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Nadef 2023, Gimbe lancia l’allarme: “La sanità pubblica non è una priorità del governo”

Nei prossimi anni il rapporto tra la spesa sanitaria e il Pil diminuirà progressivamente: per la fondazione Gimbe è un segnale allarmante, perché significa che la sanità pubblica non è considerata una priorità dal governo.
A cura di Andrea Miniutti
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La fondazione Gimbe ha analizzato la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) ed ha evidenziato alcune criticità nel settore della sanità pubblica. Sebbene nel documento ci sia scritto che “la Legge di Bilancio 2024 prevederà, per il triennio 2024-2026, stanziamenti da destinare al personale del sistema sanitario” e nonostante il governo abbia promesso l'approvazione di due leggi – una sulla riorganizzazione e il potenziamento dell'assistenza territoriale e l'altra sul riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal Ministero della Salute -, per la fondazione non è sufficiente. Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, "i numeri della NaDEF 2023 certificano che, in linea con i governi degli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità politica neppure per l’attuale esecutivo".

Infatti, dalle rilevazioni di Gimbe emerge come nel 2023 la spesa sanitaria sia aumentata del 2,8% rispetto all'anno scorso (+3,631 milioni di euro), tuttavia se la si considera in rapporto al Pil è passata dal 6,7% al 6,6%. Per quanto riguarda le previsioni per il prossimo triennio, la crescita media della spesa sanitaria è stimata all'1,1% a fronte di una crescita media annua del Pil nominale del 3,5%: quindi, nel 2026 il rapporto spesa sanitaria/Pil sarà del 6,1%, un dato addirittura inferiore rispetto a quello del 2019 (6,4%), cioè prima della pandemia da Covid.

Per Nino Cartabellotta "è del tutto evidente che l’irrisorio aumento della spesa sanitaria di € 4.238 milioni (+1,1%) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo". Significa che la maggiore spesa sanitaria rischia di essere solo apparente e che, quindi, nei fatti è un definanziamento.

Grafico Gimbe: stime sulla spesa sanitaria dal 2022 al 2026
Grafico Gimbe: stime sulla spesa sanitaria dal 2022 al 2026

Gimbe è anche preoccupata del fatto che la Nadef non faccia riferimento alla graduale abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario, che secondo la fondazione è una misura fondamentale per poter rilanciare le politiche del capitale umano nel settore. Per Cartabellotta questi dati sono un segnale d'allarme, perché se da una parte il documento afferma l'intenzione di stanziare risorse nel settore della sanità, dall'altra la direzione è quella di una diminuzione delle risorse:

Oggi la grave crisi di sostenibilità del SSN non garantisce più alla popolazione equità di accesso alle prestazioni sanitarie con pesanti conseguenze sulla salute delle persone e sull’aumento della spesa privata. A fronte di questo scenario, le stime NaDEF 2023 spingono la sanità pubblica sull’orlo del baratro, confermando che il rilancio del SSN non rappresenta una priorità politica nell’allocazione delle, pur limitate, risorse. Scivolando, lentamente ma inesorabilmente, da un Servizio Sanitario Nazionale basato sulla tutela di un diritto costituzionale, a 21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato. E, ignorando, rispetto ad altri paesi, che lo stato di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita del PIL: perché chi è malato non produce, non consuma e, spesso, limita anche l’attività lavorativa dei propri familiari.

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