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Milei lancia l’alleanza dei conservatori: “Meloni, Vox e Bolsonaro in direzione giusta, ci lavoriamo”

Il presidente dell’Argentina Javier Milei ha detto che per recuperare il “vantaggio di trent’anni” della sinistra sulla destra conservatrice, sta “lavorando” a un coordinamento internazionale: “Ci sono molte persone che capiscono e vogliono andare nella direzione giusta”. Tra queste Giorgia Meloni, Jair Bolsonaro e il leader di Vox Santiago Abascal.
A cura di Luca Pons
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Serve un coordinamento mondiale dei conservatori, che unisca i leader politici di destra di diversi Paesi (dalla Spagna e l'Italia al Brasile e l'Argentina) per "indirizzare il dibattito verso il lato giusto", cioè quello di abbandonare la socialdemocrazia, far trionfare il capitalismo e "levare di mezzo lo Stato". Lo ha detto Javier Milei, presidente dell'Argentina, in un'intervista a Libero.

Il presidente argentino, che in visita a Roma ieri ha incontrato Sergio Mattarella, Giorgia Meloni e anche papa Francesco, nell'intervista ha tracciato il suo progetto: spostare l'asse politico mondiale a destra, per lasciare indietro il "cuore del capitalismo che ha abbracciato il politicamente corretto e in questo modo si è snaturato seguendo la sirena della socialdemocrazia". Il problema, ha detto, è che "la sinistra è in vantaggio di trent’anni rispetto a noi".

Per questo Milei, che si è definito "un anarco-capitalista come Dio comanda", ha affermato che serve un coordinamento internazionale dei conservatori: "È quello a cui stiamo lavorando". Per quanto riguarda i componenti di questa alleanza mondiali, secondo Milei alcuni nomi sono già chiari: "Ci sono molte persone che capiscono e vogliono andare nella direzione giusta. Un esempio chiaro è qui in Italia, Giorgia Meloni. In Spagna, c'è Vox con Santiago Abascal e per il Partito popolare, Isabel Díaz Ayuso. In Brasile ci ha provato Jair Bolsonaro. Ci sono vari leader che stanno cercando di indirizzare il dibattito verso il lato giusto".

Per il presidente argentino, la soluzione ai problemi mondiali sarebbe allontanarsi dalla socialdemocrazia e "levare di mezzo lo Stato, aprire una serie di settori all’impresa privata che può fare tutto quello che fa lo Stato in maniera migliore". Un piano enorme di privatizzazioni, quindi, tagliando la spesa pubblica. Cosa che in Argentina ha già provato a fare: "In meno di due mesi abbiamo mandato via 50mila dipendenti pubblici, non ho rinnovato 10mila contratti e 200mila piani di assistenza. Abbiamo cancellato il 98% dei trasferimenti discrezionali alle province e dimezzato il numero dei ministeri".

In occasione dell'incontro con il pontefice, Milei ha detto di aver "chiesto subito scusa al Papa per le mie affermazioni su di lui di quando ero più giovane. Mi ha detto: ‘Tutti quando siamo giovani commettiamo errori, non ti preoccupare'". In realtà, sono risalenti a pochi mesi fa gli insulti di Milei al papa, che aveva definito "gesuita che promuove il comunismo", "rappresentante del Male nella casa di Dio" e "imbecille", tra le altre cose. Nel periodo successivo, soprattutto dopo la vittoria alle elezioni, aveva però moderato i toni. Il presidente argentino, comunque, ha detto che ieri Francesco ha addirittura "manifestato la sua approvazione sul programma economico" del suo governo.

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