Nel Recovery plan 9 miliardi per la Sanità, Speranza ne vuole di più. Boccia: “Possono aumentare”
Al prossimo Consiglio dei ministri sul Recovery plan il titolare della Salute Roberto Speranza porrà la questione dell'aumento dei fondi per la Sanità. "Io non pongo una questione di governance perché su questo ho fiducia nel presidente del Consiglio Conte e nei ministri competenti – dice Speranza, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – Pongo una questione di merito". Con i 209 complessivi destinati all'Itali il governo ha stilato un piano che contiene progetti pari a circa 196 miliardi.
Nel Recovery plan italiano ci sono infatti solo 9 miliardi. Si parla di appena il 4,3% delle risorse del programma europeo Next Generation Eu. Una cifra troppo bassa per il piano sulla Sanità da 68 miliardi che aveva in mente il ministro e che prevedeva fondi per interventi di edilizia sanitaria per un ammodernamento degli ospedali e per un potenziamento della medicina territoriale da 25-30 miliardi. Dei 9 miliardi al momento sul tavolo invece sono 4 miliardi quelli destinati a quest'ultimo scopo. Nel piano originario del ministero della Salute erano previsti anche 3 miliardi di euro, per cercare di bloccare lo spostamento di pazienti da Sud a Nord, in cerca di cure migliori.
Per come è strutturato adesso il fondo destinato alla Sanità ci sono 4,8 miliardi per l'assistenza di prossimità e la telemedicina, e 4,2 miliardi per innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria. Sempre in questa spesa sono compresi anche soldi per aumentare le borse di specializzazione. Il problema da anni è che in Italia ci sono pochi posti nelle scuole di specializzazione per i giovani medici che si laureano.
Una questione sollevata anche da Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L'Italia s'è desta', condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. "Di camici bianchi intesi come laureati in medicina ne abbiamo e ne avremo in abbondanza, mancano gli specialisti – ha affermato Palermo – Veniamo da una programmazione dei fabbisogni di formazione post-laurea che è fallimentare. Il virus ha messo in evidenza ancora di più questa carenza, che noi avevamo già prospettato nel 2011. Eravamo in epoca di spending review, sono stati ridotti non solo i posti letto e le assunzioni di medici e infermieri, ma anche i contratti di formazione post laurea. Qualcosa negli ultimi anni si è mosso, i contratti di formazione post laurea sono stati portati a 15mila, solo che ora bisogna insistere, ancora per 2-3 anni bisogna mantenere lo stesso numero. Dire che abbiamo 9mila posti disponibili in terapia intensiva è falso, perché considerando gli organici attuali di medici specialisti in rianimazione ed infermieri permettono la piena operativa di al massimo 7500 posti. Quelli attivabili sono solo sulla carta".
Anche per Carlo Palermo i 9 miliardi per la Sanità stanziati con il Recovery Fund non sono abbastanza: "Sembra che il governo non abbia chiara la situazione che si sta vivendo negli ospedali, la fatica per i carichi di lavoro, l'angoscia, le difficoltà quotidiane. Abbiamo a disposizione un finanziamento dell'Europa a tassi negativi, il famoso Mes a 36 miliardi. Tutti hanno paura dello stigma dei mercati finanziari, ma dello stigma che ricade su quei politici che hanno rifiutato il più grande investimento nella sanità pubblica nessuno ne ha paura? Rifiutare quel tipo di finanziamento significa anche non dare la possibilità di contrastare al meglio l'epidemia".
Boccia: "Soldi per la Sanità possono aumentare"
"Pochi 9 miliardi per la sanità? Sui saldi si sta ancora lavorando. La bozza va in Parlamento per essere arricchita e integrata. La cosa più urgente oggi è la governance, non la bozza, il Pnrr è stato redatto per essere modificato e rafforzato: siamo nella fase di lavoro, in cui il dibattito è aperto", ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia a Agorà su Rai 3.
"Le risorse del Mes al momento non sono aggiuntive rispetto ai prestiti del Recovery fund, ma sostitutive. Il nodo è discutere a Bruxelles e dare forza al premier per capire se un domani potranno essere aggiuntive. Siamo ancora in una fase di confronto", ha concluso.