Ora Forza Italia se la prende con i giovani del Pd: “Fanno il pugno chiuso dei comunisti”

Un congresso che avrebbe dovuto solo segnare la ripartenza dei Giovani Democratici si è trasformato, nel giro di poche ore, in un caso politico dai toni da guerra fredda. Tutto è cominciato con una foto di gruppo scattata al termine del congresso nazionale dei Gd, tenutosi a Napoli durante lo scorso weekend, in cui diversi delegati hanno alzato il pugno chiuso. Un gesto semplice, spontaneo, che però non è passato inosservato ai coetanei di Forza Italia Giovani.
La polemica social
Sulla loro pagina social è comparsa infatti la stessa foto, con i pugni cerchiati in rosso e una didascalia polemica: "Giovani vecchi: la sinistra del futuro puzza di passato". Seguivano poi i riferimenti a "cento milioni di morti del comunismo" e un testo che accusava i giovani del Pd di ignorare "l'eredità criminale di un'ideologia assassina". Il leader azzurro Simone Leoni ha rincarato la dose: "Nel giorno in cui si ricorda la caduta del Muro di Berlino – ha dichiarato – vedere quei pugni alzati è uno spettacolo indegno. Quel gesto rivela tutta l’ignoranza verso un’ideologia che ha provocato milioni di vittime nel mondo".
La reazione dei Giovani Democratici
Insomma, un pugno chiuso scambiato per un pugno allo stomaco della memoria. Ma la reazione dem non si è fatta attendere. L'eurodeputato Brando Benifei ha parlato di "ignoranza dei simboli e delle lotte che hanno garantito le libertà di cui oggi godono anche loro". E la pagina dei Gd Roma ha risposto con ironia, pubblicando il post di Forza Italia Giovani accanto a un vecchio video di Silvio Berlusconi: "Abbiamo anche la contestazione, evvivaaa!".
Un cortocircuito che è avvenuto proprio nel giorno dell'anniversario della caduta del Muro di Berlino e a 36 anni dalla svolta della Bolognina che avviò lo scioglimento proprio del Partito Comunista Italiano. Una coincidenza temporale, insomma, che ha reso ancora più evidente la distanza tra chi cercava di rilanciare la giovanile del Pd e chi, dalla destra, evocava lo spettro del comunismo.
Il pugno chiuso: storia e significato
Ma il gesto del pugno chiuso, che forse la giovanile di Forza Italia dimentica, ha una storia lunga e assai positiva. Nasce infatti alla fine dell'Ottocento come simbolo dei lavoratori in lotta per i propri diritti, un gesto di unità, solidarietà e determinazione di fronte alle ingiustizie. Con il tempo diventa il saluto degli antifascisti nella guerra civile spagnola e dei partigiani europei impegnati contro il nazifascismo, contribuendo alla costruzione dei valori democratici che avrebbero poi ispirato proprio la nostra Costituzione.
Il pugno chiuso lo alzavano i repubblicani spagnoli contro Franco, i resistenti italiani e francesi, uomini e donne, contro i regimi totalitari e gli attivisti per i diritti civili accanto, per esempio, a Martin Luther King negli Stati Uniti; lo alzava anche Angela Davis, simbolo della lotta contro il razzismo e l'oppressione, insieme a tante altre attiviste impegnate nelle battaglie per i diritti civili e per l'uguaglianza di genere. Il gesto ha accompagnato movimenti femministi in tutto il mondo, dalle mobilitazioni per il diritto al voto e la parità salariale fino alle più recenti campagne contro la violenza sulle donne, a dimostrazione di come solidarietà e resistenza possano unirsi alla lotta per la giustizia sociale.
Un altro esempio che dimostra come questo gesto abbia valicato epoche e confini è il caso più celebre delle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968, quando Tommie Smith e John Carlos salutarono con il pugno chiuso il podio, guanti neri alle mani, per protestare contro la discriminazione razziale; un'immagine iconica che è diventata presto simbolo universale di dignità, coraggio e lotta per i diritti civili, in grado di superare confini e contingenze politiche.
Non è mai stato, dunque, un simbolo di esclusione o di ideologia totalitaria, ma di impegno collettivo: lo hanno alzato socialisti, comunisti, democratici, sindacalisti, uomini e donne, giovani e anziani, davanti a ogni forma di ingiustizia. In Italia, lo hanno portato anche personaggi come Enrico Berlinguer, figura difficilmente accusabile di estremismo, segretario di un partito che difese la democrazia italiana, contribuì alla Costituzione e prese le distanze tanto dal fascismo quanto dall'Unione Sovietica.
Attraverso il Novecento e fino a oggi, il pugno chiuso resta insomma un richiamo alla solidarietà e alla responsabilità collettiva, alla capacità di resistere e di alzarsi insieme contro le ingiustizie. Non un gesto nostalgico, ma un patrimonio di memoria attiva, un ponte tra chi ha lottato nel passato e chi continua a farlo oggi, anche nei contesti più ordinari della vita politica. Insomma, il pugno chiuso rappresenta esattamente il contrario di ciò che può voler dire il saluto fascista (gesto ancora praticato, nonostante la legge lo vieti): non oppressione, ma libertà; non sopraffazione, ma solidarietà e resistenza.