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Ok a legge parità salariale, Gribaudo: “Donne avranno stesse opportunità di carriera degli uomini”

Chiara Gribaudo, deputata del Partito Democratico, in un’intervista a Fanpage.it spiega la proposta di legge approvata questa mattina alla Camera: “Questa legge ci ricorda che dobbiamo pensare ai diritti soprattutto in una fase post Covid in cui, nonostante il blocco dei licenziamenti, nonostante la cassa Covid, a perdere i posti di lavoro sono stati principalmente giovani e donne”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Camera oggi ha approvato all'unanimità, con 399 voti favorevoli, il testo unificato sulla parità salariale, che nasce da un lavoro congiunto condotto dalla commissione Lavoro e e dal governo. Ora il testo passerà all'esame del Senato, e potrebbe diventare definitivamente legge entro dicembre. Secondo la relatrice, la deputata del Partito Democratico Chiara Gribaudo, contattata da Fanpage.it, il provvedimento potrebbe procedere senza intoppi. "Abbiamo lavorato affinché ci fosse una larga convergenza, mi auguro che il Senato proceda velocemente, abbiamo bisogno che questa legge diventi operativa quanto prima. Le risorse le abbiamo trovate, abbiamo indicato 50 milioni a partire dal 2022. Il Pd al Senato ha già chiesto che il testo venga votato in sede deliberante", ha detto Gribaudo. Se la commissione opera in sede deliberante, dopo l'approvazione dei singoli articoli vota anche il disegno di legge, e questo significa che non sarebbe necessario l'esame del provvedimento in Assemblea, e quindi l'iter sarebbe più rapido.

Proprio pochi giorni fa un rapporto Istat ha certificato ancora una volta che in Italia le donne sono più istruite degli uomini, ma questo non si ripercuote positivamente sulla loro vita lavorativa (le donne laureate in Italia sono il 23,0% e gli uomini il 17,2%). Inoltre le donne hanno ancora difficoltà maggiori a raggiungere le stesse opportunità di carriera dei colleghi uomini, e cioè influisce molto sulla retribuzione percepita. La legge approvata a Montecitorio cerca di combattere il gender pay gap, cioè il il divario retributivo di genere, che ogni anno fa perdere al nostro Paese 8 punti di PIL. Secondo il World Economic Forum, se si riuscisse ad abbattere la disparità tra uomini e donne il Pil del mondo aumenterebbe di 5,3mila miliardi di dollari.

"Abbiamo cercato di tenere insieme tutto: dobbiamo considerare che il costo del lavoro è molto elevato nel nostro Paese – ha detto ancora Gribaudo – e dobbiamo tenere conto del fatto che il problema delle donne non è soltanto quello dell'accesso al lavoro, ma la difficoltà soprattutto è mantenerlo il lavoro. Nel 2021 la maternità è ancora uno scoglio, che incide proprio sul mantenimento del posto di lavoro. Dobbiamo favorire una cultura dell'impresa diversa in Italia. La legge va in questa direzione e ci ricorda che dobbiamo pensare ai diritti in una fase post Covid in cui, nonostante il blocco dei licenziamenti, nonostante la cassa Covid, a perdere i posti di lavoro sono stati principalmente giovani e donne".

Le azienda dovranno produrre report biennali

Con questa legge viene modificato l'articolo 46 del Codice delle pari opportunità, rendendo l'attività di reporting biennale sulla situazione salariale del personale, sul reclutamento e sulle posizioni e le opportunità di carriera delle donne, più stringente e trasparente, obbligando le aziende sopra i 50 dipendenti a rendere pubbliche queste informazioni. "Questo report biennale era già indicato nel Codice delle pari opportunità del 2006. Noi abbiamo corretto quell'impianto che non ha funzionato. Non è un caso che il divario salariale di genere sia ancora molto elevato", ci ha spiegato Gribaudo. "Non ci siamo fermati insomma solo al gender pay gap ma abbiamo inserito degli elementi che ci consentono di capire cosa succede alle carriere delle donne. Abbiamo introdotto un principio che è alla base di tutte le leggi dei Parlamenti che stanno attuando norme che vanno in questa direzione. E mi preme dire che con questa legge l'Italia si porta decisamente più avanti rispetto alla Germania. Il rapporto sarà consultabile dai dipendenti, ovviamente nel rispetto della privacy, dai sindacati e dalle consigliere di parità, che formalmente potevano già visionarli, ma nella realtà questo non avveniva. Fino a oggi non sapevamo insomma chi presentava il report, e come veniva redatto. Ci saranno anche sanzioni, controlli e verifiche, da parte degli ispettori del lavoro". Sono previste sanzioni che vanno da 1000 a 5mila euro per il rapporto falso o incompleto.

"Quindi il report verrà presentato in Parlamento dalla consigliera nazionale di parità. Questo perché i ministri cambiano mediamente ogni due anni, mentre le consigliere nazionali di parità, il cui mandato ha una durata di quattro anni, rinnovabile per una sola volta, garantiscono una certa continuità nell'operato di questa legge", ha aggiunto la deputata dem.

Sgravi contributivi per le aziende

Per le aziende che rispettano il report è previsto poi uno sgravio contributivo che incide sulla parte previdenziale, che in genere rappresenta un costo per il datore di lavoro. La legge introduce inoltre un sistema di ‘certificazione della parità di genere', indicata anche dal Pnrr, per premiare le aziende virtuose, che si traduce in uno sgravio contributivo fino a 50mila euro all'anno per ciascuna azienda che rispetti i parametri di parità tra uomo e donna (non solo la parità salariale a parità di mansioni, ma anche le opportunità di carriera, il reclutamento e la tutela della maternità).

"Un altro elemento che abbiano inserito sono i vantaggi nei meccanismi di gare d'appalto per le aziende che ottengono la certificazione di parità. Sostanzialmente invitiamo a utilizzare un criterio premiale per le gare, che valorizzi il lavoro delle donne", ci ha detto Gribaudo.

Quote rosa anche per società controllate da Pa

Un'altra novità è rappresentata dall'estensione della legge Golfo-Mosca, che stabilisce le quote per la presenza delle donne nei cda. Questa norma valeva per le società private, poi è stata allargata anche alle società quotate in borsa, ma non era ancora prevista per le società partecipate pubbliche. Con questa legge le quote rosa saranno previste anche per le società controllate dalle Pubbliche amministrazioni.

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