibile per legge: avere una patologia irreversibile, subire sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, dipendere da trattamenti di sostegno vitale (una definizione che è stata allargata con una sentenza più recente) e avere la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli.
L'iniziativa della Regione Toscana ha suscitato la reazione del governo, che ha impugnato la legge davanti alla Corte costituzionale. L'idea è che questa norma sia illegittima perché non spetta alle Regioni legiferare su questo tema, ma allo Stato. Che finora però non ci è riuscito.
Dato che la legge toscana prevede esplicitamente, in un suo articolo, di non essere più applicata nel momento in cui c'è una norma nazionale sul fine vita, questa potrebbe essere l'alternativa per il centrodestra. Evitare di finire davanti alla Corte, che deciderà dopo l'estate, e così eliminare il rischio che abbia ragione la Toscana – cosa che potrebbe dare il via alle iniziative sparse anche di altre Regioni.
Cosa c'è nella proposta del centrodestra sul fine vita
Inevitabilmente, i punti da cui dovrà partire la proposta di legge della maggioranza sono gli stessi di quella Toscana, stabiliti dalla Consulta. Ma spuntano questioni aggiuntive.
Ad esempio, le cure palliative. La Corte non ha previsto che sia necessario essere sottoposti a cure palliative per poter accedere al suicidio assistito. Tuttavia, il centrodestra sarebbe intenzionato ad aggiungere questo requisito. Significherebbe tutti coloro che vogliono richiedere il fine vita a sottoporsi a un periodo – non si sa ancora quanto lungo – di cure palliative se ancora non lo stanno facendo. A spingere per questa opzione sono soprattutto i movimenti pro vita, che hanno un forte peso nella maggioranza, soprattutto in Lega e Fratelli d'Italia.
In più, il centrodestra vorrebbe introdurre un comitato etico nazionale che debba approvare le singole richieste. Comitato nominato direttamente dalla presidente del Consiglio, e che dovrebbe attenersi alle indicazioni della legge. Un ulteriore passaggio che servirebbe ad allungare i tempi.
Infine, c'è la questione del Servizio sanitario nazionale. Sarebbe Fratelli d'Italia a spingere perché la sanità pubblica non si debba mai occupare di suicidio assistito. Questo però è controverso, sia perché di fatto la Corte costituzionale ha già riconosciuto che il Ssn può avere un ruolo in queste procedure, sia perché il rischio sarebbe di coinvolgere degli enti privati – magari legati, a loro volta, a movimenti pro vita – che ostacolino l'applicazione delle norme.
Quando arriva la legge: i prossimi passi
La legge sul fine vita non è una novità. Il disegno di legge è assegnato alla commissione Affari sociali al Senato fin dall'inizio della legislatura, ma non c'è mai stata l'intenzione di farlo procedere. Nel frattempo è arrivato anche un ddl dell'opposizione, che però sarà di fatto messo da parte.
Ora i tempi sono accelerati. Martedì prossimo il comitato ristretto della commissione, che da alcuni mesi studia il testo, dovrebbe proporre una bozza quasi definitiva. Era chiamato a farlo già a fine maggio, ma non si era trovato l'accordo interno alla maggioranza. La tempistica indicata ora dal governo è netta, ed è anche scritta nero su bianco nei calendari parlamentari: arrivare il 17 luglio a discutere in Aula il provvedimento, nella sua versione ufficiale.
Martedì si è svolto un vertice della maggioranza, al termine del quale si è vista ancora una volta la distanza tra i partiti. Forza Italia è quello che ha spinto di più per la calendarizzazione in Aula, forte anche del sostegno del presidente del Senato La Russa. Dopo il vertice, Antonio Tajani ha confermato la linea: "Una legge va fatta rispettando i dettami della Corte e ricordando bene che non esiste il suicidio assistito, noi siamo per cure palliative". Molto più esitante Matteo Salvini: "Ne parleremo con calma", si è limitato a commentare, confermando comunque che il 17 luglio ci sarà una "proposta comune".