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Onu mette al bando armi nucleari, ma l’Italia non vuole rimuovere le bombe americane dalle sue basi

Una mozione presentata dal M5s, è stata discussa questa mattina in Senato per chiedere al Governo di sottoscrivere il Trattato dell’Onu che ha decretato illegale l’uso, la detenzione o il trasferimento di armi nucleari.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una mozione verrà discussa questa mattina al Senato sulla proliferazione delle armi nucleari. La mozione è stata presentata dal senatore del M5s Roberto Cotti, che l'aveva depositata lo scorso 1 giugno. Si chiede a chiare lettere che l'Italia ratifichi subito il trattato votato lo scorso 7 luglio a New York: l'Onu ha approvato il Trattato che dichiara illegale il possesso di armi nucleari.

Una presa di posizione storica, per i 122 Stati che lo hanno firmato, su 193 che aderiscono all'Onu. Gli effetti di questa decisione sono subito rimbalzati in Italia, con il senatore del M5s Roberto Cotti che ha seguito i lavori: "L'Italia ha 3 mesi di tempo per rimuovere le bombe nucleari americane custodite nelle basi di Ghedi e di Aviano, se non vorrà automaticamente passare dalla parte dell'illegalità come chi possiede armi chimiche o biologiche, da tempo dichiarate illegali con trattati analoghi". Il trattato infatti entrerà in vigore dopo la ratifica di almeno 50 Paesi. Nella prima parte dei negoziati a New York, che si erano tenuti a marzo, è stato stabilito che tutti gli Stati non potranno né produrre né possedere armi nucleari, inviarle o riceverle, direttamente o indirettamente.

Sulla scia del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, (ratificato in Italia dalla legge 131 del 1975), l'Onu ha scelto di riprendere quella strada, per arrivare al totale disarmo mondiale, vincolando i Paesi con norme più stringenti. L'Assemblea generale che aveva decretato l'avvio dei lavori si è riunita lo scorso dicembre 2016, con una risoluzione ("Taking forward multilateral nuclear disarmament negotiations") votata da 113 membri, 35 contrari e 13 astenuti. Tra i contrari spiccava l'Italia, insieme a Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, Israele, Giappone, Australia, Ucraina, Russia, India, Pakistan e Nord Corea; la Cina si era astenuta.

Lo scorso 2 febbraio il premier Gentiloni ha motivato questa decisione spiegando che "La convocazione di una Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari, costituisce un elemento fortemente divisivo che rischia di compromettere i nostri sforzi a favore del disarmo nucleare". Sarebbe insomma un modo per non inasprire i rapporti con gli alleati NATO, e in particolare con gli Stati uniti, che dal 2020 schiereranno in Italia la B61-12: una nuova arma nucleare, in grado di penetrare nel terreno e distruggere anche i bunker. Ma come spiega la mozione presentata dei 5Stelle, nel territorio italiano sono già presenti siti a disposizione degli Stati Uniti, impiegati per il deposito di ordigni nucleari, custoditi da militari americani:  50 bombe B-61 ad Aviano e 20 a Ghedi-Torre, rispettivamente vicino Pordenone e Brescia.

Ai lavori di New York dello scorso 7 luglio erano assenti ancora una volta le maggiori potenze nucleari (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord), che in questo momento non sembrano dunque favorevoli a un immediato disarmo mondiale.

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