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Monti rinnega l’austerity e bacchetta la sinistra: “Perché non propone una patrimoniale?”

Il senatore a vita ed ex premier Mario Monti se la prende ora con l’egemonia della finanza e attacca l’austerity. Poi rimprovera la sinistra: “Mi chiedo come mai la sinistra non abbia il coraggio di agire sul terreno fiscale proponendo una sana patrimoniale, ne sarei favorevole”. Per Monti l’attuale sistema è peggio del “socialismo reale”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'ex presidente del Consiglio ed ex commissario europeo Mario Monti, chiamato per rimettere a posto i conti italiani nel dopo Berlusconi, sembra adesso rinnegare l'austerity. L'economista bocconiano, intervenuto alla presentazione del libro ‘Il discorso del potere' di Emiliano Brancaccio e Giacomo Bracci, coglie l'occasione per bacchettare la sinistra, perché non ha pensato a introdurre una patrimoniale: "Mi chiedo come mai la sinistra non abbia il coraggio di agire sul terreno fiscale proponendo una sana patrimoniale, ne sarei favorevole". Il pubblico presente all'incontro lo ascolta scettico criticare le politiche economiche dell'Unione europea e rimpiangere "il socialismo reale".

Come ha riportato ‘MicroMega' il tecnico della Bocconi dice di non aver mai pronunciato la parola "austerità", "anche se a detta di molti l’ho praticata. Certo, il mio governo ha fatto una politica restrittiva, ma in quella situazione, con i mercati che stimavano al 40% la probabilità di default dell’Italia, quale altra scelta sarebbe stata possibile?". L'Italia insomma rischiava un tracollo economico, dopo una grave crisi che aveva prodotto una perdita di fiducia dei mercati internazionali sulla capacità del nostro Paese di ripagare il proprio debito pubblico. Per questo il suo governo, tra il 2011 e il 2013, in piena emergenza si era trovato costretto a varare la legge Fornero sulle pensioni e a introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione. Quelle misure economiche erano insomma necessarie, ha spiegato al convegno. Ma il senatore a vita adesso sembra pensarla diversamente: "Preferisco l’Europa del Trattato di Roma, imparziale rispetto alla proprietà pubblica o privata, a quella di Maastricht del '92, che invece favorisce la seconda".

Per chiarire meglio il concetto se la prende con l'egemonia della finanza e sottolinea che "Il socialismo reale serviva da pungolo ed era funzionale al capitalismo, col suo crollo il sistema capitalistico ha generato le cose peggiori". Poi al termine della sua analisi aggiunge: "La concentrazione di ricchezze sta raggiungendo punte inaccettabili". Non è mai troppo tardi per cambiare idea.

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