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Ong a Draghi: “Salvare vite in mare torni a essere priorità con meccanismo coordinato di soccorsi”

Le ong hanno chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio Draghi: “Come Ong siamo in mare a colmare un vuoto, ma saremmo pronte a farci da parte se l’Europa istituisse un meccanismo istituzionale e coordinato di ricerca e soccorso che abbia come scopo primario quello di soccorrere persone in mare”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo la tragedia di giovedì scorso, quando 130 persone hanno perso la vita in un naufragio nel Mediterraneo, le organizzazioni umanitarie chiedono un incontro urgente con il governo. La richiesta è stata avanzata da Alarm Phone, Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea Watch, Sos Mediterranee. Le ong, in un appello pubblictao da ‘la Repubblica' chiedono di ripristinare un sistema coordinato di soccorso europeo, che avrebbe permesso anche nell'ultima occasione di intervenire tempestivamente.

"Ogni volta che si ripete un naufragio speriamo che sia l’ultimo. Anche la tragedia di questi giorni poteva molto probabilmente essere evitata. Nelle oltre 24 ore trascorse tra la prima segnalazione di Alarm Phone e il consumarsi della tragedia, la Ocean Viking ha atteso un intervento delle autorità marittime ma nonostante le autorità italiane, libiche e maltesi fossero tenute costantemente informate, questo coordinamento non c’è stato, o almeno non ha coinvolto l’unica nave di soccorso presente in quel momento. Che questa mancanza sia stata fatale è sotto gli occhi di tutti: oltre cento persone hanno perso la vita. Questa è la realtà del Mediterraneo", scrivono.

"Dal 2014, più di 20.000 uomini, donne e bambini sono morti o scomparsi nel Mediterraneo centrale, che conferma il suo triste primato di rotta migratoria più letale al mondo – si legge ancora nell'appello -. Nessuno degli accordi adottati dagli stati, dopo la fine dell’operazione Mare Nostrum, è mai riuscito a far diminuire il tasso di mortalità. Da allora le Ong hanno cercato di colmare questo vuoto, ma in assenza di un coordinamento centralizzato tragedie come quest’ultima sono le conseguenze da portare collettivamente sulla coscienza. Per anni l’intervento delle navi di soccorso civile è stato accolto con riconoscenza dalle autorità italiane ed europee. Poi le cose sono cambiate: i governi hanno ritirato le loro navi e cessato di coordinare i soccorsi. Le persone, invece che essere soccorse e condotte in un porto sicuro come vorrebbe la normativa marittima internazionale, hanno iniziato ad essere riportate dalle autorità libiche in Libia, dove sono vittime di detenzioni arbitrarie, violenze e abusi di ogni genere ampiamente documentati. Contestualmente, le Ong sono diventate oggetto di una campagna di delegittimizzazione e criminalizzazione". 

"Come ribadito dalla commissaria europea Von der Leyen, ‘il soccorso in mare non è un optional', bensì un preciso obbligo degli Stati, un obbligo giuridico, quindi, oltre che morale. Come Ong siamo in mare a colmare un vuoto, ma saremmo pronte a farci da parte se l’Europa istituisse un meccanismo istituzionale e coordinato di ricerca e soccorso che abbia come scopo primario quello di soccorrere persone in mare. Signor presidente, le chiediamo un incontro per discutere quali iniziative concrete possano essere assunte dal governo, coinvolgendo l’Europa, affinché salvare vite umane torni ad essere una priorità e inaccettabili tragedie come i naufragi di questi giorni non si ripetano mai più". 

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